LA CABINA DI PROIEZIONE

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Si è già detto che la parte centrale della galleria al primo piano del cinema Prealpi era occupata dalla cabina in oggetto. Si trattava di un vano molto importante per la funzione che, come appare dal titolo, era destinato a svolgere e che, a tale scopo, richiedeva determinate caratteristiche. Innanzitutto, ad evitare che la testa degli spettatori potesse interferire con la proiezione, era necessario sopraelevare la quota del suo pavimento. Nulla di più facile, viste le premesse. E’ bastato, infatti, gettare, al di sopra del pavimento in legno della galleria, una grossa soletta in calcestruzzo. Chiaramente si trattava di un carico notevole che andava ad aggiungersi a tutto il resto che già gravava su un solaio in legno sostenuto, alla fin fine, da un parapetto anch’esso in legno. Problemi? Nessuno!
Ed ecco la consistenza definitiva della cabina.
Era un piccolo vano quadrato con lato di circa 2.5 m. Confinava a nord con la via Garibaldi tramite il muro perimetrale nel quale era ricavata la porticina di sicurezza di cui si è già detto. La porticina, chiusa da uno sportello in lamiera di ferro, era munita di una scala esterna a pioli anch’essa di ferro che dava sulla via stessa. E’ facilmente comprensibile come la facciata esterna dell’edificio, così modificata, presentasse un aspetto tutt’altro che decoroso pur essendo prospiciente su una via centrale come la Via Garibaldi. Balza prepotentemente agli occhi la profonda trasformazione che ha subito la società nel periodo relativamente breve che intercorre tra l’epoca della nostra storia e quello attuale. Basterà dire che allora una qualsiasi opera edile era non solo tollerata ma addirittura caldeggiata in quanto fonte di lavoro per l’abbondante e brava manodopera locale mentre attualmente un qualsiasi lavoro edilizio è reso difficile da una pletora di regole spesso inadeguate per i luoghi di cui si discute nel mentre trovare un bravo muratore diventa sempre più difficile. Molto meglio sarebbe se si fosse oggi un po’ più tolleranti almeno nella esecuzione di lavori di scarsa importanza e, nei tempi andati, si fossero poste almeno le regole fondamentali per evitare l’esecuzione di opere che costituivano un pericolo per la pubblica incolumità o che danneggiavano irrimediabilmente, come, in effetti, è accaduto in molte occasioni a Quero, l’assetto generale del paese.
Gli altri tre lati del locale cabina di proiezione sporgevano verso la galleria cui esso era collegato tramite la porta di accesso principale. Questa porta non poteva assolutamente essere aperta durante la proiezione, prima di tutto perché impedita dalla presenza degli spettatori e, in secondo luogo, perché ciò avrebbe comportato l’emissione nella galleria di luce e dei rumori intensi della macchina da proiezione, fonte di notevole disturbo. L’accesso alla cabina, durante gli spettacoli, era pertanto realizzato esclusivamente tramite la scaletta verticale a pioli di via Garibaldi. Questo non costituiva affatto un problema vista l’età giovanissima degli addetti per i quali una salita di quel genere non era che un piacevole diversivo se non addirittura un modo per osservare dall’alto la gente che accedeva al cinema. La stessa cosa avveniva dalla porticina della cabina che dava sulla Via Garibaldi e dalla quale, essendo sempre aperta per la necessaria ventilazione, era solito affacciarsi l’operatore di turno tutte le volte che non era impegnato per la proiezione.

 

Vista della porta in ferro della cabina di proiezione e della scaletta di accesso in ferro a pioli

 

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