LA FILODRAMMATICA LOCALE

Una attività giovanile organizzata dalla parrocchia era la locale filodrammatica avente attori esclusivamente appartenenti al sesso maschile. Si concludeva sempre con la recita nella sala dell’asilo dei drammi classici come Le due orfanelle, La nemica, La cieca di Sorrento ecc. cui assistevano tutte le autorità civili e religiose e moltissimi spettatori. Lascio immaginare la qualità della recitazione di artisti improvvisati come erano i ragazzi (tutti maschi) prescelti, i quali, opportunamente travestiti, dovevano svolgere anche i ruoli femminili essendo assolutamente da evitare lo scandalo che avrebbe allora rappresentato la contemporanea presenza di ragazzi e ragazze. Mi viene alla mente un avvenimento che ha piacevolmente scosso l’ambiente piuttosto stantio di quegli anni.
Nella scena in corso di recita, Bruno dava un tragico annuncio a Lino (i due nomi riportati sono veri: Lino era il nostro barbiere, un giovane con la gamba dritta per un incidente subito in bicicletta come racconterò più avanti, mentre Bruno, che stà trascorrendo la sua vecchiaia nella locale casa di riposo, potrebbe forse ricordare l’episodio!): “E’ successa una cosa grave: è morto il conte Anselmo!” Poiché il copione studiato da Lino prevedeva che egli avesse ribattuto con una non meglio precisata “espressione di stupore” Lino pensò bene di reagire alla ferale notizia con quella che era di gran lunga la frase più usata a Quero per dimostrare meraviglia e quindi disse: ” e ostia! “. Lascio immaginare quali furono i commenti di preti e suore presenti in prima fila a pochi metri dal proscenio!

Lino

 

 

Bruno

 

Quello raccontato è un episodio molto semplice, banale, come tutto ciò che caratterizzava la vita paesana di quei tempi e la faceva trascorrere in serenità non essendo affatto bombardata da televisione, giornali e altri mezzi di comunicazione che vivono oggi essenzialmente sui delitti, gli stupri, le guerre, ed in genere sulle notizie deteriori sempre più morbosamente richieste da tutti, giovani compresi, rendendo ancora più cupi questi nostri giorni.
Erano quelli gli avvenimenti che riempivano piacevolmente e a lungo la conversazione del paese tanto da restare fissi nella mente ed essere ricordati completi di particolari dettagliati anche a distanza di oltre 60 anni.
Lo spettacolo teatrale era, per fortuna, completato da brevi comiche recitate e spesso anche create ex novo da Toni che aveva una innata comicità ed una tale bravura di recitazione da riuscire, da solo, a risollevare le sorti dell’intera rappresentazione teatrale.

 

Toni, il terzo da sinistra, è quì emigrante in Belgio , assieme, alla sua destra, a Giovanni e a Meto, fratello di Lino che dopo alcuni anni farà il parrucchiere a Segusino

 

Toni, il terzo da sinistra in basso con il cartello in mano, è quì con i coscritti 1921 alla visita di leva

 

Toni, a sinistra, col fratello Ennio alla festa degli alpini

 

Toni, l’attore comico di cui sopra, era un tipo veramente burlone che ne sapeva inventare ogni minuto una di nuova. Una volta eravamo a prendere il caffè dalla barista che, non volendo citare con il suo vero nome, significativamente chiamerò Barbara. La Barbara, era convinta che l’utile della sua attività dipendesse principalmente dal numero di cucchiaini di zucchero che i suoi avventori mettevano nella tazzina. Ad evitare evidenti sprechi era lei ad effettuare l’operazione di addolcimento. In tal modo era sicura di mettere un solo cucchiaino in ogni caffè, raramente due, però dava ad intendere a tutti la sua piccola mania. Il Toni quel giorno, visto che la Barbara aveva messo un solo cucchiaino ne richiese un secondo il che cominciò a infastidire Barbara la quale vedeva in tal modo sfumare il suo utile. Il grave fu quando chiese: per favore, un altro cucchiaino. La Barbara lo aggiunse assai a malincuore. Ma quando ne richiese un quarto poco mancò che non le venisse un infarto. Arrivata la quarta aggiunta di zucchero Toni disse: “Ti prego Barbara non mescolare la tazzina perché il caffè mi piace amaro!”.
L’episodio, assolutamente vero, dà una chiara indicazione dell’arguzia del personaggio, e della sua spontanea rapidità nell’associare le sue originali trovate con gli avvenimenti.
Una volta ci trovavamo in gruppo sul ciglio della strada quando si fermò una macchina tedesca e, nel chiedere qual’era la direzione giusta per arrivare a Pederobba pronunciò storpiando alla tedesca : Petteroppa? Tra tutti il più lesto ad intervenire fu Toni che, facendoci ridere tutti, con la sua solita arguzia disse: Apfanti!
Da segnalare l’abitudine radicata in Toni di scegliere questo o quel personaggio per farne il bersaglio della sua irresistibile comicità. Tra tutti và ricordato Nani, sarto-barbiere presso il quale eravamo soliti riunirci in molti, sopratutto il sabato, non solo e non tanto per attendere il nostro turno di taglio capelli o barba ma altresì per intavolare divertenti discussioni sugli avvenimenti della settimana appena trascorsa. Nani vi interveniva spesso contribuendo con la sua sapiente esperienza di vita a renderle ancora più interessanti. Si potrebbe senz’altro sostenere che il tempo d’anticamera passato dal barbiere costituisse allora un passatempo piacevole e al tempo stesso istruttivo che potrebbe benissimo reggere il confronto con il tempo che ai nostri giorni passiamo davanti al televisore assistendo a trasmissioni troppo spesso di una banalità sconcertante. Da questa consuetudine di trasformare il locale in salotto da conversazione ed altresì per la cura e meticolosità che Nani metteva nello svolgimento del suo lavoro, derivava, nelle varie operazioni, una certa lentezza che gli abituali clienti, per le considerazioni di cui sopra, nemmeno rilevavano. Non era così per Toni costantemente occupato a trovare, come detto, dei motivi di comicità. Una volta, forse per la forza dell’abitudine, a Toni che gli aveva richiesto di tagliargli barba e capelli, Nani ebbe la malaugurata idea di domandare se desiderava avere per primo il taglio della barba oppure quello dei capelli. Questa l’immediata reazione: è meglio tagliare per primi i capelli perché, in caso contrario la barba fà tempo a ricrescere!

 

Nani il barbiere-sarto tra mie zie Ines e Mari negli anni 40. Col sapiente Nani venivano intavolate interessanti discussioni sugli avvenimenti del giorno e soprattutto del passato su cui Nani era informatissimo. Sullo sfondo si nota la casa Collavo Giovanni posta in Via XXXI Ottobre, cui fa seguito la casa Oreste ora sede della Soveris

 

Nani il sarto-barbiere tra la moglie Angelina ed il figlio Duilio prematuramente mancato. A fianco la figlia Bianca che appoggia la mano sulla spalla di Rina Poloni. A sinistra di Angelina i coniugi Poloni mentre l’ultima signora a sinistra è sconosciuta. Il tuttto localizzato nella proprietà Poloni sita al bivio tra via Nazionale e Viale Rimembranze dove è stata edificato il condominio ora esistente.

Durante l’ultimo anno di guerra Toni, un pò più anziano di noi, era partigiano in montagna dove aveva assunto il nome di battaglia “Bill” ma scendeva spesso in paese e ci raccontava gli episodi comici che vi organizzava. Ci trovavamo riuniti ad ascoltarlo in tanti quando l’amico Mario Z. incominciò a lamentarsi di un forte mal di denti. Toni, estratta dalla tasca una pistola, infilato il caricatore e fatta aprire la bocca di Mario, la introdusse appoggiandone la canna contro il dente dolorante. “Adesso ti faccio sparire dente e dolore!”, urlò. Lo spavento provato da Mario al vedere l’arma carica infilata in bocca da un inesperto come giudicava fosse Toni fù così grande da fargli immediatamente passare il mal di denti!
Le recite nella sala parrocchiale dell’asilo, erano comunque molto gradite e tutta la popolazione vi partecipava in massa. Balza anche qui agli occhi la differenza rispetto alla situazione attuale che vede i teatri, pur se tenuti da complessi di recitazione di prim’ordine, con pubblico così scarso che per sopravvivere le compagnie devono essere sovvenzionate dallo Stato. Questo inconveniente è da attribuirsi alla falsa cultura attuale propinata dalla televisione ed in genere dai mezzi di informazione moderni i quali spingono la gioventù ad assistere soltanto a spettacoli banali e poco istruttivi.

 

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