A PROPOSITO DI GALLERIE

 

Le conseguenze derivate dalla realizzazione delle due gallerie autostradali nei confronti della falda acquifera

Le grandi frese oggi usate per lo scavo delle gallerie consentono di avanzare con le opere senza produrre danno all’ambiente

La struttura idrogeologica del Gran Sasso rappresenta la più importante fonte di alimentazione idropotabile dell’intero Abruzzo (le acque convogliate ed immesse nei due principali acquedotti delle Province di Teramo e L’Aquila sono destinate al fabbisogno idrico di circa 800 mila abitanti), è caratterizzata dalla presenza di varie successioni litostratigrafiche con brusche variazioni laterali e verticali di facies e di spessore che rendono la geologia della catena del Gran Sasso molto complessa ed è difficile prevedere con esattezza gli effetti idrogeologici di nuovi interventi.

La realizzazione delle gallerie autostradali ha incontrato nei lavori di scavo in sotterraneo enormi difficoltà a causa delle complesse condizioni idrogeologiche, in particolare per la presenza di notevoli carichi idrostatici (fino a 64 atmosfere) e di faglie marcate da spesse fasce di cataclasiti sotto forti pressioni idriche. Il rilevante drenaggio operato dagli scavi del traforo ha determinato, sulla verticale delle gallerie, un abbassamento di circa 600 metri della superficie piezometrica della falda di fondo (all’incirca da 1600 metri sulla superficie del livello del mare fino alla quota del piano autostradale).

Il progetto originario, redatto per la realizzazione delle gallerie autostradali e dei laboratori, non prevedeva la captazione delle acque sorgive per scopo idropotabile ma solo un loro rudimentale convogliamento.

Le acque drenate dagli scavi che hanno raggiunto inizialmente portate con punte massime di 750 litri al secondo sul versante aquilano e di 2150 litri al secondo sul versante teramano, si sono progressivamente ridotte fino ad una portata media di circa 1.5 metri cubi al secondo e sono state successivamente utilizzate per usi idropotabili sia dall’ASAR nel teramano (1000 litri al secondo) e dall’acquedotto La Ferriera nell’aquilano (480 litri al secondo).

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