IL CINEMA PREALPI – PRIMA PARTE

Quanto finora raccontato dà un’idea abbastanza chiara della situazione in cui versava Quero, delle possibilità economiche e, in genere, delle abitudini dei suoi abitanti, quando vi arrivò Livio, l’ex partigiano di cui ho fatto già un breve cenno, appena insignito della medaglia d’oro per le gesta compiute durante l’occupazione tedesca, e che manifestò l’intenzione di aprire una sala da proiezioni cinematografiche. Avevamo appena lasciato dietro le spalle gli orrori della guerra e stavamo vivendo il momento magico della svolta epocale dell’Italia intera e, nel suo piccolo, anche di Quero. Livio trovò pertanto un ambiente molto ricettivo che accolse con grande entusiasmo la sua iniziativa dimostrandosi disposto ad appoggiarla con tutti i mezzi a disposizione. Infine ad un eroe del momento, il “capitano Neri” medaglia d’oro al valor militare che aveva valorosamente contribuito alla liberazione e quindi a diffondere l’entusiasmo di cui eravamo tutti pervasi, non poteva essere negato nulla.

 

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IL DOPOGUERRA

Quero liberata cambiò profondamente. Alla grande paura subentrò improvvisamente una grande contentezza, la speranza e poi la certezza che stavano per arrivare cose grandi. Gli americani portarono mille cose piacevoli alcune, come il pane bianco, la cioccolata, dimenticate per la lunga astinenza, altre totalmente nuove. Tra queste la nuova musica americana ( io restai affascinato da Glenn Miller) così diversa da quella “amore che fa rima con cuore” cui eravamo abituati. Venimmo a conoscenza di idee politiche totalmente diverse da quelle inculcateci dalla dittatura fascista.
Le truppe americane installarono il loro campo base nella piazza Marconi e subito familiarizzarono con noi giovani regalandoci ogni ben di Dio compresa un tipo di caramella che tentavamo invano di inghiottire: la gomma americana. Venimmo poi a conoscere la sua vera caratteristica per noi così strana.

 

I miei genitori davanti alla loro vecchia casa vicina alla Piazza scelta dagli americani per i servizi igienici

 

Una curiosità. I servizi igienici della mia casa, posta nelle immediate vicinanze della piazza, allora quartier generale dei soldati, erano costituiti da un casottino in legno posto nel suo lato posteriore. La sua vicinanza con il muro dell’edificio creava una specie di accesso tortuoso che ne nascondeva l’apertura di entrata, priva di serramento di chiusura, alla vista di chi arrivava nel mentre sotto al pavimento di legno, munito di un foro centrale, si trovava un’ampia buca scavata nella terra e destinata ricevere tutti i rifiuti organici dì qualunque tipo, rifiuti che era abitudine riutilizzare per la concimazione dell’orto di casa, elemento questo dimostratosi essenziale per la nostra alimentazione durante la guerra.
Una delle regole di base cui doveva uniformarsi la vita in paese era, infatti, questa: nulla deve essere scartato, tutto, perfino i rifiuti, riutilizzato.
La cosa ridicola era rappresentata dal fatto che gli americani, così progrediti in molte cose, scelsero, quale servizio igienico di tutta la truppa di stanza nella piazza Marconi, proprio il descritto rudimentale locale in legno della mia casa adeguandosi, per il suo uso, alle nostre abitudini come ad esempio alla necessità, dovuta alla mancanza della porta, di tutelare la riservatezza con un “occupato” detto ad alta voce. E’ stata quella la volta buona, per la mia famiglia, di conoscere un tipo di carta totalmente sconosciuto: la carta igienica che gli americani posero nel locale in sostituzione dei vecchi giornali che tutti usavamo.
Curioso anche il sistema per segnalare alla truppa il percorso da seguire per raggiungere gli “straordinari” servizi igienici. Si trattava di un lungo nastro di stoffa bianca che dal centro dell’accampamento arrivava, legato da un albero all’altro, fino a dietro la mia casa dove era ubicato il servizio. Il nastro da me ricuperato quando gli americani ebbero lasciato Quero, sarà per anni ed anni utilizzato dalla mia mamma nella confezione, fatta con la macchina da cucire Singer fatta girare a mano, della biancheria personale della mia famiglia.

 

La mia famiglia al completo davanti alla mia vecchia casa sita in P. Marconi n. 17

 

 

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LA LIBERAZIONE

Ad un certo punto percepimmo chiaramente che la tragica situazione in cui ci aveva condotto la guerra stava per finire e che era in arrivo il momento magico della liberazione. Lo si sentiva nell’aria per il rarefarsi di quella tensione che ci stava opprimendo. I tedeschi non si facevano più vedere.  Tutte le sere un piccolo aereo che seguiva il fronte, passava e ripassava, indisturbato a bassa quota, sopra le nostre teste, con un rumore monotono e lento. Nonostante si stessero trascorrendo momenti tragici il buonumore non era venuto completamente a mancare e qualcuno pensò di battezzare quell’aereo con un nomignolo simpatico che entrò subito nel parlare corrente: Pippo. Abbandonato ogni timore imparammo a considerare Pippo un amico che, man mano che percorreva l’Italia da sud a nord, preannunciava zona per zona l’avvicinarsi della liberazione. Vedevamo le colonne di tedeschi in fuga. Prima di fuggire avevano bruciato i documenti della gendarmeria sita nella villa Forcellini. Era rimasto solo un soldato tedesco che faticava a camminare perché sciancato dalla nascita. La popolazione gli voleva bene e qualcuno lo aveva accolto in casa propria per nasconderlo. Si salvò e successivamente poté rimpatriare tranquillamente. Noi giovani di 13-15 anni ci chiedevamo come gli americani potessero arrivare in paese visto e considerato che i tedeschi avevano fatto saltare il ponte di Fener sul torrente Tegorzo e quindi reso impossibile il traffico con mezzi di trasporto. Un bel giorno accorremmo, tra un crepitare di mitragliatrici, a vedere una strana macchina che credevamo un carro armato ma che invece era un comune caterpillar cingolato che aprì in breve una pista da Fener alla località S. Valentino, attraverso il Tegorzo per finire a Quero e ricreare in breve la continuità viaria consentendo alle truppe di arrivare anche nel nostro paese.
Per un’intera giornata noi abitanti del centro abitato restammo rintanati nella cantina dell’unico edificio con solai in cemento armato e che ritenevamo quindi il più sicuro e cioè il municipio, mentre fuori era un continuo sparo di fucili e di mitragliatrici diretti contro non si sa a chi e non si sa dove. Poi, finalmente il silenzio. Uscimmo dall’improvvisato rifugio per vedere le prime truppe americane risalire lungo Via Nazionale.
E’ stata ancora la piazza Marconi il teatro dove il dott. Marchesi accolse le truppe americane sventolando la bandiera italiana. Fu quello un momento veramente felice il cui ricordo è ancora vivo in mè con il suo carico di speranze per un futuro che il mio entusiasmo giovanile faceva apparire molto promettente. La realtà si rivelerà, negli anni seguenti, ancora migliore delle più rosee aspettative.

 

Le prime riuninioni di partito del dopoguerra a Quero. Sono prersenti l’On Fusaro ed Antonietta che farà carriera politica a Belluno.

 

In Municipio sono in corso i preparativi per le prime elezioni

 

Le prime votazioni dopoguerra a Quero

 

Votazioni a Quero del 27.05.1956. Carlo Ovi è l’ultimo a votare, Mio cugino Nino è il presidente del Seggio. Dietro si intravedono Elio e Nini, scrutatori del seggio.

 

 

Elmetto tedesco usato come vaso da notte con il secondo fine di disprezzo per guerra e tedeschi

 

 

 

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L’ANTEGUERRA

La descrizione degli usi e costumi dell’anteguerra che sono rimasti impressi nella memoria rappresentano un aspetto della vita di Quero che è necessario riportare per una rappresentazione fedele dell’ambiente nel quale si inserirà l’oggetto principale del racconto e cioè il Cinema Prealpi ed anche per assolvere all’ impegno, preso fin dall’inizio, di mettere in luce i notevoli cambiamenti intervenuti in quest’ultimo mezzo secolo. E’ questa la ragione per la quale, anche nel descrivere azioni relative all’anteguerra, effettuerò delle disgressioni nei periodi successivi tutte le volte che ciò si rivelerà necessario per rendere tali cambiamenti più evidenti.

 

SEGUITO AL PROSSIMO NUMERO

 

QUERO E LA PRIMA GUERRA MONDIALE

Quero è un paesino di circa 2000 abitanti sito in posizione collinare, all’estremità sud della Provincia di Belluno che, durante la prima guerra mondiale, è stato completamente distrutto. Al momento di deciderne la ricostruzione si è avuto l’intelligenza ed il coraggio di rivoluzionare totalmente l’assetto riuscendo a dare una disposizione delle vie, degli edifici e più in generale un ordine urbanistico complessivo di elevata qualità. Tracciare quì la breve cronistoria della ricomposizione del paese avvenuta nel dopoguerra del primo conflitto mondiale può aiutare a capire l’intraprendenza, la passione e la voglia di fare dei queresi di una volta e di conseguenza, degli odierni personaggi principali che, loro diretti discendenti e beneficiari, costituiscono l’ossatura del presente racconto.

Per iniziare, una bella foto aerea di Quero ai nostri giorni.





e subito dopo un estratto dell’Annuario Generale d’Italia anno 1935 nel quale si possono leggere interessante notizie della situazione del paese nell’anno 1935. Io vi ho trovato mio padre, i miei nonni e zii con nominativo ed attività svolte.

Una bella foto ripresa dal drone di Icia Bagatella
Panoramica di Quero ai nostri giorni
Panorama di Quero ante prima guerra mondiale
L’arco della foto ante prima guerra mondiale situato in via Forcellini ora Via Nazionale all’incirca dove si trova il negozio Schievenin Diego non era noto. La sua presenza in altre foto ha addirittura fatto ritenere che il paese ritratto non  fosse Quero ele foto disperse
Il vecchio treno a vapore proveniente da Feltre stà per arrivare alla stazione di Quero-Vas. Il castello che si vede è uno dei monumenti più rappresentativi del paese.
Castelnuovo ante prima guerra mondiale. Notare la portata del fiume Piave confrontandola con quella della foto precedente (Clicca qui per vedere Castelnuovo ai nostri giorni)
Un bellissimo vecchio dipinto di Castelnuovo
Un vecchio e bellissimo dipinto
Una vecchissima foto di Castelnuovo
Castelnuovo a fine bombardamenti della prima guerra mondiale
Castelnuovo a fine bombardamenti della prima guerra mondiale
Castelnuovo durante la prima guerra mondiale. Si intravede il ponte di Vas gravemente danneggiato
il ponte di Vas gravemente danneggiato durante la prima guerra mondiale
il ponte di Vas gravemente danneggiato durante la prima guerra mondiale
il ponte di Vas gravemente danneggiato durante la prima guerra mondiale
Castelnuovo durante la prima guerra mondiale
Castelnuovo a fine bombardamenti della prima guerra mondiale
Incredibile!: davanti al Castello un tempo c’era un albergo!.
Castelnuovo subito dopo l’alluvione del 1966
Castelnuovo ai nostri giorni
La stretta di Castelnuovo nel 1916. Notare l’assenza del ponte di Vas
Il ponte sul Tegorzo a Fener distrutto dalla prima guerra
Il ponte sul Piave a Fener, distrutto dai bombardamenti della prima guerra
la frazione di Santa Mari durante la prima gjuerra mondiale
Il traghetto del Piave con barca durante la prima guerra mondiale
La stazione di Quero-Vas negli anni 20. Notare il ponte di Vas sul Piave poi distrutto dall’alluvione del 1966

Il ponte di Fener appena costruito neòll’anno 1880
La “Littorina” arriva alla stazione di Quero-Vas . Anni 50
Una bella veduta aerea della valle del Piave con il ponte di Vas in primo piano.
Ancora il Piave con il vecchio ponte di Fener in ferro
Panorama di Fener anni 40 con il Piave sullo sfondo
Veduta verso Segusino di Fener anni 40 con il Piave
Lo sbuffante treno a vapore sta partendo dalla Stazione di Quero-Vas alla volta di Feltre
La stazione di Fener anni 60. (ex archivio materiale storico FS; collezione Enrico Bassi, per gentile concessione)

Nella planimetria e nella foto aerea allegate sono schematicamente indicate la situazione antecedente e quella successiva al primo conflitto mondiale. Si può notare la differenza e capire quali enormi difficoltà si siano affrontate e risolte, prima fra tutti quella inerente la riconfinazione delle proprietà private e pubbliche resa necessaria dal nuovo assetto. Nello svolgimento del difficile compito non si è certo lesinato nell’ampliare e raddrizzare le strade né di aggiungerne, quando necessario, di nuove. In pratica le uniche due vie che sono rimaste le stesse di prima sono Via Garibaldi e M. Cornella. Le vie Indipendenza e Nazionale hanno subito radicale trasformazione nel mentre le Vie Roma, Rimembranze, Forcellini, Dante, Cavour e XXXI Ottobre sono tutte costruite ex novo.
Tra queste ultime mi piace citarne una che contribuisce notevolmente alla composizione della regolare maglia viaria del capoluogo: Via Rimembranze. Tale strada è costituita da un grande terrapieno realizzato ex novo sbancando la sommità di un colle che si trovava sulla sinistra in fondo al rettifilo per chi scende la Via Nazionale, trasportando e sistemando, con i limitati mezzi di allora, tutto il materiale fino a realizzare il rilevato tutt’ora esistente. Nel contempo, con lo spianamento del colle, si è ricavato un grande terrazzo sul quale trova posto una bella casa con ampio cortile-giardino.
Si può farsi un’idea del lavoro compiuto osservando l’allegata vecchia stampa di Via Carniello, attualmente Via Nazionale, nonche della foto successivaa dove è raffigurata una parte di detto colle.

Planimetria cdella situazione viabilità e dei gruppi di case di abitazione  ante prima guerra mondiale. Sui notoìi come il centro abitato  si estendesse solo sulla parte nord del paese attuale
Planimetria con sovrapposizione dellAa viabilkità (in verde) e di quella nuova (inm rosso). Sui noti la razionalitàdella nuova disposizione di Quero con rettifica delle strade principali ,  aggoiunta di nuove trasversali ed in particolare si noti  il nuovo gtracciato della Via Roma completamente diverso da quello antecedente
Foto aerea di Quero bombardata dalla prima guerra mondiale e stessa foto con sovrapposizione del tracciato delle attuali strade
Panorama di Quero ante prima guerra mondiale
Panorama di Quero bombardata vista dal Monte Cornella

Quero ante prima guerra mondiale visto dalla campagna sud. Notare l’assenza della cava del Monte Cornella che sarà aperta solo nel dopoguerra per ricavarvi le pietre necessarie per la ricostruzione del paese.
Quero ante prima guerra mondiale visto dalla campagna di Campo
Quero ante seconda guerra mondiale visto dall’abitato di Campo
Quero la zona dell’attuale via Roma totalmente distrutta
Distruzioni a Quero
Una vecchia stampa di Via Carniello che ora, rettificata ed allargata, è diventata Via Nazionale. Sullo sfondo si intravede la triangolare Piazza Forcellini con il portico ad arco ed il caffè “La Torretta” (vedi anche foto più avanti) Il monte Cornella è privo delle cave di pietra che saranno aperte solo dopo la prima guerra mondiale per ricostruire Quero. Si noti sulla destra in basso il colle che sarà spianato per ricavare il materiale necessario per costruire il rilevato di Via Rimembranze
Una foto della stessa zona di cui alla figura precedente dopo il bombardamento della prima guerra mondiale
La Via Carniello, ora Via Nazionale, ante prima guerra mondiale. Notare l’edificio sulla sinistra, uno dei pochi rimasti inalterati ed oggi Tabaccheria. Gli edifici sulla destra, colpiti dalle bombe durante la guerra, saranno poi completamente demoliti per rettificare la strada.
La Via Carniello, ora Via Nazionale, nel dopoguerra 1919
La ripresa fotografica del 1920 delle stesse scene precedenti. Via Nazionale appena ricostruita
Via Nazionale appena ricostruita
Una vecchia immagine della Piazza Egidio Forcellini com’era ante prima guerra mondiale. Ampliata e regolarizzata divemterà l’attuale Piazza Marconi.
La triangolare Piazza Egidio Forcellini com’era ante prima guerra mondiale.
Un’altra immagine di Piazza Egidio Forcellini ante prima guerra mondiale.
Un’altra immagine della Piazza Egidio Forcellini com’era ante prima guerra mondiale. L’edificio sulla sinistra è l’attuale Caserma Carabinieri: subito dopo si vede l’inizio della Via Garibaldi
Un’altra immagine della Piazza Egidio Forcellini com’era ante prima guerra mondiale.
Via Garibaldi ante prima guerra mondiale
Via Forcellini bombardata
L’inizio della Via Garibaldi vicino Piazza Forcellini. Dove oggi si trova la Banca allora c’era l’Albergo Alpino. Notare l’arco del portone di ingresso
Un’altra foto di Via Garibaldi ante prima guerra mondiale
Via Garibaldi vista attraverso i ruderi dell’Albergo Alpino. Notare l’arco che rappresenta l’unica parte rimasta in piedi
Via Cavour anni 40
A Quero esisteva Il “Credito Veneto” una Banca che ne ha finanziato la ricostruzione nel dopoguerra 1918 e che aveva sede in P. Marconi nell’attuale Caserma Carabinieri. Nella foto sono ritratti i capifamiglia con Mons Ferrazzi al centro
Una vecchia foto del “Credito Veneto”. La banca è fallita nel novembre 1930 a seguito della crisi economica iniziata nel 1929
L’edificio della foto precedente quando fungeva da casa del popolo con restaurant
La Via Roma ante seconda guerra mondiale

Chi trascorre nella quotidianità la propria vita a Quero e ancor più chi vi passa brevi periodi, non si rende nemmeno conto di quell’autentico prodigio che stò qui tentando di documentare e che, per gli eccezionali risultati, meriterebbe sicuramente adeguati riconoscimenti. Non mi risulta infatti siano nominati tra i documenti ufficiali, nella stampa divulgativa ed in quella storica i nomi degli artefici di tanto ordine e razionalità e, tra tutti, degli ideatori e delle autorità comunali di allora che si sono battuti per realizzarlo. Io credo che la loro riscoperta sarebbe veramente doverosa così come sarebbe bene intitolare ad essi qualcuna delle nuove vie di Quero.
Un personaggio che vi ha efficacemente contribuito, che io ho avuto modo di conoscere e che figura in molte delle vecchie foto della ricostruzione di Quero che sono allegate, è Luigi F (la lettera F, iniziale del cognome, serve per distinguerlo da altri Luigi che appariranno più avanti). Abitava in una splendida casa posta sulla via che conduce al Mulino Furlan, circondato da una bella campagna di cui la sua famiglia ha sempre avuto ed ha tuttora una grande cura. In una delle foto annesse è raffigurato il portale di accesso alla proprietà, recentemente restaurato dal nipote di Luigi che ne porta lo stesso nome e che lo ha riportato all’antico ed oggi ancora più apprezzato splendore.

L’accesso alla casa colonica di Luigi F. dopo i restauri
Piazza E. Forcellini ora P. Marconi nel 1919
Piazza E. Forcellini ora P. Marconi nel 1919
Un’altra immagine di Piazza Forcellini nel 1919
Un’altra immagine di Piazza Forcellini nel 1919
Quero dopo un bombardamento dal Monte Tomba
Veduta panoramica di Quero distrutto dai bombardamenti
La Chiesa di Quero progettata da Sebastiano De Boni con la consulenza di Gianantonio Selva e costruita nel primo decennio dell’Ottocento. Prospettava sull’antica Piazza Duomo, originario polo religioso e politico del paese.
L’interno della vecchia chiesa di Quero
L’altar maggiore della vecchia chiesa di Quero
L’interno della vecchia chiesa di Quero nel dopoguerra 1919.

L’interno della vecchia chiesa di Quero nel dopoguerra 1919.
Un’altra immagine della Chiesa di Quero e della Piazza ante prima guerra mondiale
Una bella immagine della Chiesa di Quero e della Piazza ante prima guerra mondiale
Ancora la Chiesa di Quero e la Piazza ante prima guerra mondiale.
Ancora la Chiesa di Quero e la Piazza ante prima guerra mondiale.
Ancora la Chiesa di Quero e la Piazza dopo la  prima guerra mondiale.
Piazza Chiesa di Quero nel nel 1919
Reduci ed ex combattenti di Quero festeggiano la Vittoria. Anno 1919
La cava aperta sul Monte Cornella per ricavare il materiale necessario per la ricostruzione di Quero. Il personaggio a sinistra è Luigi F. responsabile del cantiere
la Chiesa di Quero appena ricostruita
La Piazza Chiesa negli anni 50
La canonica di Quero appena ricostruita
La benedizione delle campane da parte di Mons. Ferrazzi
Il montaggio delle campane nel campanile di Quero
Monsignor Innocente Ferrazzi arciprete di Quero al tempo della sua ricostruzione. Nella foto tiene per mano suo nipote Gigi, futuro sindaco di Quero
Mons. Don Innocente Ferrazzi ad una riunione di tutti i sacerdoti della vicaria. Alla Guida di una delle due carrette c’è Galdo da Schievenin
Una casa di ViaRoma in corso di ricostruzione a Quero nel 1919. Lo scatto di una foto era allora un avvenimento eccezionale al quale partecipavano tutti. Notare il piano inclinato che, non esistendo gru o montacarichi, costituiva il mezzo per innalzare i materiali con la carriola.
La casa di cui alla foto precedente, allo stato attuale
Il cantiere di ricostruzione della Via Indipendenza. Notare il camion a ruote piene  Il ragazzino lavoratore ha le scarpe con i chiodi
La Via Garibaldi appena ricostruita. Il personaggio a sinistra con cravatta è Luigi F. responsabile del cantiere
La distruzione della fontana in piazza Duomo
L’albergo Al Sole in fase di ricostruzione nel 1929 allora di proprietà di mio nonno. Sulla sinistra Luigi F, responsabile di cantiere
La famiglia di mio nonno, anno 1928 nel cortile dell’Albergo al Sole. I miei genitori sono in alto al centro . Il bambino in piedi sulla sedia è mio cugino Franco che diventerà Sindaco di Quero e titolare della farmacia di Quero e della ditta Farmaceutica Vermont di Quero
La mia famiglia assieme a quella di mio zio Cometto e alle zie Mari e Cecilia. Io sono, a sei anni, il bimbo col colletto bianco. Alle mie spalle mio papà e mia mamma che tiene in braccio mio fratello Italo
Zia Mari e amica Polloni. A destra Zia Unes ed il bambino dovrei essere io
Mia zia Mari, al centro e sulla destra mia zia Ines e davanti a lei il sottoscritto a quattro anni in divisa fascista chiamata “Balilla”. Sotto una mia foto a tre anni
La ricostruzione della Villa Forcellini i vicino alla Chiesa di Quero
La villa Forcellini negli anni 20

segue al prossimo articolo

Estratto dell’Annuario Generale d’Italia Anno 1935

PREMESSA

Tra i miei ricordi di gioventù occupa un posto importante la storia del cinema dopoguerra di Quero, un paesino del Bellunese nel quale sono nato e dove ho trascorso la mia gioventù. Mi ritorna spesso in mente e mi fa rivivere le vicende legate alla nascita, alle caratteristiche peculiari ed infine all’incendio che ha decretato la fine, di quell’originale sala di spettacoli. Metterle ora per iscritto costituisce il modo migliore per ricordarle a quanti con me le hanno convissute e per farle conoscere ad altri che, se avranno la pazienza di scorrere fino in fondo queste righe, non potranno che convenire sulla loro interessante eccezionalità.
Quello che manca al racconto è la felice mano di uno scrittore vero che sappia rendere piacevole la lettura come non ha sicuramente saputo fare il sottoscritto. Sarebbe ottima cosa che qualche lettore, che ne avesse le caratteristiche, volesse riprendere il manoscritto e riscriverlo con una diversa impostazione e mano: gli argomenti sicuramente non mancano per ottenere un bel racconto. In realtà una mia precedente versione di questo lavoro è stata in parte rielaborata ed inserita, assieme ad altri racconti, nel Volume “Come eravamo”. E’ a seguito dei riscontri ottenuti in tale edizione che ho ora pensato di aggiornare l’elaborato con la attuale veste, ampliandolo ed aggiungendo le molte fotografie che i miei concittadini mi hanno cortesemente fornito e che offriranno al lettore dei riposanti intervalli nella lettura del testo alle volte troppo tecnico.

Alcuni episodi sono stati ripresi ed inseriti, con diverso ordine e contenuto, nel libro “COME ERAVAMO” curato da Piero Tessaro e stampato nel mese di aprile 2006 dalla Tipolitografia Editoria DBS di Rasai di Seren del Grappa (Belluno)

 

 

 

Articolo apparso sul quotidiani Il Gazettino 14,.6.2006 e sullAmico del Popolo 10.02.2007

 

 

Articolo apparso sul n. 466 de “IL TORNADO” del10.03.2006

 

Alcuni episodi sono stati ripresi ed inseriti nel volume “Dal Cinema Prealpi al Nuovo Centro Culturale” stampato nel sett.2008 dalla Tipolitografia Editoria DBS di Rasai di Seren del Grappa (Belluno)

 

L’epoca in cui si svolge il racconto, di per sé densa di avvenimenti straordinari come un fine guerra e il periodo di pace immediatamente successivo, mi ha spinto a corredare il racconto di numerosi episodi e personaggi di contorno e dare così un’immagine completa del cinema inserito nel suo ambiente. In questo contesto ho cercato anche di mettere in risalto la profonda trasformazione intervenuta in un periodo relativamente breve ponendo direttamente a confronto alcuni usi del tempo passato con quelli odierni.
I raffronti riportati potranno sembrare ripetitivi, essi però rappresentano una parte significativa del racconto: da molti di essi sono derivate delle considerazioni forse non sempre condivisibili dal lettore ma che rappresentano il mio modo personale di interpretare gli avvenimenti e di trarne la mia morale. Sarebbe interessante conoscere quali diverse conclusioni indurrebbero nei pensieri altrui gli stessi avvenimenti .
I personaggi, determinanti in tutti gli avvenimenti raccontati, vi figurano soltanto col loro nome di battesimo e sopratutto con gli spunti di vita vera che li hanno caratterizzati e che ne dimostrano la straordinaria vitalità. Gli stessi nomi sono ripetuti alla fine del racconto per formare un gruppo, senza dubbio incompleto, di persone cui si deve buona parte delle vicende che hanno reso Quero quel piccolo paradiso che il sottoscritto tenta qui di descrivere. Come già detto, il testo è corredato di numerose fotografie, alcune molto vecchie, che mi aiutano efficacemente in tale difficile compito.
Per la narrazione non ho attinto ad altra fonte all’infuori della mia memoria nella quale gli avvenimenti erano stivati completi dei dettagli che figurano nel testo. E’ possibile che non tutto ciò che narro corrisponda esattamente a verità essendo passato attraverso il prisma deformante del mio modo di vedere le cose e di mantenerle vive nella mia memoria. Invito quindi chi legge a prendere il racconto per quello che è: non una rigorosa cronologia storica ma una visione personale di un paese che amo, una descrizione del come la mia mente riesce a ricordare i vecchi avvenimenti e del come vorrei continuare a ricordarli aiutandomi con lo scritto. Aggiungo che ho fatto leggere, anche per ottenerne l’autorizzazione alla pubblicazione, ad alcuni dei personaggi citati i capitoli che li riguardano trovando in loro piena conferma della sostanziale veridicità delle descrizioni fatte.

 

SEGUITO NEL PROSSIMO ARTICOLO

Linizio di una storia affascinante con tutte le citazioni  di libri e giornali che magnificano l’evento

CINEMA PREALPI

E’ descritto un piccolo cinema del dopoguerra con tutti gli episodi singolari che ne hanno costellato la breve vita. L’interesse per il racconto acquista maggior vigore perché arricchito degli usi e costumi di un paesino di montagna durante un lasso di tempo di una quindicina d’anni a cavallo della seconda guerra mondiale ed inseriti nel testo per una efficace rappresentazione storica dello straordinario evento cinematografico. Al testo sono state allegate numerose foto alcune delle quali, d’epoca, contribuiscono eficacemente ad illustrare i personaggi ed i luoghi.
Alcuni episodi sono stati ripresi ed inseriti, con diverso ordine e contenuto, nel libro “COME ERAVAMO” curato da Piero Tessaro e stampato nel mese di aprile 2006 dalla Tipografia DBS di Rasai di Seren del Grappa (Belluno). Alcuni sono stati inseriti anche nel volume “SI RIAPRE IL SIPARIO” a cura di Alberto Coppe e Fulvio Mondin stampato nel mese di settembre 2008 dalla stessa Tipografia DBS.

 

SEGUE AL PROSSIMO ARTICOLO

C = STORIA DI QUERO (BL)

La storia riportata in questa sezione,  con documenti di vita vissuta, fotografie, figure e tabelle, riguarda gli usi , costumi  ed apparecchiature  che si usavano nei tempi passati in un piccolo paese del Feltrino e che preme non finiscano nel dimenticatoio perché costituiscono un tesoro, un vero patrimonio .  Trova il suo posto in primo piano  la  vicenda veramente singolare di un cinema del primo dopoguerra seguita nell’ordine da racconti dal vivo di episodi legati a fatti  inerenti le due guerre mondiali per terminare con tratti, anch’essi molto interessanti, di peculiari  arti e mestieri del tempo.

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