IL CINEMA ALL’APERTO

 

Constatata la grande affluenza di pubblico, soprattutto estiva, si sentì l’esigenza di effettuare le proiezioni all’aperto che avrebbero potuto offrire un ambiente ideale e perennemente fresco tali essendo le serate estive di Quero
Adiacente al cinema esisteva il cortile di Gobbato il sarto del paese che, molto cortesemente, accettò di prestarlo a Livio per realizzare tale proposito. Occorreva apportare alcune trasformazioni sia alla sala e sia alla cabina di proiezione. Vennero prontamente piantati due alti pali in legno e costruito il nuovo schermo con alcune pezze di una grezza tela bianca da lenzuola cucite assieme, di solito arrotolate su una lunga pertica di legno per essere di volta in volta montati da palo a palo. Asta e tela costituiranno, come sarà precisato alla fine del racconto, l’unico cimelio del vecchio cinema che, per una circostanza del tutto fortuita, gli sopravviverà, e che, anche attualmente, svolge un piacevole ruolo tra i ricordi del sottoscritto.
Per la proiezione venne aggiunto sotto alla macchina un piedistallo in legno (è questo il materiale che regnava sovrano al cinema Prealpi) munito di perno centrale che permetteva di farla ruotare attorno al suo asse per orientarla sullo schermo all’aperto. Nella cabina di proiezione e soprattutto nel muro perimetrale della sala vennero praticate due aperture di dimensioni adatte a consentire il passaggio delle immagini mentre una terza apertura al piano terra costituiva la porta di accesso al cortile. Nessun problema sussisteva per le sedie che, essendo completamente libere, venivano portate, nelle serate di proiezione, nel cortile.  Le proiezioni all’aperto aggiunsero ulteriore attrattiva per gli spettatori: lo spazio era ampio, la temperatura buona, la visione ed il sonoro ottimi. Nel caso la proiezione del film venisse interrotta dal maltempo, essa poteva benissimo continuare in sala essendo allora sufficiente fare tornare la macchina da proiezione nella posizione originaria mentre ogni spettatore provvedeva a spostarsi, portando appresso la propria sedia, all’interno. C’erano tutte le prerogative per rendere lo spettacolo piacevole il che favorì un’affluenza ancora maggiore di spettatori soddisfatti che provenivano sempre più numerosi da tutti i paesi vicini. Inutile aggiungere che la proiezione era veramente all’aperto in quanto il cortile era un’area aperta in tutti i sensi, priva di pavimentazione di sorta e circondata da normali case d’abitazione.
Per le proiezioni pomeridiane festive, che dovevano ovviamente aver luogo in sala, si provvedeva a riportare tutte le sedie all’interno, a girare la macchia da proiezione ed infine a chiudere con una coperta da letto inchiodata all’architrave di legno che soprastava lo squarcio del muro perimetrale avendo cura che non dovesse filtrare all’interno alcuna lama della luce del giorno.
Nei giorni infrasettimanali e durante l’inverno quando non avevano luogo le proiezioni all’aperto, l’arena, per così dire, tornava al privato e ad essere, quindi, usata come cortile di una comune casa di abitazione con le galline che vi razzolavano tranquillamente.

 

 

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