FABBISOGNO, CONSUMI, PORTATE E PERDITE NELLA PRATICA DI ESERCIZIO DELLE RETI DI DISTRIBUZIONE D’ACQUA POTABILE A SOLLEVAMENTO MECCANICO

 

1) INTRODUZIONE


Elemento determinante per la conoscenza della rete acquedottistica è il quantitativo d’acqua che, nei molteplici aspetti che vanno dai volumi totali immessi, a quelli dispersi nel terreno a causa delle perdite occulte, alle portate delle singole condotte, a quelle erogate da ogni nodo, ai volumi invasati o svasati dai serbatoi, a quelli richiesti dall’utenza nei vari periodi della giornata e dell’anno, caratterizza, nella realtà, il funzionamento della rete d’acquedotto in genere e di quella a sollevamento meccanico in particolare.
Scopo del presente lavoro è l’esame di alcuni di tali aspetti.

 

2) FABBISOGNO IDROPOTABILE E CONSUMO DELL’UTENZA


La determinazione del fabbisogno idropotabile è stata oggetto di estese e sperimentate ricerche concernenti vari fattori come tipo di utenza, importanza e qualità dell’abitato da servire, il suo grado di benessere, la politica tariffaria adottata dall’ente gestore ecc. che incidono sui consumi e sulla loro distribuzione temporale durante la giornata e durante l’anno tipo.
Dalla numerosa letteratura tecnica esistente in proposito, cui si rimanda per approfondire molto più autorevolmente il problema, si possono ricavare tutti i dati necessari per determinare caso per caso i consumi prevedibili e quindi le portate medie giornaliere e quelle orarie da prendere come base nello studio degli impianti acquedottistici.
Si vuole qui far rilevare un particolare aspetto del problema.
Dall’esame dei dati di funzionamento reali  di acquedotti in normale esercizio e con fabbisogno dell’utenza soddisfatto, si rileva che tra pressione di esercizio e consumo intercorre una mutua relazione riguardante, oltre alle perdite di rete che in tal senso denotano una marcata sensibilità, anche altri fattori poco riconoscibili ma tra i quali possono ragionevolmente annoverarsi:
· le portate utilizzate per usi domestici come docce, lavabi, ecc.
· le portate prelevate da elettrodomestici o da apparecchi vari con bocca di prelievo a sezione fissa;
· le portate utilizzate da privati per impianti di raffreddamento:
· le portate destinate all’irrigazione di orti o giardini e quelle utilizzate per lavaggio macchine.
· le portate prelevate da idranti per lavaggio strade, fontanelle pubbliche, vasche di cacciata per lavaggio fognature stradali o altri usi simili,
· le portate utilizzate per lavaggio condotte e quelle di sfioro dei serbatoi:
La portata istantanea richiesta per gli usi indicati subisce, per effetto della variazione della pressione di pompaggio delle centrali dell’acquedotto e quindi della pressione di tutta la rete, delle modifiche rilevanti che si riflettono sul consumo finale dell’utenza.
Nella fig. n. 1 è riportato, a titolo di esempio, il grafico della portata realmente immessa in una rete d’acquedotto priva di serbatoi di accumulo distribuiti in rete. E’ indicata (con un piccolo sfasamento temporale dovuto a necessità meccaniche dei pennini) anche la pressione di pompaggio. Il funzionamento si svolge secondo due diverse modalità: per le piccole portate, a pressione di partenza fissa (m. 24 su asse tubo) data dal serbatoio pensile posto in testa alla rete, e, per richieste dell’utenza superiori ad una determinata soglia, con pompaggio diretto in rete ed a pressione variabile. Si possono trarre interessanti deduzioni.
Innanzitutto si nota come durante la notte dalle ore 1 alle ore 5 circa, quando il funzionamento ha sempre luogo a bassa e fissa pressione (24 m sulla condotta), la portata minima si stabilizza su un valore costante che si ripete anche in tutte le notti di tutto l’anno, sia che si tratti di periodi di grandi e sia di piccolissimi consumi dell’utenza, per variare solo quando si verificano in rete nuove rotture o prelievi straordinari. Ciò sta ad indicare che la portata in questione è data per la totalità dalle perdite.
Alle ore 7.30 circa il prelievo dell’utenza supera la soglia critica (preventivamente fissata sui 92 l/s circa in uscita dalla centrale) per cui ha inizio il pompaggio in diretta ad alta pressione. La maggiore prevalenza di pompaggio (da m.24 a 36 m. circa) provoca un immediato aumento di portata che passa da 92 l/s circa a 130 l/s circa. Da tale momento in poi la pressione, al variare delle richieste dell’utenza, segue la curva caratteristica della pompa in servizio a seconda dei gruppi di sollevamento messi in funzione dall’automatismo. Risulta impossibile conoscere, anche in considerazione del fatto che non è dato sapere se ciò comporta una insufficiente alimentazione di una parte più o meno grande del territorio servito, quale sarebbe stato il funzionamento qualora il pompaggio fosse rimasto a bassa pressione per tutta la giornata. Si è comunque tracciata a vista, al fine di evidenziarne l’andamento di massima, la curva delle portate che presumibilmente la rete avrebbe richiesto in tale ipotesi ed indicato con colore nero pieno il maggior volume consumato dalle ore 7 alle 12 circa a causa dell’aumento di pressione. La maggiorazione, quantificabile in mc 230 circa, contro un volume di mc 1517 d’acqua che si sarebbe consumata a regime normale, fa ascendere a ben il 15% la percentuale di aumento nel periodo considerato.

 

Fig. 1 = Portata e pressione in uscita da una centrale di pompaggio a pressione variabile

Alle ore 12 circa, con utenza senz’altro alimentata correttamente, viene superata in decremento la soglia critica e l’automatismo impone di passare dal pompaggio ad alta a quello a bassa pressione. Il conseguente calo di pressione (da m. 38 circa a m 24) provoca una diminuzione di portata che dai 99 l/s passa a 76 l/s. Supponendo che la stessa variazione di pressione si verifichi anche in rete (cosa in buona parte vera se si considera la modesta variazione di portata che si verifica nei due casi) ed applicando le regole della foronomia (vedi anche cap. 3):

portata a bassa press.= port. ad alta x sqrt(delta press.)
si ottiene
portata = 99 . sqrt (24/38) = 78

La portata determinata teoricamente sulla base della nuova pressione (78 l/s) si avvicina a quella reale letta sul grafico di pompaggio (76 l/s) confermando, come precedentemente affermato, che la variazione nella pressione di esercizio della rete provoca una variazione di portata assorbita dalla rete che, è totalmente indipendente dalle richieste dell’utenza. Da notare come in regime normale, e cioè senza alcuna manovra delle pompe, ad una diminuzione di portata così rilevante che fosse invece dovuta, ad esempio, ad una grossa utenza che ha chiuso la sua saracinesca di prelievo, corrisponderebbe, con un effetto diametralmente opposto a quello in esame, un notevole aumento di pressione dato dal diverso punto di utilizzazione della curva caratteristica della pompa.
Qualora alle ore 12 non si fosse verificata la manovra descritta e l’impianto avesse invece continuato a funzionare ad alta pressione per il resto della giornata, notte compresa, ben diverso sarebbe stato il volume d’acqua totale assorbito dalla rete nelle 24 ore.
Quanto precede deve chiarire un concetto importantissimo per la corretta gestione degli impianti acquedottistici: poiché il fabbisogno dell’utenza può essere modificato ad arte, il gestore non deve sempre sottostare alle richieste ma deve imporre, ovviamente entro determinati limiti, le condizioni di funzionamento (pressione in questo caso) della rete che più soddisfano l’economia, la disponibilità di risorse, la regolarità di esercizio ecc. ovviando, in determinati casi, anche a deficienze della rete. Cio’ deve aver luogo senza pregiudicare il rifornimento idropotabile e cioè contenendo in ogni caso la pressione entro i limiti massimi e minimi consentiti per una corretta consegna dell’acqua.
Immaginiamo di osservare il funzionamento di un acquedotto senza serbatoi in rete e provvisto di centrali che immettono la loro portata in condotta con possibilità di modificare sia la portata che la pressione di esercizio. Se una zona, ad esempio, è servita da condotte di diametro insufficiente, è possibile, per ovviare alle carenze che ne conseguono, aumentare la pressione di esercizio giornaliero portandola verso il valore massimo ammissibile, mentre se un’altra zona ha delle fonti deficitarie, è opportuno mantenere costantemente sui valori minimi la pressione per economizzare nella portata immessa in rete. Se in altre zone c’è sovrabbondanza di produzione si potrà spingere l’utenza al consumo aumentando la pressione di rete. In ogni caso durante la notte sarà opportuno riportarla ai valori minimi in quanto, in caso contrario, i bassi consumi notturni provocherebbero modeste perdite di carico e conseguenti inutili elevate pressioni in condotta. La diminuzione notturna, oltre a rappresentare una economia diretta della spesa di sollevamento data dalla minore prevalenza delle pompe, riduce notevolmente le perdite di rete con ulteriori minori oneri di produzione dell’acqua come sarà più avanti dimostrato.
Gli effetti indotti in rete dalla pressione non sono determinabili teoricamente in quanto dipendono da fattori variabili rete per rete e del tutto incogniti come la presenza e l’ubicazione delle perdite occulte, la scabrezza effettiva delle condotte distinta condotta per condotta, la presenza di prelievi particolari come quelli descritti particolarmente sensibili alla variazione della pressione di consegna dell’acqua, le modificazioni provocate nella durata dei vari prelievi ecc. ecc. Le cose si complicano ulteriormente quando nella rete sono presenti i serbatoi. Allora alle considerazioni esposte devono aggiungersi quelle relative alle modalità ed ai tempi di invaso e di svaso cui conseguono ulteriori e predominanti necessità di regolazione della pressione e relative variazioni nel fabbisogno effettivo sia istantaneo che giornaliero dell’utenza.
La descritta interdipendenza tra portata assorbita e pressione di esercizio estende i suoi effetti in senso spaziale poiché in uno stesso acquedotto le zone d’utenza alimentate a pressione più elevata avranno consumi specifici superiori di quelle a pressione deficitaria o comunque inferiore. Ne consegue che la determinazione dei consumi reali di una rete, cui si è fatto cenno all’inizio del capitolo, può essere effettuata soltanto partendo dai dati che tengano conto della effettiva situazione dell’utenza, ivi compresa anche la pressione di consegna dell’acqua. A tal fine le modalità che saranno indicate più avanti, essendo basate sulla lettura dei contatori privati periodicamente effettuate per la fatturazione dell’acqua, sono senz’altro le più adatte.
Per completare la disamina degli effetti secondari provocati in rete dalla variazione di pressione si cita un elemento, ben noto ai progettisti degli impianti di sollevamento e che, in caso di pompaggio asservito in automatico alla portata in uscita, incide sulla regolazione. Possono presentarsi due casi:


a) – la portata si mantiene casualmente e per un lungo periodo su valori prossimi alle soglie di intervento degli automatismi (ad esempio messa in moto o arresto di pompe). In linea teorica ha luogo, per tutta la durata del periodo stesso, un dannoso pendolarismo nel funzionamento cioè un continuo alternarsi di ordini e contrordini con effetti negativi sia per gli impianti che per il rifornimento idrico. In realtà tale pericolo non sussiste in quanto ad ogni superamento della soglia ed al conseguente avvio od arresto automatico della pompa, corrisponde, per quanto spiegato sopra, una sensibile variazione indotta nella portata il che elimina ogni incertezza nell’interpretazione del segnale. Soltanto una decisa variazione nelle richieste effettive dell’utenza può provocare un nuovo intervento dell’automatismo: è pertanto assicurata una grande stabilità di funzionamento del sistema automatico di comando e controllo.


b) – durante i periodi di grande modificazioni nelle richieste dell’utenza e conseguente manovra delle pompe (specialmente se si tratta di macchine a velocità variabile che sono in grado di seguirne l’andamento) ha luogo anche una variazione di portata dovuta all’effetto indotto descritto sopra, variazione che finisce per alterare il segnale di base cui è asservita la pompa (portata in uscita) con risultati imprevedibili nella regolazione. Ad esempio in caso di aumento di portata dovuto ad una maggior richiesta di un grosso utente, la stazione di pompaggio, per farne fronte, aumenta sia la portata che la pressione. L’aumento di quest’ultima provoca una ulteriore maggiorazione di portata in uscita con conseguente richiesta di nuovo aumento di pompaggio. Il ciclo potrebbe ripetersi all’infinito con conseguenze disastrose, fatta salva la opportunità di porvi rimedio tramite adatti software del sistema di comando e controllo in base ai quali ogni ad ogni manovra fa seguito un controllo ed una conferma oppure un annullamento della manovra stessa.

 

 

3) LE PERDITE DI RETE

La perdita di rete consiste nel volume d’acqua dissipato nel terreno o comunque non utilizzato dall’utenza a causa di piccole rotture nelle condotte o negli allacciamenti privati. Tale volume comprende di solito anche quello dovuto alle mancate registrazioni dei contatori e ai consumi particolari come lavaggi delle condotte, prove a pressione, annaffiamento giardini e lavaggio strade ecc. raramente sottoposto a misurazione.
In un acquedotto in ottime condizioni la percentuale, così intesa, può variare da un minimo del 10-15% ad un massimo del 30-35% della portata totale immessa in rete, per raggiungere valori molto superiori in caso di acquedotti vetusti.
In questa sede per perdite di rete si intendono le perdite vere e proprie. I volumi d’acqua utilizzati per consumi particolari di cui sopra, in una razionale gestione, devono essere quantificati anch’essi. A tale scopo è necessario che anche le bocche di annaffiamento dei giardini o delle strade, le vasche di cacciata delle fognature ecc. siano munite di contatori e che anche tali consumi entrino nel bilancio idrico generale. Parimenti in caso di lavaggio delle condotte si deve provvedere alla quantificazione dei volumi d’acqua adoperati inserendo dei contatori provvisori nei punti di prelievo dell’acqua dalla rete o, come minimo, stimando dai grafici di portata totale immessa in rete l’aumento di consumo conseguente al lavaggio. Per quanto riguarda le mancate registrazioni si deve aggiungere che sono in parte dovute alla imprecisione ed inerzia proprie dei misuratori cui non è possibile porre rimedio ed in parte al loro funzionamento anomalo generalmente causato da vetustà e che può essere evitato provvedendo alla sostituzione sistematica ad intervallo non superiori a 8-10 anni.
Se vengono applicate tali regole, la differenza fra i volumi d’acqua immessa in rete e la somma dei consumi letti ai contatori privati rappresenta la reale perdita di rete. Trattasi di quantitativi che incidono fortemente sulla economia di esercizio e sulla possibilità di soddisfacimento del fabbisogno dell’utenza e che pertanto, in una corretta gestione, devono essere tenuti sotto attento controllo. Gli elementi di conoscenza di cui si può disporre in ogni realtà acquedottistica sono però molto limitati. Consistono esclusivamente nel volume totale d’acqua di perdita determinabile, come già detto, per differenza tra volumi immessi in rete e volumi fatturati e nella portata istantanea di perdita notturna rilevabile dai grafici dei misuratori dell’acqua immessa in rete. Si può infatti ragionevolmente ritenere che la portata minima notturna registrata da detti misuratori, depurata dagli eventuali prelievi di entità ben nota ed effettuati per alimentare i serbatoi o per forniture notturne particolari, sia, come precedentemente indicato, totalmente dovuta alle perdite di rete.
L’integrazione di quest’ultima portata, considerata giornalmente di valore costante per tutto il periodo intercorrente tra una lettura dei contatori dell’utenza e la seguente, dovrebbe dare, in doppio modo e quindi per conferma di quello già determinato con le modalità descritte, il volume totale d’acqua disperso. Tale equivalenza si verifica raramente in quanto, nella stragrande maggioranza dei casi, la portata dovuta alle perdite, lungi dal mantenersi costante per tutte le 24 ore della giornata, varia in continuazione al variare della pressione che si stabilizza nelle condotte dove sono ubicate le perdite stesse secondo le regole già spiegate.


Per una completa disamina di tale fenomeno si assume come esempio una rete ipotetica avente caratteristiche invero poco adatte per una reale alimentazione idropotabile ma atta ad evidenziare compiutamente il fenomeno che si vuole studiare. Si suppongono noti, come di norma, i grafici giornalieri della portata d’acqua immessa in rete e la pressione di pompaggio dell’impianto di produzione posto in testa alla rete. Essendo nota anche la portata di perdita che si verifica nei periodi notturni di minor consumo secondo quanto sopra indicato, è possibile determinarne i valori anche nei rimanenti periodi sulla base della variazione che subisce , periodo per periodo, la pressione di consegna all’utenza. Infatti, essendo le perdite dovute a rotture, fessurazioni o comunque aperture di qualsiasi tipo esistenti nelle condotte, si possono usare le formule idrauliche della foronomia ed in particolare la seguente:


Qx = Qi . sqrt(Px/Pi)
Dove: Qx = portata da determinare all’istante x
Px = pressione nota all’istante x
Qi = portata nota all’istante i
Pi = pressione nota all’istante i
sqrt = radice quadrata

(N.B.: nuove ricerche hanno dimostrato che la formula valida prevede la radice con esponente 1,18 anziché 2. Ciò comporta un vantaggio ancora maggiore di quello descritto nella presente memoria)

Come risulta dallo schema idraulico della fig. 2 la rete da esaminare concerne un centro abitato servito da un insieme di condotte magliate alimentate da un solo impianto di produzione e sollevamento (S1) munito di vasca di carico posta in testa alla rete. La pressione di partenza è pertanto costante mentre quella di consegna, essendo funzione della portata consumata, varia in continuazione facendo di conseguenza variare anche la portata della fughe d’acqua secondo la legge idraulica descritta.
Nei grafici giornalieri di cui alle fig. n. 3 e 4, relative al funzionamento a pressione di partenza costante, sono illustrate rispettivamente per il giorno di consumo massimo e per quello corrispondente alla media annua, l’andamento della pressione di arrivo ai nodi (pressione media ponderale di tutti i nodi calcolata con apposito programma di verifica della rete magliata ) nonchè la curva delle perdite che si verificano nei due casi calcolata con la formuletta sopra riportata.
Pur trattandosi, come già detto, di un esempio di rete nella quale si sono volutamente esasperati i dati di funzionamento idraulico, si possono trarre delle considerazioni molto interessanti.
Si nota innanzitutto come i periodi di maggiore perdita siano sempre quelli di minor consumo (ore notturne e giornate di basso consumo). Il volume totale giornaliero disperso nel terreno passa da mc 23587 relativo al giorno di consumo max a mc 28343 per quello di consumo medio annuo. Se si considerano le percentuali di perdita rispetto ai volumi totali giornalieri immessi in rete (rispettivamente mc 77760 e mc 51840) si va dal 30% nel giorno di consumo max a 55% in quello medio. Ciò starebbe ad indicare che mediamente solo il 45% della portata immessa in rete raggiunge l’utenza mentre si verificano percentuali ancora inferiori nei giorni di consumo minimo.

 

 

Come si vede i valori di percentuali di perdita calcolati, a causa delle condizioni di funzionamento e particolarmente delle esagerate perdite di carico che presenta la rete scelta ad esempio, sono troppo elevati per trovare corrispondenza nella reale gestione di una rete acquedottistica, si raggiunge però lo scopo di evidenziarne la variazione durante l’anno tipo.

Si vuole ora indicare quali sarebbero le modalità atte a far rientrare nella normalità anche una rete irrazionale come quella dell’esempio,
La soluzione è rappresentata dalla radicale modifica del sollevamento in testa alla rete. Non più vasca di carico e quindi pressione di partenza fissa ma pompaggio diretto in rete a pressione variabile asservita alla pressione rilevata ai punti di consegna.
Come risulta dalle fig. n. 5 e 6 si tratterebbe di prefissare una pressione media alla consegna più bassa (solo 15 m) durante la notte quando sono modeste le richieste dell’utenza e m. 25 durante le ore giornaliere. Sono indicate con linea tratteggiata la pressione di pompaggio necessaria per raggiungere il risultato citato sopra e, in linea continua, la curva delle perdite calcolata in funzione della nuova pressione di consegna ed applicando la formula indicata. Il volume totale disperso giornalmente nel terreno risulterebbe di mc 16852 sia nei giorni di massimo che di minimo consumo con una percentuale pari al 21% nel giorno di consumo max, al 32% in quello medio rientrando quindi entro valori normali. Si potrà inoltre notare come, contrariamente a quanto verificato nella precedente soluzione, le minori perdite abbiano luogo durante il periodo notturno.
Per ulteriore documentazione si descrivono gli effetti realmente indotti nella rete di cui alla fig. n.1 e nella quale si è deliberatamente forzata la pressione di esercizio durante un’intera notte al fine di valutarne le conseguenze nei riguardi delle perdite.

I dati effettivamente rilevati e riportati nei grafici di cui alla figura n. 7, denunciano risultati ancora peggiori di quanto descritto. Si può infatti constatare come la maggiorazione della pressione di esercizio da m. 25 (pressione notturna normale) a m 53 (pressione artatamente mantenuta durante tutta una notte) abbia provocato un aumento del tutto anomalo nella portata notturna consumata che è passata da 23 l/s a 47 l/s ( al raddoppio di pressione corrisponde il raddoppio delle perdite!). Il fenomeno viene spiegato dalla formazione, non casuale, di nuove perdite. Infatti applicando la regola enunciata si evince che la portata nella notte in argomento avrebbe dovuto essere pari a soli 33.5 l/s contro i 47 l/s effettivamente misurati. Si riscontrano pertanto 13.5 l/s di consumo aggiuntivo evidentemente dovuto a nuove rotture nelle tubazioni stradali provocate dalla anomala pressione. Il fenomeno ha trovato conferma nella notte successiva nella quale, pur avendo ripristinato la pressione normale, la portata minima, invece di assumere il suo normale valore di 23 l/s, è rimasta pari a 30 l/s. Il calcolo teorico della portata a seguito della diminuita pressione (da m.53 a m.25) fornisce come risultato 32.5 l/s vicino a quello effettivo.

 

 

 

 

 

 

 

Una ulteriore conferma la si è avuta nelle settimane successive quando le nuove rotture sono state rintracciate e riparate e la portata minima notturna è rientrata al suo valore normale di 23 l/s circa.

Si riportano i dati riassuntivi di funzionamento:

 Data  Pressione notturna  Portata media giornalieral/s – Coeff.  Volume totale giornal.mc  Portata minima notturnal/s – Coeff.  Portata minima calcolatal/s
 26.11.96  25 (normale)  65.7 – 1.00  5676  23 – 0.35  base
 27.11.96  53 (alta)  82.5 – 1.26  7128  47 – 0.72   33.5
 28.11.96  25 (normale)  70.9 – 1.08  6126  30 – 0.46  32.5


Evidenziate come sopra alcune delle caratteristiche che la rete di distribuzione presenta nei riguardi delle perdite si elencano gli accorgimento che, in ogni caso, si devono adottare nella pratica di esercizio.
Innanzitutto deve essere posta la massima attenzione alla pressione di consegna dell’acqua che deve essere, in ogni condizione di funzionamento, quella minima atta ad un ottimale soddisfacimento dell’utenza senza inutili carichi residui, soprattutto notturni, fonte, oltre che di eccessivi dispendio energetico per il pompaggio, anche di esagerate dispersione d’acqua come sopra dimostrato.
In secondo luogo è necessario eseguire per ogni periodo di lettura dei contatori di utenza il calcolo delle percentuali di perdita in modo da avere una prima quantificazione e poterne seguire l’evoluzione nel tempo.
Durante tutto il corso dell’esercizio bisogna inoltre attuare una campagna di ricerca ed eliminazione delle fughe d’acqua eseguendo le necessarie riparazioni e, in casi estremi, la sostituzione di interi tratti di condotta e delle apparecchiature in essa inserite.
Molte sono le metodologie che si usano allo scopo. Tra di esse si cita la ricerca con apparecchi acustici, la ricerca con il metodo della correlazione, la verifica tronco per tronco o zona per zona mediante inserimento di misuratori con o senza chiusura temporanea di tutte le utenze. Tutte queste metodologie, ben note ai gestori degli acquedotti, portano a risultati concreti però sono molto costose e creano notevoli disagi per l’utenza.
Se le micro-perdite presentano, a causa della loro larga diffusione e della difficoltà del loro reperimento, l’inconveniente di un grave e continuo danno economico nell’esercizio della rete, le grosse perdite quali quelle che si verificano in occasione di rotture delle condotte principali hanno un aspetto ancora più preoccupante in quanto le grandi quantità di acqua che fuoriescono dalle condotte possono provocare, oltre a improvvisa mancanza di rifornimento idropotabile, danni anche gravissimi alle sedi stradali, alla circolazione o agli edifici che fiancheggiano le strade. E’ pertanto della massima importanza la loro tempestiva segnalazione ed il pronto intervento per la chiusura del tronco di condotta interessato, salvo provvedere successivamente alla definitiva riparazione. Normalmente la presenza di una perdita del genere viene avvertita dal personale di servizio dall’esame della pressione di immissione in rete che subisce un improvviso calo. Quando la portata della perdita è di entità trascurabile se paragonata alla portata totale immessa in rete oppure quando la rottura non avviene repentinamente ma con una certa progressione o se la zona interessata dalla perdita è alimentata da centrali non custodite, o ancora se gli impianti sono dotati di automatismi di regolazione della pressione in uscita dalla centrale può accadere che tra il verificarsi dell’inconveniente e l’intervento del personale intercorra troppo tempo.
La tempestiva segnalazione delle perdite con emissione in automatico dell’allarme riveste quindi una grande importanza e può ottenersi adottando un insieme di procedure- basate sul raffronto tra dati di funzionamento reali ricavati dagli strumenti di misura installati nelle centrali e nella rete e quelli teorici ricavati dalla verifica del funzionamento idraulico eseguita in automatico e con continuità a mezzo delle apparecchiature di telecomando e telecontrollo delle reti basata sull’uso di potenti computer e di sofisticati programmi applicativi.

Un metodo approassimativo di verifica del funzionamento rete è leggibile cliccando qui
Di grande importanza ed attualità è anche la localizzazione delle perdite resa possibile tramite i programmi di verifica cui si è fatto cenno.

 

4) LA DISTRIBUZIONE TEMPORALE DELLE PORTATE L’analisi della probabile distribuzione nel tempo delle portate richieste dalle reti presenta degli aspetti caratteristici importanti per il funzionamento della rete.

Se si esamina, ad esempio, l’andamento medio dei consumi durante le 24 ore di una giornata dell’acquedotto di una cittadina di medie dimensioni i cui consumi non siano influenzati dalle variazioni di pressione cui si è fatto cenno (vedi seguente fig.8), si nota come si abbiano portate minime dalle ore 1 alle ore 5 circa. Alle 5 ha inizio un rapido aumento che si esaurisce circa alle ore 8 con la punta massima pari a circa 1,5-1,6 volte la media. Le portate subiscono quindi una modesta diminuzione per stabilizzarsi su una portata pari a circa 1,2 volte la media per una durata di circa 7 ore (dalle 11 alle 18). Dalle 18 alle 20 ha luogo un modesto aumento di portata dopodiché ha inizio la fase di diminuzione che si esaurisce, con le portate minime, alle ore 1 del giorno dopo.
Un’altra fondamentale caratteristica del grafico giornaliero dei consumi è data dal valore minimo di consumo notturno intendendo con tale termine il picco minimo, anche se di breve durata, di acqua immessa in rete dalle centrali, valore che si è soliti fissare in una percentuale della portata media giornaliera (ad esempio 30%). Si fa notare invece come esso si mantenga invariato per tutte le giornate dell’anno tipo non essendo influenzato dalle richieste della rete che, nel periodo stesso, sono pressoché nulle.
E’ interessante anche l’andamento del grafico annuo di durata delle portate medie giornaliere ottenuto ordinando i volumi giornalieri in senso decrescente (v. fig. 9). Si nota un punto di flesso che indica come le giornate di maggior consumo (portata media superiore a 1.17 rispetto alla media annua) siano pari a soli 35 giorni all’anno corrispondenti al 10% dell’anno.
Il fenomeno si accentua maggiormente ove si esamini il grafico di durata delle portate orarie durante un anno (vedi fig.9)), caratterizzato anch’esso da un accentuato punto di flesso e dal quale si può rilevare come le ore di maggior consumo (portata media superiore a 1.51 rispetto la media annua) si riduca a sole 450 ore pari al solo 5% dell’anno.
Se ne deduce immediatamente che il dimensionamento delle opere acquedottistiche basato, come di norma, sui consumi critici (ora di punta) comporta un funzionamento che si svolge in modo razionale soltanto per periodi brevissimi mentre nella stragrande maggioranza delle giornate dell’anno esso sarà caratterizzato da pressione sovrabbondante con duplice effetto negativo: inutile dispendio energetico di sollevamento ed eccessiva pressione in rete cui corrisponde una maggiorazione delle perdite di rete come indicato al precedente cap.3.
Sarà invece consigliabile prevedere reti studiate per un esercizio ottimale ai regimi di portata media e medio bassa caratterizzati da un grande frequenza. Ai consumi elevati, molto rari durante l’anno, si dovrà far fronte mediante particolari accorgimenti anche se a consumo energetico elevato. Ne risulterà comunque un bilancio economico vantaggioso essendo al tempo stesso assicurato all’utenza un servizio regolare. Un esempio di rete concepita secondo i principi descritti è riportato, con determinazione dei vantaggi conseguibili, nel n. 3/1998 de “L’ACQUA” con la nota ” La razionalizzazione delle reti di distribuzione di acqua potabile a sollevamento meccanico”

 

 

 

 

5) LA COMPENSAZIONE GIORNALIERA DELLE PORTATE

Le funzioni esplicate dai serbatoi, di grande importanza per l’ottimizzazione dell’esercizio di ogni complesso acquedottistico, sono principalmente due: quella di mantenere una quantitativo d’acqua pronta ad essere immessa in rete in caso di guasti negli impianti di produzione o di richieste anomale dell’utenza, e quella di coprire il divario fra produzione, di solito a portata pressoché costante per l’intera giornata, e le richieste dell’utenza caratterizzate da forti consumi diurni e consumi quasi nulli durante la notte.
In sunto si può dire che le due funzioni sono la riserva di sicurezza e la compensazione giornaliera delle portate. I volumi mediamente necessari a tale scopo sono corrispondenti rispettivamente al 100% ed al 15% del fabbisogno del giorno di massimo consumo anche se, di regola, ci si limita a volumi ben inferiori.
I serbatoi possono essere di due diversi tipi:
· quelli annessi alla produzione, di solito del tipo a terra e caratterizzati da grandi volumi d’invaso, svolgono principalmente il ruolo di accumulo o riserva;
· quelli di rete, generalmente adibiti alla compensazione giornaliera delle portate, sono di dimensioni più contenute e normalmente del tipo in quota (pensili o sopraelevati) cioè con l’invaso altimetricamente ubicato in corrispondenza della piezometrica di rete in modo da rendere possibile l’interscambio diretto di portate con quest’ultima e cioè senza interposizione di apparecchiature idrauliche di sorta (pompe, valvole di regolazione ecc, ecc,).

Grafico giornaiero dei livelli imposti minuto per minuto

Nella memoria “La razionalizzazione delle reti di distribuzione d’acqua potabile a sollevamento meccanico” precedentemente citata, si è dimostrato come non sempre il funzionamento dei serbatoi sia corretto e che, in tali casi, la funzione di compensazione delle portate venga in tutto o in parte a mancare.
Un altro problema, spesso risolto in maniera inadeguata, è quello della regolazione della alimentazione a distanza dei serbatoi sia che abbia luogo tramite condotte di adduzione sia con prelievo da condotte della rete di distribuzione.
La forma più semplice e diffusa consiste nella presenza, nel serbatoio di arrivo, di galleggianti dei quali quello a quota superiore comanda la chiusura dell’adduzione per raggiunto invaso massimo e mentre gli altri, opportunamente posizionati a quote inferiori, provvedono a comandare l’immissione, l’aumento o la diminuzione della portata immessa.
In pratica, con il dispositivo descritto, il serbatoio tende a rimanere sempre pieno e solo nei giorni di massimo consumo, quando la portata della produzione è inferiore alle richieste di punta, ha luogo il suo intervento e la conseguente utilizzazione del volume invasato in precedenza. In tutti gli altri giorni, e specialmente in quelli di basso consumo, la punta viene coperta, in tutto o in parte, dall’impianto di produzione: viene in tal modo a mancare il ruolo di tale impianto che dovrebbe essere quello di immettere in rete le sole portate medie giornaliere. Si deve citare un altro grave difetto che interessa molti acquedotti nei quali i serbatoi di cui si parla si vuotano troppo presto e quando arriva il momento di punta essi sono già vuoti e quindi non possono più contribuire alla copertura delle portate massime richieste dall’utenza.

La soluzione del problema può essere trovata asservendo l’adduzione ad un prefissato grafico giornaliero dei livelli che il serbatoio deve assumere durante la giornata tipo . Salvo una migliore determinazione da effettuarsi in sede di reale esercizio il grafico potrà, ad esempio ( vedi edsempio nel grafico giornaliero dei livelli  imposti ), prevedere il riempimento totale alle ore 6 del mattino quando hanno inizio i consumi dell’utenza, alle ore 9, quando i consumi sono elevati, si potrà prevedere uno svuotamento del 50%, alle 16 del 70% e alle 20 del 80%. Alle ore 01 del giorno dopo avrà inizio il riempimento con un gradiente regolare fino alle ore 6. Il dispositivo automatico effettuerà ad intervalli regolari dei test di controllo e, se i livelli reali risulteranno inferiori a quelli fissati come sopra, comanderà un aumento nell’adduzione in serbatoio. Al contrario nessuna adduzione avrà luogo quando i livelli risulteranno superiori . Una regolazione come quella indicata presenta il vantaggio di consentire lo sfruttamento giornaliero dell’intero volume accumulato durante la notte secondo quelle modalità che il gestore potrà imporre a suo piacimento mediante modifica del grafico preimpostato. Nel mentre nei giorni di consumo massimo sarà possibile effettuare la totale compensazione, negli altri giorni si potrà sfruttare la totale, e in tali casi esuberante, capacità del serbatoio per altri fini, come ad esempio quello di utilizzare cascami di energia elettrica meno costosi diminuendo la produzione giornaliera a favore di quella notturna. Sarà anche possibile mantenere costantemente la produzione sul valore medio giornaliero essendo a forziori garantito che il serbatoio effettua la compensazione in tutte le giornate anche in quelle di bassi consumi.

 

 

6) DETERMINAZIONE DELLE EROGAZIONI ISTANTANEE AI NODI

La razionale gestione di un complesso acquedottistico, soprattutto se a sollevamento meccanico come sono quelli trattati nel presente lavoro, non può, a giudizio di chi scrive queste note, prescindere dalla verifica automatica e continuativa del suo funzionamento idraulico attuata confrontando i dati reali di funzionamento con quelli teorici determinati in tempo reale mediante modello matematico della rete. Oltre ad avere la vera conoscenza della rete, indispensabile per ogni valutazione economica e tecnica di esercizio o di intervento progettuale, in tale ipotesi sarebbero immediatamente segnalate tutte le anomalie di funzionamento come ad esempio rottura di condotte, manovre errate, mancato funzionamento di apparecchiature idrauliche od elettriche, prelievi abusivi ecc. ecc. per avviare gli immediati interventi di riparazione. Alla data attuale, mentre risultano già risolti i problemi relativi alla trattazione matematica di calcolo in moto permanente delle reti magliate anche complesse (serbatoi e apparecchiature idrauliche comprese) e quelli relativi alla sua rappresentazione fisica così come sono risolvibili mediante installazione di adeguate apparecchiature di misura quelli relativi alla determinazione delle condizioni effettive di funzionamento delle apparecchiature idrauliche (pompe, valvole di regolazione ecc.) e dei serbatoi, permangono grandi incertezze su due fattori condizionanti i risultati: la scabrezza reale delle tubazioni, che sono oltretutto variabili durante la vita della rete, ma soprattutto le portate erogate ai nodi argomento questo che forma l’oggetto specifico del presente capitolo.
Gli Enti di gestione sono da tempo dotati di sofisticati programmi per la gestione amministrativa dell’acquedotto con elaboratore elettronico. Viene creata ed aggiornata con continuità una banca dati relativa all’esercizio in genere e cioè ai lavori di costruzione e di manutenzione del complesso acquedottistico, alle domande di allacciamento, ai preventivi spesa e consuntivi dei lavori, alla tenuta dell’anagrafe degli utenti e dei contatori, alle operazioni varie degli utenti (chiusure, riaperture, reclami, manutenzioni, cambio contatori, cambio nome, rimborsi vari, ritardi nei pagamenti ecc, ecc.) e alle letture dei contatori privati e fatturazione dell’acqua consumata.
Si tratta di una grande mole di dati generalmente utilizzati a soli fini amministrativi, dai quali sarebbe possibile ricavare anche le portate d’acqua consegnate agli utenti periodo per periodo e da utilizzare ai fini citati nella premessa di questo capitolo.
Per raggiungere lo scopo sarà innanzitutto necessario redarre lo schema idraulico cioè la rappresentazione planimetrica semplificata della rete nella quale, oltre alle caratteristiche qualitative, geometriche e topografiche delle condotte, siano individuati e numerati i punti singolari (nodi) della rete (incroci di condotte, cambiamento di sezione, punti di allacciamento di utenti particolari ecc.), in cui si suppone concentrato il prelievo da parte degli utenti. All’atto dell’archiviazione dei consumi bimestrali o semestrali di ciascun utente ricavato dalle letture dei contatori, dovranno prevedersi anche i riferimenti a detto schema idraulico.
I programmi applicativi di gestione dovrebbero quindi essere modificati in modo da renderli atti svolgere anche le seguenti funzioni;
· attribuire ad ogni nodo un numero progressivo che lo individui univocamente sia sulla planimetria in scala sia sullo schema idraulico;
· redarre, al computer e parallelamente lo schema grafico deformato della rete che tenga conto di tutte le condotte di rete;
· annessa allo schema idraulico compilare una banca dati con tutte le caratteristiche dei vari tronchi (numero di inizio e fine del tronco, lunghezza, diametro e tipo di materiale costituente la condotta);
· assegnare, mediante opportuni codici memorizzati nella banca dati dello schema idraulico, tutti gli utenti ai rispettivi nodi di appartenenza creando, per gli utenti più importanti, dei nodi fittizi. Questa operazione consentirà di determinare, in occasione di ogni bollettazione, i volumi d’acqua consumati da ciascun nodo nel periodo considerato.

Per quanto riguarda la compilazione dello schema idraulico che sarà poi utilizzato per le verifiche, si devono fare alcune considerazioni.
Per i calcoli si usa utilizzare uno schema semplificato comprensivo delle sole condotte principali in quanto si è sempre ritenuto che quelle secondarie non influiscano sui risultati ma che la loro funzione idraulica si esaurisca in ambito locale. Si è invece constatato che l’eliminazione di quest’ultime condotte provoca un duplice errore. Innanzitutto, pur essendo di piccolo diametro, esse costituiscono una grandissima estesa di tubazioni funzionanti in parallelo alle maglie principali che, se trascurata, comporta un ovvio errore sui risultati finali del calcolo. Il secondo problema, che interessa particolarmente il presente lavoro, consiste nella impossibilità di attribuire razionalmente ai nodi le portate degli utenti che sono allacciati alle condotte da eliminare.
Ora, considerato che i calcoli idraulici sono comunque eseguiti con grande rapidità dagli elaboratori e che le moderne procedure di verifica delle reti magliate sono atte a garantire in ogni caso la convergenza delle iterazioni, è senz’altro preferibile includere nello schema tutte le condotte, nessuna esclusa, rendendo in tal modo più complesso e laborioso lo schema ma più semplice la sua redazione e più attendibile il risultato. Da notare come, nel caso di reti magliate molto complesse, alcuni programmi di calcolo consentono di dividerle in molte sottoreti minori collegate tra di loro da una od anche da numerose condotte. Il programma, ad ogni seduta di calcolo, provvede dapprima ad equilibrare ogni singola sottorete e quindi al collegamento ed equilibratura dell’insieme rendendo in tal modo più veloce e più sicuro risultato. Questa procedura, la cui adozione è in ogni caso consigliabile, oltre a semplificare le operazioni di calcolo eseguite dal computer, fornisce risultati, completi di riepiloghi generali, suddivisi zona per zona, e quindi ne facilita l’utilizzazione anche nel caso di verifica dei consumi zona per zona come si spiegherà più avanti.
Per la determinazione dei consumi ai nodi in oggetto, una metodologia da seguire può essere quella di dividere ogni tronco di condotta in due parti di uguale lunghezza e di attribuire a ciascuno dei due nodi di estremità gli utenti allacciati alla semicondotta adiacente. La semplificazione così attuata rispetto ad altre (ad esempio quella di considerare i consumi uniformemente distribuiti lungo il tronco) fornisce risultati finali sufficientemente esatti.
Sarà possibile, determinare i volumi d’acqua consumati dagli utenti nell’intero periodo di lettura ed attribuibili a ciascun nodo, e da questi ricavare le portate istantanee consumate in ogni nodo utilizzando gli elementi noti e cioè, trattandosi di verifica del funzionamento di un dato istante, la portata totale che le centrali immettono in rete nell’istante medesimo e il cui valore deve corrispondere alla somma dei consumi attribuiti ai nodi.
L’analisi degli elementi definiti con le modalità descritte porta a importanti conclusioni. In pratica si trasformano i dati di lettura dei contatori privati in semplici coefficienti di proporzionalità che applicati ai valori di portata totale della rete (portata immessa in rete dalle centrali), consentono di determinare, con una procedura che qui definiremo sbrigativa, la portata effettiva istantanea di ciascun nodo. E’ evidente che vengono attribuiti ai nodi tutti i consumi anche quelli non dovuti all’utenza quali sono ad esempio le perdite occulte della rete che, in questa sede, sono supposte distribuite in tutto il territorio proporzionalmente ai consumi degli utenti. I valori istantanei da utilizzare nei calcoli sono pertanto tacciati da un duplice errore: quello inevitabile dovuto alle letture che essendo trimestrali od addirittura semestrali possono contenere degli scostamenti con le particolari condizioni di consumo dell’istante considerato e quello, anch’esso sistematico, dovuto al fatto che le eventuali perdite di rete sono assimilate e conglobate nei consumi dell’utenza. In caso di reti vetuste nelle quali la percentuale di perdita è rilevante e quindi rilevante la sua incidenza sui risultati finali, si può ovviare, almeno in parte, adottando una migliore procedura che consiste nel determinare l’ammontare in l/s (continui e costanti per ogni ciclo di 24 ore) delle perdite, ammontare che corrisponde alla portata minima notturna immessa in rete dalle centrali. Per controllo la portata così determinata per tutte le giornate del trimestre e considerata, in prima approssimazione per quanto spiegato al precedente cap. 3, costante per tutte le 24 ore, determina un volume totale trimestrale di perdita che deve coincidere con quello ricavato dalla differenza tra volumi immessi in rete e volumi contabilizzati in base alle letture dei contatori privati.
Le portate totali istantanee attribuibili ai nodi (portate esterne) sono date dalla somma di due valori: la portata dovuta alle perdite (costante per 24 ore) determinata come sopra e quella dovuta ai consumi veri e propri pari al residuo immesso in rete dalle centrali negli istanti considerati. A sua volta i due quantitativi vanno suddivisi tra tutti i nodi seguendo due diverse modalità: la portata dovuta alle perdite, supposta uniformemente distribuita in tutta la rete, può essere attribuita ai nodi in proporzione alla superficie interna delle condotte di competenza di ciascun nodo, l’altra in proporzione dei coefficienti di consumo trimestrale determinati, come indicato, sulla base dei consumi letti ai contatori.
Un esercizio razionalmente organizzato consente di adottare, nei calcoli in argomento, anche modalità più rigorose. Invece di considerare costante per tutta la giornata la portata di perdita, essendo ben note sia le portate di perdita effettiva notturna sia le pressioni reali in tutta la rete, è possibile calcolare in continuo, seguendo le modalità indicate al cap. 3, i volumi totali d’acqua che la rete dissipa nel terreno ed utilizzare tali valori per la ripartizione tra tutti i nodi. Nella distribuzione della perdita tra tutti i nodi si potrebbe infine applicare zona per zona un coefficiente correttivo che tenesse conto della incidenza della pressione media di consegna.
Come già detto con le metodologie descritte, ivi compresa anche quella più sofisticata, si determinano soltanto i coefficienti medi di proporzionalità da utilizzare per distribuire tra tutti i nodi la portata effettiva immessa in rete dalle centrali nell’istante considerato e depurata delle perdite. Anche tale operazione può essere fonte di errori in quanto i coefficienti di proporzionalità vengono applicati all’utenza considerata come omogenea mentre, in realtà, potrebbe non esserlo.
Si ricorda infine che la portata prelevata dagli utenti, come già spiegato  è funzione anche della pressione di consegna la cui variazione nel tempo e da zona a zona introduce un ulteriore fattore di imprecisione nelle determinazioni di cui si discute.
Per eliminare o ridurre gli errori inevitabilmente presenti è necessario suddividere la rete in più sottozone inserendo dei misuratori nelle condotte di collegamento in modo da conoscere per ciascuna di esse, la portata in entrata ed in uscita, quella minima notturna che rappresenta le perdite ed infine gli utenti alimentati e poter quindi operare la suddivisione zona per zona.
Quando ciò risulti materialmente impossibile (ad esempio per la eccessiva presenza di condotte che collegano tra di loro le varie sottozone) si inseriranno dei misuratori solo nei tronchi principali di connessione il che consentirà, in sede di taratura del modello matematico della rete, di effettuare, oltre ai controlli generali di congruenza, anche il confronto tra le portate istantanee calcolate e quelle effettive che transitano in detti tronchi e, in caso di differenze non trascurabili, esaminarne le caratteristiche ed applicare dei coefficienti correttivi zona per zona.
Ciò è reso possibile dal fatto che, essendo noti i sensi di percorrenza dell’acqua in tutte le condotte, sono definite le linee di “displuvio” che delimitano la zona di pertinenza di ciascun punto di misura e quindi i nodi da correggere zona per zona.

Ulteriori e preziose indicazioni non possono che provenire dalla sperimentazione diretta e continuativa effettuata durante il normale esercizio e che risulterà tanto più efficace quanto più numerose saranno le apparecchiature di misura installate a macchia d’olio in tutto il territorio servito come ad esempio venturimetri e manometri di rete di cui non si finirà mai di sottolineare l’importanza. Ad esempio qualora il sistema di verifica automatica segnalasse in alcune zone e durante il periodo notturno di bassi consumi una pressione reale sensibilmente inferiore a quella calcolata ciò starebbe ad indicare che le piccole perdite invece di essere uniformemente distribuite nell’area servita come supposto a priori e come è auspicabile, sono, al contrario, maggiormente concentrate in dette zone. In tale evenienza due sarebbero le strade da seguire: modificare le portate di perdita attribuita ai nodi oppure intensificare la ricerca ed eliminazione delle perdite nelle zone critiche. Ambedue le procedure conducono ad un miglioramento dei risultati dei calcoli di verifica. Non si può far a meno di sottolineare l’importanza della seconda procedura con la quale si raggiunge un importante risultato: quello di orientare in continuazione la ricerca ed eliminazione delle perdite diffuse verso quelle zone dove queste sono maggiormente presenti.
Dalle esperienze fatte nella verifica del funzionamento idraulico di reti reali nelle quali si sono potuti confrontare i risultati teorici con i dati effettivi, si è constatato che gli elementi definiti secondo la procedura sbrigativa sopra descritta sono sufficientemente precisi. Le portate finali che si ottengono, essendo basate sul consumo medio trimestrale, rappresentano il fabbisogno istantaneo più probabile di ogni singolo nodo depurato dalle eventuali e precarie anomalie e tenuto conto di tutte le circostanze reali di alimentazione dell’utenza tra cui anche la pressione media effettiva di consegna dell’acqua zona per zona che, come ben noto, influenza i consumi specifici.
D’altro canto lo scopo del calcolo di verifica, da effettuare durante il normale esercizio, non è quello di rappresentare matematicamente e pedissequamente il comportamento reale della rete nei vari istanti bensì quello di evidenziare gli scostamenti tra dati di funzionamento ideale negli istanti medesimi e la reale situazione. Le portate da introdurre nel calcolo sono pertanto quelle mediamente auspicabili e non quelle effettive condizionate dalle anomalie del momento.
In definitiva le verifiche condurranno ai seguenti risultati:
–  in regime di normale funzionamento le portate determinate secondo le modalità descritte si avvicinano a quelle reali e pertanto i valori risultanti dai calcoli corrispondono a quelli reali;
–  al verificarsi di una anomalia (rottura di condotta, grande prelievo abusivo d’acqua, apertura di uno scarico, sfioro di un serbatoio ecc. ecc.) la conseguente maggior portata in uscita, prontamente registrata dai misuratori delle centrali di sollevamento, invece di venir attribuita al nodo competente va a distribuirsi, essendo applicate le regole sopra enunciate, tra tutti i nodi. Ne consegue una portata al nodo dove si è verificata la perdita nettamente inferiore a quella reale e quindi una pressione di calcolo notevolmente superiore di quella effettiva, mentre per i rimanenti nodi, cui vengono attribuite portate approssimate per eccesso, i risultati del calcolo di verifica denunciano pressioni inferiori rispetto a quelle reali. In altri termini i calcoli, al verificarsi dell’anomalia, denunciano pressioni di tutta tranquillità per tutti i nodi della rete eccettuati quelli interessati dalla nuova perdita per i quali viene invece segnalata una depressione addirittura superiore a quella effettiva. Sono in tal modo enfatizzati gli effetti provocati in rete dalla perdita e consistenti in un cono rovescio di depressione con vertice in corrispondenza della perdita medesima che pertanto diventa facilmente ubicabile.

 

7) CONCLUSIONI

 

Alcuni dei problemi che assillano l’esercizio degli acquedotti, come ad esempio la presenza di rilevanti perdite di rete, sono stati descritti nei loro aspetti pratici con motivazioni ed alcune verifiche teoriche. Ciò ha consentito di formulare proste per il miglioramento funzionale ed economico dell’esercizio dei complessi acquedottistici con particolare riguardo per quelli a sollevamento meccanico.
Sempre in tema di portata si sono esaminate nel punto 6) le modalità da seguire per determinare con buona approssimazione le erogazioni effettive ai nodi della rete in servizio normale. E’ questo un compito arduo ma essenziale per la messa a punto delle procedure di verifica idraulica continuativa ed automatica basate sul calcolo della rete magliata in moto permanente effettuato in tempo reale e che costituiscono un vero salto di qualità nella gestione automatizzata della rete. L’avvio di tali procedure, più volte annunciato da importanti Enti di Gestione, non risulta, a chi scrive queste note, ancora attuato con successo per le molte difficoltà che, in sede di applicazione pratica, sorgono proprio per le determinazioni in argomento. In tal senso, lungi dal poter considerare chiuso l’argomento, si confida di aver fornito, con il presente lavoro, degli spunti per intravederne la soluzione.

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AVANTI

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