IL PERCORSO DELLA PELLICOLA

Il percorso della pellicola

 

La pellicola dal momento in cui iniziava ad uscire dalla bobina superiore fino a quando rientrava in quella di deposito inferiore dopo aver completato il suo ciclo attivo e cioè aver fornito quell’immagine e quel sonoro che costituivano il film, compiva un percorso assai vario ed interessante per le varie funzioni che era chiamato a svolgere.
La bobina superiore con la sua notevole massa, non poteva che girare con velocità costante, la pellicola iniziava quindi il suo percorso trascinata da una ruota dentata a velocità fissa. Subito dopo doveva passare davanti alla finestrella dove era attraversata dal raggio luminoso che si proiettava sullo schermo e qui essa doveva, invece, avanzare a scatti restando assolutamente ferma per una frazione di secondo necessaria perché l’immagine si fissasse nella retina degli spettatori. Ecco quindi la croce di malta cioè un ingranaggio particolare che conferiva detto moto del tutto speciale alla pellicola. Più avanti aveva luogo la lettura della colonna sonora: qui era necessario che la sua velocità tornasse ad essere costante pena la distorsione del suono. Si trattava di tre modi di avanzare in rapida successione che non avrebbero potuto convivere tra di loro se non fosse stato per la esistenza di due artifici atti a compensarne le differenze. La finestrina luminosa era, infatti, preceduta e seguita da due ricci cioè da due curve a 90 gradi della pellicola nelle quali la pellicola stessa era sovrabbondante rispetto al percorso e quindi completamente libera di assorbire le differenze di lunghezza date dalla marcia a scatti nei confronti di quelle a velocità costante che rispettivamente la precedeva e seguiva. Si trattava di due piccole casse armoniche fonte di emissione di un rumore (cioè di quel ticchettio continuo di cui si è già detto) tollerabile quando la pellicola era  perfetta nella sua costituzione ma che diventava assordante al passaggio di giunzioni o riparazioni come quelle di cui si tratta in apposito capitolo. Subito dopo il riccio inferiore aveva luogo la rilevazione del suono. Come ben noto il sonoro del film era derivato dalla lettura di un segmento luminoso sulla colonna sonora cioè su una striscia laterale di pellicola della larghezza di circa due millimetri. Per avere una riproduzione assolutamente corretta non era sufficiente la corretta messa a fuoco del segmento lettore sulla superficie della pellicola che si otteneva regolando l’apposito piccolo obbiettivo posto davanti alla lampada di eccitazione, ma doveva essere soprattutto garantito che la pellicola scorresse qui con velocità assolutamente uniforme. La condizione, nella macchina in argomento, era soddisfatta facendo passare la pellicola su un grosso rullo che, con la sua grande massa, riusciva ad assorbire totalmente tutte le vibrazioni che le provenivano dal precedente moto a scatti della pellicola. Il suono risultante era, pertanto, perfetto.
Subito a valle del lettore del sonoro la pellicola sosteneva, in un suo tratto orizzontale, il rullo di sicurezza, cioè quel rullo che, come già detto, ad ogni rottura della pellicola, sarebbe dovuto precipitare in basso chiudendo, a titolo prudenziale, il circuito d’alimentazione dell’arco voltaico. Si trattava di un dispositivo reclamizzato come il toccasana di sicurezza ed aggiunto in un secondo tempo alla macchina con la pretesa di aver risolto gran parte dei problemi relativi agli incendi della celluloide ma, nella realtà, assai poco utile.
Il percorso era infine concluso e la pellicola rientrava nella bobina inferiore dove, ovviamente, essa si trovava capovolta rispetto al senso della proiezione e, per essere proiettata di nuovo, doveva essere riavvolta totalmente.

 

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