SILVIO E MENICO

Silvio rappresentava il classico artigiano tuttofare benvoluto da tutti per la capacità di risolvere una moltitudine di problemi, dalla costruzione delle grondaie a qualunque riparazione domestica sia idraulica che elettrica, di muratura o falegnameria, e per la bontà d’animo e correttezza di comportamento.

 

Silvio

 

 

le operazioni di ricerca del tubo sotterraneo

le operazioni di ricerca del tubo sotterraneo

 

 

Il cercatubi di Silvio : ad operazione concluso con reperimento del tubo sotterraneo

 

Menico durante una prova di ricerca manufatti sotterranei

 

 

Illustrerò un aspetto curioso del suo lavoro di idraulico e cioè la procedura che adottava per localizzare tubazioni di qualsiasi tipo o in genere manufatti sotterranei di cui mancavano in superficie i riferimenti.L’apparecchiatura che usava e sulla cui efficacia io ero molto scettico nonostante i buoni risultati che,in realtà Silvio otteneva, era costituita da due spezzoni di grosso cavo in rame della lunghezza di una sessantina di centimetri e che, secondo l’opinione di Silvio, doveva essere stato “percorso da molta energia elettrica” e quindi provenire da ex cavi di alta tensione. Ognuno dei due tondini di rame, in mezzeria piegati a novanta gradi, era infilato per la metà inferiore in una maniglia, che l’operatore doveva mantenere, una per mano, rigorosamente in verticale, e che era costituita da uno spezzone di tubo entro il quale il tondino era libero di ruotare e quindi di orientare l’altra metà, mantenuta sempre in orizzontale, in qualsivoglia direzione. Per farsi un’idea dell’attrezzo in funzione, si immagini Silvio che tiene in ognuna delle due mani una rudimentale bussola con ago in rame e quindi non attratto dal nord magnetico terrestre come accade con quello originale ma bensì libero di porsi in una direzione qualsiasi. Si immagini ancora Silvio che, durante la ricerca, percorre l’area da esaminare con le braccia protese in avanti e con i due aghi della bussola all’inizio orientati manualmente in avanti sul prolungamento delle braccia stesse. Man mano che Silvio, come il tradizionale sonnambulo, avanza piano piano e attento a mantenere le maniglie in verticale, i due aghi/tondini si mantengono paralleli ma, non appena egli viene a sovrastare una discontinuità del sottosuolo, come quella dovuta alla presenza di manufatti interrati, essi ruotano l’uno verso l’altro e si dispongono trasversalmente fino quasi a toccarsi. L’operazione di ricerca è allora terminata e, scavando in quel punto, sarà rinvenuta la tubazione o l’altro oggetto ricercato.
Si capisce benissimo come la procedura descritta fosse priva di qualsiasi fondamento scientifico e che suscitasse in mè molti dubbi sul suo esito, devo però ammettere che più di una volta ho assistito all’intera operazione restando sbalordito di fronte al risultato finale. Ben sapendo che Menico, l’ex dipendente comunale che per decenni aveva curato con grande dedizione la manutenzione e l’esercizio di acquedotto e fognatura di Quero, aveva fatto più volte uso di una copia dell’originale attrezzo in rame che Silvio gli aveva costruito, gli ho recentemente chiesto di ripetere una prova di uso dell’eccezionale apparecchio. Menico non solo mi ha fatto immediatamente vedere il cercatubi che tiene tuttora a portata di mano per venire in aiuto a quanti si rivolgono a lui per problemi come quello in argomento ma mi ha anche dato seduta stante una riuscita prova pratica di individuazione di una linea Enel sotterranea e di una condotta acquedottistica stradale la cui esatta ubicazione, ben nota a Domenico, venne confermata davanti ai miei occhi dallo straordinario attrezzo.
Devo anche dire che i poteri taumaturgici che Silvio attribuiva al tondino di rame, a condizione che fosse stato “percorso da molta energia elettrica”, lo inducevano ad usarlo ed a consigliarlo ad amici e conoscenti in molte evenienze, non ultima quella inerente la eliminazione dei dolori alle ossa. Ricordo in particolare Mario, il padre di quello sfortunato Giuseppe di cui ho parlato al cap. 2.7.1, che ha portato per anni attorno ad una caviglia un grosso e pesante anello in rame che Silvio gli aveva applicato e che non poteva togliere senza l’intervento di un fabbro ma dal quale, mi raccontava, la sua salute aveva tratto grandi benefici.
In merito a Silvio e Menico e ai loro “magici” metodi si possono trarre delle conclusioni interessanti. Erano questi i metodi cui un tempo si prestava fiducia. Oggi le cose sono totalmente cambiate e per trovare l’esatta ubicazione delle tubazioni sotterranee esistono sofisticate apparecchiature elettroniche che rilevano non solo la presenza del tubo d’acquedotto ma addirittura l’eventuale perdita d’acqua dal tubo stesso. Non parliamo delle cure moderne con le quali debellare certe malattie delle ossa, cure che nulla hanno a che vedere con l’anello di rame con cui Silvio circondava l’arto dolorante.
Vien da pensare che tutto ciò che si faceva allora fosse fasullo oppure che, quando si assicurava di aver ottenuto lusinghieri risultati, non si fosse detta la verità. Secondo mé le cose non stanno in questi termini.
Si è da tempo scoperto l’effetto placebo di certe cure, si è cioè constatato come anche una somministrazione di acqua distillata ad un paziente che nella sua mente è convinto invece di assumere un potente medicinale, gli procura immediati e notevoli benefici. In modo analogo era sufficiente che Mario avesse piena fiducia nel suo anello di rame perché i dolori alla gamba effettivamente sparissero. Menico, quando mi ha dato prova del funzionamento del suo originale cercatubi, in realtà conosceva in anticipo la reale situazione e quindi, come è venuto a trovarsi nell’esatta posizione, dal suo inconscio ed in modo istintivo è partito l’ordine di far rotare gi spezzoni di rame inclinando opportunamente le due maniglie del cercatubi! E’ da presumere che, anche nelle applicazioni fatte quando Menico e Sillvio erano in servizio in Comune, i buoni risultati fossero dovuti non tanto alle doti taumaturgiche del loro attrezzo magico, quanto piuttosto alla memoria dei due personaggi che aveva registrato la reale posizione dei manufatti. In definitiva, come più volte rilevato nei vari capitoli di questo lavoro, ad un mondo caratterizzato dalla fredda razionalità della tecnologia moderna si contrappongono i sistemi di una volta basati sull’uso di materiali ed attrezzature semplici, empirici, in questo caso da ritenersi addirittura miracolosi, ma sopratutto accompagnati da grande impegno personale di tutti che costituiva la vera ricchezza di quei tempi.
Tra le due metodologie la più interessante e piacevole è ancora una volta quella antica perché mette in risalto l’iniziativa, la passione, l’impegno e spesso la superstizione, che tutti mettevano nell’espletamento del loro lavoro. Ai nostri giorni è fortunatamente scomparsa la superstizione ma è purtroppo calato in maniera impressionante l’impegno di tutti nel lavoro, nella scuola, nei divertimenti o, in genere, in tutte le manifestazioni dell’animo umano.

 

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