Ai tempi moderni il progresso ha raggiunto limiti cosi notevoli da escludere ogni possibile motivazione di meravigliarsi quando appare notizia di qualche novità.
Quello della misura con grande precisione della distanza che intercorre tra due punti, ha costituto uno dei problemi più difficili da risolvere in tutta la pratica topografica perchè tale determinazione era poi necessaria per definire l’intera serie di base della topografia. Ai nostri giorni non solo esistono strumenti che forniscono dette distanze in maniera precisa e veloce ma addirittura è superata la necessità di usufruire del dato “distanza” per comporre con la massima precisione altri sistemi più complessi. Nè è un esempio eclatante la determinazione delle coordinate nei vari sistemi della superficie terrestre poichè qualunque dato è oggi fornito immediatamente con la massima precisione e facilità. Un tempo per risolvere lo stesso problema occorreva adottare procedure complesse le quali però basavano la determinazione dei risultati sempre sulla conoscenza delle distanze tra punto e punto.
Fatta questa premessa risulta senza dubbio interessante la procedura cui si doveva ricorrere per determinare l’elemento base e cioè la distanza reale tra due punti senza di che tutta la topografia sarebbe fallita in partenza.
In quei tempi c’era un solo elemento che si riusciva a misurare con grande precisione ed era l’apertura angolare tra due direzioni dei lati di un triangolo. Esistevano infatti degli ottimi teodoliti veri capolavori di tecnica meccanica ed ottica, i quali, sia pur con la ripetizione multipla delle misure, permettevano di arrivare all’angolo esattamente misurato sul posto.
SE questa era l’unica determinazione possibile era ovviamente quella la sola metodologia da usare.
Bisogna però tener presente che per determinare le distanze non è assolutamente sufficiente conosce misure angolari ma bisogna in ogni caso partire da una misura lineare. La tecnica di allora ha risolto questo problema producendo una stadia di grande precisione chiamata stadia invar in quanto era una barra con due segnali triangolari posti ognuno per estremità e posti alla distanza assolutamente precisa di due metri lineari. Per garantire dalla possibilità di variazioni dovuti ai vattori atmosferici, i due triangoli erano collegati da un filo di invar considerato assolutamente invariabile in ljunghezza anche al variare della temperatura.
Una volta entrati in possesso di due apparecchiature l’una in grado di fornire una distanza esatta e l’altra di misurare con estrema esattezza l’angolo al vertice di un triangolo isoscele avente una lunghezza non superiore ai 30 metri circa e che fosse composta da una base lunga esattamente due metri, ponendosi al vertice con il teodolite e misurando l’angolo al vertice era possibile avere tramite la tabella allegata, la distanza esatta tra i due punti cioè tra asse strumento e mezzeria della stadia in invar.