UNO STRALCIO REALIZZATO IN DIFFORMITÀ’ CON IL PROGETTO GENERALE DELL’OPERA INTERA MINA ALLA BASE IL RISULTATO FINALE.

Uno dei mali che affliggono le opere pubbliche di grandi dimensioni viene alla luce quando, per necessità contingenti o per deleteria abitudine, si eseguono opere parziali preoccupandosi soltanto di risolvere problemi del momento senza verificare se l’intervento in corso sia congruente con l’opera di cui si tratta considerata nel suo assetto totale funzionante contemporaneamente nell’insieme di tutte le parti che la compongono

La necessità di coerenza di tutte le varie strutture considerate nel loro assetto finale e complessivo è tanto più sentita quando entrano in gioco problemi idraulici che sono caratterizzati dalla intima interconnessione tra tutte le varie aree considerate nel loro insieme organico. In realtà il funzionamento di un solo stralcio di opere è strettamente correlato con quelle vicine le quali a loro volta dipendono idraulicamente da tutte le altre. Tipico l’esempio di una rete di distribuzione degli acquedotti di tipo magliato nella quale qualunque intervento locale condiziona ed è a sua volta condizionato più o meno intensamente dagli elementi vicini o lontani ma sicuramente da tutti quanti nessuno escluso. E’ questo un concetto base, un principio fondamentale dell’idraulica che acquista una validità ancora maggiore nei sistemi di fognatura che funzionano a pelo libero essendo il moto dell’acqua funzione diretta delle condizioni al contorno .

Ma una vera e propria esasperazione dei concetti esposti spinta ad un livello che, a giudizio di chi scrive, rasenta l’incredibilità si evidenzia nell’intervento che forma l’oggetto della presente nota. Per darne una buona rappresentazione occorre tracciare in breve la storia della fognatura in questione.

La rete di fognatura di Mestre, essendo derivata da successivi interventi tesi a soddisfare il travolgente crescere decennio per decennio dell’urbanizzazione mestrina senza mai preoccuparsi di creare un insieme fognario coordinato, denuncia rilevanti disservizi soprattutto nello smaltimento delle acque di pioggia, essendo comprovato dai molti allagamenti che hanno interessato gran parte del territorio urbano. La soluzione del problema è da sempre intravista nel mettere in atto una vera rivoluzione consistente nella trasformazione della tipologia costitutiva del sistema che dal tipo misto attualmente esistente dovrebbe diventare separativo, sistema per altro sempre osteggiato dall’Ente Gestore che considerava quella esistente come unica tipologia possibile in considerazione dello stato di fatto ormai a senso unico. Interveniva in questi ultimi tempi una disposizione legislativa regionale la quale, esclusa categoricamente la costruzione di nuove tubazioni fognarie di tipo misto, imponeva di fatto l’attuazione della citata e fortemente auspicabile rivoluzione fognaria basata sulla trasformazione dell’esistente sistema a fogna mista in nuovo sistema separativo con doppia rete di condotte rispettivamente per acque bianche e acque nere.

E’ fuori di dubbio che la decisione sia interamente condivisibile in quanto rappresenta l’unica soluzione che si adatti perfettamente ad un territorio come quello mestrino disseminato di rii, di canali di bonifica e di scoli di diverso tipo che sicuramente sono in grado, abitato per abitato, di ricevere ed evacuare le acque di pioggia scaricandole in tempi brevissimi nei canali locali e quindi evitando di addurle per lunghi tratti come avviene da anni ed anni con grande difficoltà e frequenti esondazioni.

La prima considerazione da fare riguarda senza dubbio la necessità che, per dar corso ad una vera e propria rivoluzione come quella di cui si parla, sia assolutamente  necessario un approfondito studio che fissi le nuove basi per la realizzazione, sia pur attraverso gli anni, della nuova fognatura separativa partendo a “tabula rasa” cioè rivedendo da zero tutta la costituzione del nuovo complessi basato sulla riutilizzazione delle condotte di tipo misto esistenti opportunamente integrate e modificate in modo da costituire una futura nuova rete per sole acque bianche con scarico nei rii e canali i quali, come si è detto, sono diffusi in tutto il territorio. Tale rete di bianca deve essere affiancata da un nuovo sistema di condotte per acque nere atto ad addurre in futuro tutte le acque reflue di Mestre all’impianto di depurazione finale. ( si veda allo scopo l’articolo ” la fognatura pseudoseparativa )

Quello che sta accadendo a Mestre smentisce totalmente tale assunto di base visto e considerato che si sta iniziando la grande opera di trasformazione della rete fognaria unitaria esistente in rete a doppia condotta senza aver prima effettuato alcuno studio di strategia generale ma limitando l’intervento ad un solo quartiere che viene considerato alla stessa stregua di un’oasi del deserto cioè una entità a sè stante mentre nella realtà essa costituisce una piccola parte del grande centro urbano della città essendo circondato da aree fittamente abitate le quali senza dubbio in un periodo futuro, che non si sà quanto lontano, dovranno sottostare anch’esse alla regola che impone reti fognarie separative rendendo inevitabili i mille problemi che sorgeranno a causa della mancata strategia costitutiva e funzionale della nuova rete separativa dell’intera città di Mestre.

Si vuol far rilevare come, se l’intervento parziale, che avrà inizio a Mestre tra breve, da un lato otterrà il beneficio di una rete bianca momentaneamente funzionante a dovere e quindi risolvendo i gravi e frequenti problemi di allagamento dell’area in oggetto,in quanto atta a smaltire subito nei recettori finali le acque di pioggia, in compenso però non darà risultati così positivi negli anni futuri quando richiederanno di essere immesse nella stessa rete altre acque esterne rispetto al quartiere ora fognato. Il male maggiore riguarda le acque nere che, anche dopo aver effettuata la costruzione i una nuova rete nera della sola area locale, dovranno essere reimmesse nelle esistenti condotte miste annullando quindi ogni beneficio.di depurazione finale delle acque reflue di Mestre.


Scaricatore di fondo tipico della rete pseudo separativa

Una buona regola di trasformazione da misto a separativo richiede invece che, prima di realizzare reti separate locali, occorra risalire con una nuova condotta nera che partendo dall’impianto finale di depurazione arrivi al quartiere da fognare in modo da garantire fin da subito la separazione dei due tipi di acque. Al riguardo l’obbiezione che sicuramente viene sollevata si basa sulla scarsità di fondi disponibili che costringono a prediligere la risoluzione dei problemi contingenti rinviando al futuro la costruzione della citata condotta finale delle acque nere. Queste modalità sono quelle che purtroppo costituiscono la normalità italiana confermando il triste ben noto primato italiano in base al quale non si provvede mai alla costruzione di opere di  prevenzione e salvaguardia dai gravissimi dissesti che ci colpiscono, al contrario si aspetta l’arrivo delle inevitabili tragedie come i gravi allagamenti,come i terremoti, come il crollo dei ponti dovendo, in tali drammatici casi, intervenire d’urgenza a posteriori per lenire i danni e rimediare alla meglio ai dissesti con un dispendio economico molto superiore rispetto a quello che si sarebbe impiegato per eseguire in tempo utile le opere di prevenzione.

La conclusione di questa nota vuol far rilevare che anche nel caso della nuova fognatura di tipo separativo che sarà costruita tra breve nel quartiere della zona di Viale San Marco si dà, senza che ce ne fosse bisogno, una prova del modo completamente errato di costruire importanti opere pubbliche. L’aspetto peggiore è l’aver incominciato una importantissima rivoluzione nel modo sbagliato compromettendo la futura costituzione di quella che avrebbe potutoessere finalmente la fognatura vera di Mestre e che invece continuerà, come avvenuto finora, ad essere formata da tante piccole reti fognarie sconclusionate e per nulla collaboranti tra di loro con le conseguenze più gravi che si possa immaginare.

INDIETRO  

ALLAGAMENTI DI MESTRE

esempio di Mestre allagata nel 1997

Uno dei mali che affligge la città di Mestre è rappresentato dai frequenti allagamenti che interessano soprattutto il centro abitato in quanto dovuti per la stragrande maggioranza, non già alla tracimazione degli argini dei fiumi o dei rii che la attraversano, ma invece a disfunzioni del sistema di scolo delle acque piovane e soprattutto della fognatura. La dimostrazione di questa dicotomia e ripetutamente spiegata nei vari articoli di questo sito e che trattano della fognatura di Mestre. Come apparirà dagli articoli più recenti  in  questi  ultimi tempi si è aggiunto un ulteriore pericolo gravissimo dovuto alla barriera continua costituita dai marginamenti della zona industriale di Porto Marghera la quale formerà una  barriera allo sfogo in laguna della falda freatica del territorio abitato provocandone un   rialzo della di per sè già grave quota di allagamento dovuta come detto alle  disfunzioni della fognatura comunale con un risultato finale di imprevedibile drammaticità

INDIETRO AVANTI

FOGNATURA DI MESTRE – ALTRI TRENTA MILIONI DI EURO GETTATI AL VENTO SE NON ADDIRITTURA PER FARE DANNO

Nella riunione organizzata da Veritas alla Carbonifera il giorno 20-12-2011 per aggiornare i comitati allagati sul sistema di sgrondo delle acque dal territorio di Mestre si è impiegato quasi totalmente il tempo alla descrizione di cinque nuovi interventi fognari a Mestre per un importo complessivo di circa 31 milioni di euro già praticamente disponibili.
Nel mentre occorre subito essere soddisfatti perché finalmente con detti lavori si dà atto alla necessità di effettuare la separazione fognaria delle acque bianche da quelle nere, il che rappresenterebbe in assoluto l’unico modo per arrivare ad un buon risultato, bisogna anche rilevare il ripetersi all’infinito delle condizioni in base alle quali qualunque opera mestrina importante non può essere esente dai più gravi errori che si possano immaginare e che portano alla situazione che, in tutti i settori compreso quello degli allagamenti, è tragicamente sotto gli occhi di tutti.
Quelli descritti ed in via di attuazione sono cinque progetti di opere ubicate in 5 diverse zone che vengono (finalmente) dotate di fognatura di tipo separativo. Si prevede quindi che le acque di pioggia vengano subito scaricate nei canali ottenendo il grosso vantaggio di evitare che abbiano a provocare allagamenti, mentre soltanto le acque nere vengono avviate alla depurazione finale. Quello che manca è però una strategia generale che coordini questa importante decisione in quanto (come al solito) si fanno tanti progetti ognuno a sé stante nel mentre il buon senso, la buona tecnica ed anche le disposizioni di legge imporrebbero tassativanmente che in un sistema tutto interconnesso come è la fognatura mestrina si debba prima decidere sulla carta la situazione complessiva e solo successivamente passare a realizzare le varie parti che la compongono. Si tratta dell’errore gravissimo che compromette alla base tutto ciò che viene costruito a Mestre e soprattutto l’intero sistema fognante..
Nel caso specifico queste le domande da porsi: ma come si fa a progettare opere di fognatura separativa quando il progetto generale, che per legge ne fissa le regole, prevede tutte fognature di tipo misto? Ed ancora. Va bene scaricare subito le acque bianche nei canali ma che ne sarà delle acque di prima pioggia che sono inquinatissime? Le soluzioni, tutte altamente deleterie, possono essere due: Prima soluzione infischiarsene delle acque di prima pioggia e scaricarle subito nei canali e quindi in futuro, quando il problema verrà a galla per i gravi danni che fanno queste acque, si provvederà a rifare gran parte del lavoro fatto e, seconda soluzione, costruire un numero illimitato e del tutto incognito e scoordinato di vasche di prima pioggia creando un sistema costosissimo, e caotico di cui si sa l’inizio ma non la fine né se ne conoscono i risultati.
Ed il problema della prima pioggia è solo l’ultimo dei problemi: prima di iniziare una sostanziale modifica di principio come è la tanto auspicabile separazione tra bianche e nere in un territorio così difficile come Mestre e sia pure a piccoli tratti, bisogna assolutamente fissare sulla carta le linee generali, definire i tracciati definitivi principali, le vasche di prima pioggia in numero il più basso possibile ma concepite razionalmente. In altre parole prima di passare anche ad una minima parte di separativa bisogna sapere, almeno in linea di massima, che succederà di tutto il resto della fogna. Agire per improvvisazioni, come si sta da tempo facendo a Mestre, significa allontanare e complicare sempre di più la soluzione vera dei problemi gettando al vento somme colossali di pubblico denaro.
Quello che mi sconvolge è il fatto che in una riunione in cui erano presenti fior di autorità, fior di tecnici, fior di responsabili nessuno dico nessuno abbia concordato con il mio intervenuto nel quale ho fatto presente, ancora una volta, che si realizzano opere (oltre trenta milioni di euro!) dalle quali deriveranno, come il solito, risultati imprevedibili ma sicuramente disastrosi per la totale mancanza di coordinazione generale di un problema così importante. Nessuno si è meravigliato di nulla nemmeno quando ho chiesto conferma del fatto che tutte le opere fognarie di Mestre sono coordinate sulla base di un progetto generale redatto nel 1992 (venti anni or sono!) e per giunta, essendo la fognatura in esso prevista interamente di tipo misto, le opere dei cinque progetti in argomento ne sono totalmente difformi anche se detto progetto generale deve costituirne il sacrosanto vangelo .
Io capisco Veritas (anzi non la capisco affatto perché continua ad assumersi responsabilità giganti che probabilmenhte competono ad altri) alla quale basta continuare a costruire opere improvvisate di volta in volta, convinta che in questo modo venga risolto un problema che invece stà diventando di anno in anno sempre più grave, ma non capisco le autorità che approvano in periodi di grande crisi economica come questo, finanziamenti così cospicui e totalmente privi di una dimostrazione credibile della loro validità. Non capisco i politici, di tutti i partiti, come, nonostante i continui allagamenti, non vedano che lavori si stanno in realtà facendo.

 

Redatto dicembre 2011

INDIETRO AVANTI

LA FOGNATURA DI MESTRE E’ DESTINATA AD ESSERE PER SEMPRE UN BIDONE?

Sono trascorsi ben dieci anni da quando lo scrivente ha pubblicato in internet ed ha fatto pervenire a molti degli enti direttamente interessati alla costruzione e gestione della fognatura comunale di Mestre due note intitolate provocatoriamente “LA FOGNATURA DI MESTRE E’ UN BIDONE?” , tuttora leggibili in questo stesso sito e nelle quali si metteva in dubbio la funzionalità del sistema fognario mestrino facendone risaltare i presunti difetti principali.
Nelle note venivano indicate alcune soluzioni che, sempre a giudizio dello scrivente, potevano contribuire notevolmente a migliorare la situazione.

Dopo un decennio è interessante esaminare la realtà di quanto accaduto in merito, quante delle affermazioni di allora si sono dimostrate o non veritiere e quante delle soluzioni proposte sono state accolte o bocciate perché ritenute inattendibili o per altri motivi.

Inizierei la discussione riportando letteralmente la frase con la quale il Sindaco di Venezia prof. Cacciari ha introdotto la sua presentazione dell’interessante convegno “ALLUVIONE DEL 26 SETTEMBRE 2007 esiti tecnici delle attività commissariali” tenuto presso il Centro Pastorale Cardinale Urbani di Zelarino il 15.05.2009. Questa la frase: “Il fatto che per risolvere i problemi degli allagamenti di Mestre si sia dovuto ricorrere al Commissario esterno è la dimostrazione del fallimento totale dei nostri servizi”.

Passerei quindi in rassegna i principali punti toccati nelle mie due precedenti relazioni citate. In esse veniva ribadita la esistenza di inammissibili e colpevoli immissioni in fognatura di acque bianche non pertinenti. Veniva anche fatto rilevare come, invece di provvedere a scoprirle in quanto erano e sono tuttora del tutto incognite e soprattutto, invece di studiare il modo per eliminarle, venivano potenziati gli impianti di sollevamento della fognatura fino a trasformarli in veri e propri impianti idrovori atti a smaltire le inusitate portate il che, oltre a non raggiungere gli effetti sperati, contribuiva a convalidare lo stato irregolare e colposo di una fognatura adibita alla evacuazione di acque che sono invece di competenza dei consorzi di bonifica. Nel mentre ribadisco qui che quello in oggetto è uno dei più gravi difetti della fognatura mestrina, trovo che sono gli avvenimenti succedutisi nel tempo a darne piena conferma: si sono avuti due tragici allagamenti della Gazzera Bassa rispettivamente il 01.06.2007 e cioè quindici giorni dopo la cerimonia di inaugurazione delle nuove pompe della centrale di fognatura di Zelarino le quali, a detta degli intervenuti, avrebbero dovuto salvaguardare la Gazzera dalla gran parte degli allagamenti, e l’eccezionale allagamento del 26.sett. 2007 che, oltre alla Gazzera stessa, ha interessato anche gran parte della città. Una ulteriore e determinante conferma la si evince dalle dichiarazioni e dall’operato dell’Ing. Petris progettista di un importantissimo elaborato denominato ” Revisione critica dello studio generale del sistema di raccolta e collettamento delle acque meteoriche nel territorio della terraferma veneziana” ma in pratica consistente nel rifacimento del progetto generale della fognatura di Mestre. Ebbene in detto elaborato viene confermata la dannosa presenza delle immissioni in argomento e, per ovviarvi, sono progettate importanti opere aventi lo scopo di deviare le acque non pertinenti nei canali di bonifica o nei fiumi mestrini evitando l’attuale loro immissione in fognatura. E’ da rilevare come nei precedenti progetti fognari nessuna opera di questo genere era prevista e che le poche allora realizzate con lo stesso intento di estromettere le acque non pertinenti dalla fognatura, costituiscono delle violazioni del progetto generale allora vigente, con varianti assolutamente non consentite né delle leggi che regolano la realizzazione delle opere pubbliche né dal comune buon senso che ammettono soltanto opere facenti parte di un progetto generale valido ed approvato che coordini tutti gli interventi. Mi sento di poter affermare ad alta voce che se ben dieci anni fa si fosse seriamente pensato a risolvere questo problema come da mè auspicato e tutto ciò con una progettazione seria dello stesso tipo di quella ora coordinata dal Commissario ing. Carraro, ben diversa sarebbe ora la situazione di Mestre.

Un altro punto toccato nelle mie precedenti relazioni riguardava la Gazzera bassa e le due assurdità ivi presenti ed in dettaglio il voler addurre le acque bianche fino a Zelarino per poi farle in parte tornare sui propri passi ed in secondo luogo nell’aver collegato idraulicamente tra di loro i due bacini di Gazzera e di Zelarino posti a quote diverse tramite le condotte che sotto passano il fiume Marzenego. Ebbene la pericolosità di tale sistema e la sua irrazionalità è confermata dal fatto che nel progetto dell’Ing. Petris citato, si prevede di raddoppiare la centrale fognaria di Zelarino dividendola in due parti distinte una per Zelarino ed una per la Gazzera e cioè creando finalmente la separazione idraulica tra i due bacini. Ma ci volevano dieci anni per accorgersene? Ed i danni che si sono avuti e che si avranno prima della realizzazione della nuova centrale di Zelarino a chi devono essere attribuiti?

Non ritengo di dilungarmi in questa sede sui molti altri argomenti che contribuirebbero a mettere in dubbio la funzionalità del sistema fognante in oggetto e a confermare i contenuti degli articoli citati ma riporto la discussione su l’argomento principe, quello dal quale derivano i mali peggiori, quello che tutti conoscono e che tecnici, cittadini stampa ecc. ecc. ammettono ma che nessuno vuol nemmeno prendere in seria considerazione. Intendo parlare della necessità che aveva e che ha tuttora Mestre di essere interamente dotata di una fognatura di tipo separativo.
Se si rileggono le mie due precedenti relazioni si capisce quali sono, a giudizio di chi scrive, le motivazioni e prima fra tutte, il fatto che una città come Mestre caratterizzata da un territorio pianeggiante e posto sotto il livello della marea ma che ha la fortuna di essere dotato di una fittissima rete di canali di bonifica ottimamente gestiti, di fiumi, di rii ecc. doveva fin dall’inizio approfittarne per attuare, dopo aver potenziato convenientemente i canali di bonifica, l’allontanamento subito dopo la pioggia di tutte le acque bianche scaricandovele quanto prima e località per località. Questa era ed è la unica vera soluzione!. Ma cosa si è invece fatto e cosa si continua a fare? Si immettono tutte le acque bianche in una fognatura di tipo misto mescolandole quindi con le nere e trasportandole per percorsi lunghissimi che richiedono ripetuti pompaggi!. Quando piove molto si provvede a scaricarne una gran parte direttamente nei canali e nei rii e a convogliarne una prima parte nei due impianti di depurazione di Campalto e di Fusina posti alla estremità sud del territorio. Ne deriva un sistema, a mio parere, pessimo sotto tutti i punti di vista: costoso per l’enorme quantità di energia elettrica di pompaggio, inefficiente per le enormi portate in gioco che continuano a provocare allagamenti ed inefficace per tutelare una laguna delicatissima come quella di Venezia dagli inquinamenti provocati dagli scaricatori di piena e dagli impianti di depurazione dai quali escono, con destinazione finale nella laguna stessa, acque non adeguate. Ad aggravare la situazione contribuisce il fatto di cui si è detto, che nella fognatura sono immesse grandi quantità di acque bianche non pertinenti e del tutto sconosciute che ne alterano profondamente il funzionamento.

Ma si sta verificando ora un fatto eclatante, la prova regina di tutto quanto detto finora, un elemento che, sempre a giudizio di chi scrive, non può essere messo in secondo piano. Si sono redatti una serie di piani generali di intervento che interessano, tra l’altro, il sistema fognante mestrino. Tali piani, senz’altro validissimi per le importanti tematiche trattate, sono però tutti basati sul mantenimento della fognatura di tipo misto nella maggior parte del territorio, limitando quella separativa a piccole aree periferiche di recente o di futura edificazione. Ebbene se si esamina ad esempio il ” PIC = Piano integrato Campalto” balza agli occhi come un impianto di depurazione come quello di Campalto che sta svolgendo un ruolo primario nelle operazioni di trattamento delle acque reflue di Mestre, non sia più ammesso. In altri termini le acque miste provenienti da una gran parte di Mestre non potranno più essere scaricate, pur avendo subito un trattamento che rappresenta quanto di meglio sia consentito dalla moderna tecnica depurativa, nella laguna proprio di fronte al centro storico di Venezia.

Con lo stesso scopo di evitare una ulteriore e similare immissione in laguna si stà già realizzando una condotta a mare della lunghezza di circa 30 Km la quale consenta di scaricare in mare aperto al largo dell’Isola del Lido le acque depurate dall’impianto di Fusina.

In definitiva viene stabilito un principio basilare che modifica radicalmente le modalità di accettazione degli scarichi in laguna, modalità che in futuro rimarranno valide per tutte le opere che vi si scaricano, nessuna escusa!

Ed allora cosa si è pensato di fare? Si è deciso di mettere fuori servizio l’intero impianto di depurazione di Campalto con tutti gli annessi e connessi e di trasferire sic et sempliciter le acque miste nere e bianche di prima pioggia che oggi vi pervengono fino all’altro impianto di depurazione di Fusina. Questo fatto significa, innanzitutto, ammettere ancora una volta di aver commesso errori madornali nelle precedenti progettazioni e precisamente nel non aver previsto fin dall’origine il solo impianto di Fusina che è il solo a poter scaricare le acque trattate fuori laguna. In secondo luogo, se nessuna obbiezione può essere mossa sulla opportunità di avere a Mestre un solo impianto di depurazione ( quello di Fusina ) che può essere dotato di scarico in mare aperto, ci rendiamo conto cosa significa tutto questo? Ma ci si rende conto cosa significa il trasferimento delle acque miste ( teoricamente in piccola quantità ma in realtà aventi volumi enormi a causa delle molte immissioni improprie e sconosciute in fognatura ) che, tramite pompaggio, ora arrivano a Campalto per farle arrivare fino a Fusina cioè all’estremo opposto dell’abitato di Mestre ed ancora una volta tramite pompaggio? E che ne sarà delle acque di supero che non vengono inviate a Fusina? Inoltre: ma è possibile prendere decisioni così importanti senza aver valutato tutte le possibili alternative e prima tra tutte quella della separazione nere/bianche?

A questo punto è necessario convincersi che trasferimenti così importanti come quelli in argomento devono assolutamente essere limitati alle sole acque nere non essendo nemmeno concepibile comprendervi, come si vuol fare, anche acque di pioggia il cui ammontare, come già detto, è solo teoricamente limitato ad un massimo di cinque volte la portata nera mentre nella realtà comprende enormi volumi che entrano nelle vecchie condotte della rete da provenienze le più disparate come sono, ad esempio, le piogge di piccola entità, il drenaggio della falda freatica operata da condotte obsolete, lo sgrondo di aree prettamente agricole ecc. ecc..
Ma, si obbietta, non è materialmente possibile realizzare la nuova rete nera nelle strade di Mestre già colme di sottoservizi. E’ facile ribattere che la rete mista esistente ed obsoleta, qualora dovesse conservare la sua funzione di raccogliere ed addurre anche le acque nere, dovrebbe essere per la gran parte rifatta o quantomeno rivestita internamente come si usa fare per ristabilirne la indispensabile tenuta idraulica. L’onere finale di questo rifacimento si avvicina a quello di una nuova rete nera da costruirsi in profondità al fine di sotto passare cavi e tubazioni dei vari servizi esistenti nelle sedi stradali ma con una differenza sostanziale data dal fatto che in tale ipotesi si potrebbe disporre di una rete nera tutta nuova, costruita in gres o in altro materiale atto a fornire tutte le garanzie di buona tenuta e durata con altri vantaggi notevolissimi quali un notevole miglioramento dello sgrondo delle acque piovane attuato dalla esistente rete mista la quale, una volta privata delle acque nere e quindi trasformata in rete bianca e spezzettata in tanti tronchi di piccola lunghezza, potrebbe agevolmente scaricarsi nei canali evitando molti degli allagamenti che oggi affliggono Mestre, e consentire inoltre il raggiungimento di quel risultato, inutilmente inseguito da anni e con impiego di enormi capitali, di una depurazione e scarico ottimali delle acque reflue e quindi di salvaguardare veramente la laguna da immissioni altamente dannose. Riguardo alle modalità costruttive di una nuova rete nera e quindi di dimensioni relativamente piccole e posta a notevole profondità, sono da rilevare le moderne modalità di perforazione del sottosuolo, più volte già adottate anche a Mestre da Veritas, che consentono di sottopassare agevolmente con nuove tubazioni i servizi di cui sono intasate le vie mestrine.
Un’altra critica al sistema separativo di cui si discute è data dall’asserita impossibilità di intervenire su strade ed edifici ora a sistema fognante misto. Si tratta di un problema già affrontato altrove e risolto con due iniziative e cioè da un lato con un programma costruttivo delle opere caratterizzato da tempi molto lunghi e dall’altro con la scelta di una nuova fognatura di tipo pseudo separativa e cioè studiata apposta per permettere al sistema attuale ad acque miste di continuare per tutto il tempo necessario per graduare il passaggio al nuovo assetto di tutto il territorio. Sono state già adottate con buoni risultati diverse tipologie di fognatura pseudo separativa ( in Francia “Egout pseudo separtif”, in Inghilterra “Partially separate sewer”) alcune basate sul mantenimento temporale ma anche indefinito di zone particolari a sistema misto ma che prevedono tassativamente l’estensione della nuova rete nera su tutto il terrritorio e comunque il recapito nella rete bianca delle acque dei piazzali e delle strade.
È da rilevare come in questa sede non si pretenda affatto di costruire entro breve tempo la nuova fognatura nera il che costituirebbe un’impresa praticamente irrealizzabile, ma come si auspichi invece di effettuare urgentemente una progettazione seria del sistema fognante separativo da sottoporre ad attente verifiche e se ritenuta valida, come è probabile, di approvarla e rendere ufficiale una volta per tutte la definitiva rivoluzione della fognatura senza la quale non si otterranno mai risultati reali ma solo continue ed inconcludenti modifiche nella strategia di base come quella citata, di esito molto incerto e non certo l’ultima in ordine di tempo, volta alla dismissione dell’impianto di depurazione di Campalto.
La auspicata realizzazione del nuovo sistema ad acque separate esteso a tutto il territorio mestrino avrebbe luogo pian piano in concomitanza col verificarsi di interventi edilizi diffusi, mantenendo nel frattempo l’esistente fognatura mista ma eseguendo solo opere congruenti con il nuovo sistema separativo tenuto ben presente l’obbiettivo finale di trasformare la rete attuale in una rete esclusiva per le acque bianche. Oltre a migliorare notevolmente lo sgrondo e quindi evitare allagamenti delle aree abitate, una rete bianca di questo genere risolverebbe molti dei problemi secondari oggi insoluti ed insolubili come quello rappresentato dalla immissioni di acque non pertinenti di cui si è prima parlato e che verrebbero immediatamente riportate al loro destino naturale cioè ai canali di bonifica, come quello del drenaggio della falda freatica che non avrebbe più alcun rapporto con le acque nere ed infine migliorerebbe notevolmente le modalità di sollevamento meccanico di portate enormi grazie alla modesta estensione dei tratti da far percorre alle acque bianche per farle arrivare nel canale più vicino.
Una volta reso valido il nuovo progetto di fognatura separativa si potrà e si dovrà continuare a lungo con l’esistente sistema misto avendo in mano valide motivazioni per ribattere a tutte le richieste di modifica del tipo di quella che ora pretenderebbe la dismissione di Campalto, motivazioni tutte basate sulla necessità di realizzare, finalmente, la separazione delle acque reflue.

Sussiste un altro fattore tutt’altro che secondario che gioca a favore della auspicata separazione delle nere ed è la ben nota presenza lungo la rete mista di numerosi ed imponenti scaricatori di piena che deviano e devieranno in laguna grandi volumi di acque le quali, anche in presenza di vasche di prima pioggia, non rispettano sicuramente le nuove modalità di accettazione degli scarichi in laguna di cui si è prima detto: quando questo problema verrà alla luce così come è venuto ora alla luce il problema dei due impianti di depurazione, come si intende affrontarlo? Forse, per assurdo ma in analogia con quanto si progetta ora di fare nel PIC, costruendo numerose e lunghissime condotte per il trasferimento fino a Fusina delle acque in uscita dagli scaricatori, o forse costruendo nuovi impianti di trattamento locali distribuiti in lungo ed in largo per Mestre e cioè ritornando allo stato ante 1991? Ma, si obbietta, le regole in vigore ammettono in tutta Italia la presenza di scaricatori di piena purché costruiti e gestiti in maniera opportuna e quindi non si capisce perché dovrebbero sorgere problemi per quelli mestrini. La controdeduzione è estremamente semplice: quando mai è stato vietato lo scarico a mare di acque depurate come accade a Campalto ed a Fusina?. Pertanto, se si è arrivati, come sta realmente accadendo in questi giorni, a formulare due nuove regole di scarico che prevedono da una parte la dismissione dell’impianto di Campalto e dall’altra la costruzione della condotta a mare di Fusina per il fatto che immettono in una laguna estremamente delicata come quella di Venezia delle acque trattate, tanto più si arriverà alla esclusione degli scaricatori di piena che vi collettano acque di fogna le quali presentano solo una grande diluizione ma che sono pur sempre acque reflue di fogna !

Ancora una volta la soluzione è data solo e soltanto dalla fognatura separata con una efficiente rete per sole acque bianche che, per la salvaguardia della laguna dalle acque inquinanti, necessita soltanto delle vasche di prima pioggia che si scaricano in un secondo tempo nella nuova rete nera per la successiva depurazione delle sole acque di prima pioggia medesime.

Un altro vantaggio tutt’altro che secondario presentato dalla nuova e funzionale rete separativa è rappresentato dal poter finalmente razionalizzare la rete generale di collettamento e le modalità di pompaggio dell’intero sistema mestrino che all’epoca attuale è quanto di più sbagliato si possa immaginare essendo costituito non già da una rete di collettori e di impianti di sollevamento concepiti per addurre le ingenti portate ai due impianti finali di depurazione posti rispettivamente a Fusina ed a Campalto ma bensì da una forzato adattamento dei bacini iniziali attuato trasformando i vecchi e dismessi impianti di depurazione in altrettanti impianti di risollevamento. In altre parole le acque miste ai nostri giorni passano in serie da un impianto all’altro con percorsi i più strani e dispendiosi. La prova eclatante è data dalla fognatura mista della Gazzera nella quale le acque miste sono dapprima addotte verso nord fino all’impianto di Zelarino per essere poi sollevate e rimandate verso sud di nuovo alla Gazzera per assumere finalmente la direzione definitiva per Fusina. Da rilevare come la citata razionalizzazione della rete di adduzione diventerebbe assolutamente improcrastinabile qualora si desse attuazione al nuovo collettamente Campalto-Fusina che apporta una ulteriore grave anomalia nello schema idrico generale della fognatura.
A fronte di queste importantissime considerazioni permane la realtà, davvero eclatante, che non viene mai e per nulla presa in considerazione la soluzione vera della rete separativa giudicando a priori come non attuabile ciò che nella realtà rappresenta invece una assoluta priorità. I gravissimi problemi prima elencati vengono risolti con la seguente e troppo semplicistica frase : LA SITUAZIONE EFFETTIVA DELLA FOGNATURA DI MESTRE NON CONSENTE PIU’ DI REALIZZARE LA RETE SEPARATA IN TUTTO IL TERRITORIO!.

Vorrei accennare anche ad un altro elemento atto a dimostrare inconfutabilmente la somma di errori che sono presenti nel sistema fognante di cui si parla. Il Commissario ing. Carraro, tra gli altri compiti svolti compiutamente, ha anche fatto redigere dall’Ing. Petris quell’indispensabile documento che consiste effettivamente nel nuovo progetto generale della fognatura e che sostituisce in pratica il precedente progetto generale da considerarsi assolutamente obsoleto in quanto redatto nel lontano 1991 ed aggiornato solo nel 1994. Lo ripeto si tratta di un elaborato essenziale della cui importantissima esistenza si deve dar atto al Commissario e a tutto lo staff tecnico che con lui collabora. Ebbene questo documento indispensabile non è ancora ufficiale, non ha ancora subito le approvazioni di rito e deve considerarsi già superato in quanto tutte le previsioni tecniche in esso contenute ivi comprese le progettazioni generali e specifiche delle opere, il dimensionamento generale e particolare, le verifiche idrauliche fatte al modello matematico della rete fognaria completa in tutte le sue parti, ebbene tutto questo è fatto non già supponendo di addurre tutte le acque reflue a Fusina come risulta dal PIC bensì partendo dall’ipotesi dei due impianti di depurazione di Campalto e di Fusina ! Come dire che il documento fondamentale che dovrebbe orientare per un ventennio tutte le opere fognarie di Mestre è morto prima ancora di nascere!

Una ultima annotazione tutt’altro che di poco conto. Il regolamento sulla esecuzione delle opere pubbliche italiane prescrive tassativamente che quando si esegue non l’intero ma una parte di un’opera pubblica importante essa debba essere assolutamente conforme al vigente progetto generale dell’opera stessa. Ora, a quanto risultedrebbe a chi scrive, l’intervento di dismissione dell’impianto di Campalto e di trasporto delle acque reflue da Campalto a Fusina, di cui si è parlato, non sarebbe affatto conforme a nessun progetto generale approvato e quindi da considerarsi illecito.

Per concludere questa nota torno alla dichiarazione introduttiva del Sindaco prof. Cacciari su riportata.
Se è ben vero, come asserito dal Sindaco, che il ricorso al Commissario esterno significa il fallimento dei servizi comunali, che dire quando a detto Commissario si affidano compiti mille volte più gravosi e che eccedono totalmente al suo mandato come sono quelli di obbligarlo anche ad entrare nel merito del futuro assetto del sistema di sgrondo delle acque di tutta Mestre comprendendovi opere colossali come la dismissione dell’impianto di Campalto e la conseguente rivoluzione dell’intero assetto fognario?
Occorre invece lasciare che il Commissario svolga a dovere così come sta facendo con competenza e ottimi risultati solo e soltanto gli interventi urgenti e necessari per alleviare la tragedia degli allagamenti nel mentre per tutto ciò che riguarda l’impronta futura e definitiva dell’assetto fognario di Mestre occorre imboccare un’altra strada che parta assolutamente dalla verifica di fattibilità della fognatura separativa. Ciò comporta esami, proposte, tempi lunghi, discussioni, interventi di specialisti che nulla hanno a che fare con lo staff commissariale.

Quelle esposte sono soltanto considerazioni di un cittadino qualunque che fa parte di uno dei molti Comitati sorti a Mestre per cercare di tutelarsi dai continui e dannosi allagamenti, considerazioni che l’autore si augura vengano presto contestate e contraddette dagli addetti ai lavori i quali, contrariamente al sottoscritto, sono in possesso di tutti gli elementi conoscitivi per farlo e che quindi potrebbero fornire documentate prove della non veridicità di tutto o parte di quanto qui asserito. Purtroppo, sull’esperienza di quanto accaduto nel recente decennio, devo sostenere che le mie vecchie e pessimistiche previsioni si sono per la maggior parte avverate e sono state, senza che ce ne fosse bisogno, tragicamente confermate dai troppo frequenti e troppo intensi allagamenti delle aree abitate: sarei molto contento che quelle presenti in questa nota non lo fossero affatto e mi dichiaro pronto a rettificarle anche pubblicamente sulla base delle documentazioni che mi verranno fornite

LA FOGNATURA DI MESTRE E’ UN BIDONE? PARTE SECONDA

PREMESSA

La fognatura di Mestre è nata sotto una cattiva stella. Eccone la breve cronistoria.
Nella sua prima versione (ante 1991) è affetta da errori gravissimi. Nel mentre un territorio come quello mestrino richiederebbe la costruzione di un sistema fognante di tipo separativo cioè costituito da doppia rete di condotte rispettivamente per le acque bianche la prima e per quelle nere la seconda, viene invece scelto il sistema misto ed inoltre, anche se le più elementari norme consigliano la unificazione delle reti, a Mestre il territorio viene suddiviso in molteplici bacini e proliferano gli impianti di depurazione (circa una decina per una città di soli 200.000 abitanti!) sicuramente di difficoltosa gestione. Accortisi, in ritardo, dell’errore si passa alla riprogettazione del sistema fognante. I costosi ed abbastanza recenti impianti di depurazione vengono tutti abbandonati e, sulla base del nuovo progetto generale approvato nel 1991, la rete viene unificata in due soli bacini con due soli nuovi impianti di depurazione: quello di Fusina a servizio della parte ovest del territorio e quello di Campalto per il resto. La notevole estensione dei due nuovi bacini conferisce loro delle caratteristiche totalmente diverse di quelle dei precedenti che erano nati con scopi di raccolta, collettamento e depurazione prettamente locali. Diverse avrebbero quindi dovuto essere anche le caratteristiche della nuova fognatura, invece, aggiungendo errore ad errore, viene mantenuto il precedente assetto fognario e la unificazione delle minuscole reti preesistenti ha luogo tramite una soluzione di ripiego consistente essenzialmente nella costruzione dei condotti che le collegano tra di loro e nella trasformazione degli impianti di depurazione in altrettanti impianti di sollevamento.
Ne è nato un sistema del tutto anomalo in quanto costituito da tanti piccoli bacini idraulici affiancati ognuno dei quali raccoglie ed adduce le acque in un proprio punto baricentrico per poi convogliarle, tramite pompaggio, al bacino seguente dove, arricchite delle portate di quest’ultimo, vengono riprese e riavviate al seguente. Il ciclo si ripete fino ad arrivare all’impianto finale.
Quello descritto non è il solo difetto dell’insieme fognario di Mestre afflitto, come sarà avanti descritto, da carenze così gravi da pregiudicarne l’attuale ed anche il futuro funzionamento.

 

CARATTERISTICHE GENERALI

La realizzazione di un sistema di raccolta ed evacuazione delle acque reflue e di quelle piovane di un territorio come quello urbano di Mestre è irta di difficoltà date dalle particolari caratteristiche del suolo e del sottosuolo. Per arrivare a buoni risultati occorre innanzitutto che le opere, ovviamente da realizzare per stralci successivi, siano armonicamente concepite in modo da costituire alla fine un insieme funzionale ed unitario. In tal senso determinante è la qualità del progetto generale che detta le regole di base di tutto l’insieme. Ed è proprio in questo campo che, a giudizio di chi scrive, si sono registrate gravi mancanze tra le quali, pur se non esaustive, sono da rilevare le seguenti.
1. La redazione del progetto generale della fognatura di Mestre approvato nel 1991 non è stata preceduta, come era doveroso, da una campagna di rilievi della situazione fognaria preesistente anzi, nella relazione generale del progetto medesimo, viene posta come condizione pregiudiziale di validità delle scelte progettuali operate, il fatto che la consistenza delle opere fognarie preesistenti comunicata ai progettisti fosse quella reale. Ciò significa mettere in dubbio fin dal primo mattone tutta la costruzione dell’edificio fognario. Appare ovvio che il concetto di base avrebbe dovuto essere quello opposto: non si può affermare “il progetto non è valido se i dati di partenza sono errati” ma invece ” il progetto è valido perché i dati di base sono stati controllati” !
2. La attribuzione delle portate nere ai vari bacini afferenti a ciascuna condotta del progetto generale in argomento non tiene conto delle previsioni urbanistiche e quindi il dimensionamento generale delle opere fognarie è errato.
3. Lo studio dei bacini scolanti di cui sopra è stata fatta sulla base della carta tecnica regionale scala 1:5000. E’ una carta non sufficientemente dettagliata e non aggiornata per consentire risultati soddisfacenti.
4. I coefficienti di deflusso adoperati per la determinazione delle portate bianche che percorrono i vari condotti non sono adeguati alle caratteristiche dei centri abitati mestrini.
5. Nella nuova fognatura, come indicato nelle premesse, si è mantenuta la precedente conformazione generale in base alla quale il territorio mestrino era suddiviso in tanti bacini ognuno dotato di depurazione propria. Il nuovo assetto fognario di progetto generale prevede la trasformazione dei molteplici impianti di depurazione in altrettanti impianti di sollevamento, ferma restando, come già detto, la struttura generale. Ebbene l’unificazione dei bacini doveva prevedere un assetto totalmente diverso e razionale di tutto l’impianto fognario nel quale fossero evitati percorsi viziosi ed irrazionali (si veda ad esempio il caso della Gazzera nell’articolo ” La fognatura di Mestre è un bidone?)
6. Per quanto concerne raccolta ed evacuazione delle acque bianche il progetto generale si limita alla sola parte centrale del territorio urbano, dove è prevista la fognatura di tipo misto, mentre in tutta la periferia, da dotarsi di fognatura di tipo separativo, la questione viene sbrigativamente risolta con una frase di questo tipo: esiste un sistema di fossi in grado di provvedere alla bisogna. Ciò, in pratica, significa che tutti gli interventi di fogne bianche effettuati in tali zone sono privi di una qualunque base progettuale (vedi ad esempio la condotta di acque bianche di via Martiri di Marzabotto nell’articolo ” La fognatura di Mestre è un bidone?)
7. Gli stralci esecutivi realizzati o in corso di costruzione non sono sempre coerenti con il progetto generale e spesso riguardano opere non previste dallo stesso.

 

FOGNATURA DI TIPO MISTO O SEPARATIVO?

La scelta “fognatura mista o separata?”, sempre difficile, è, nel caso di Mestre, chiaramente delineata a causa delle particolari e molteplici circostanze che la caratterizzano. Tra di esse si descrive quella che, tra tutte, è predominante al punto da giustificare da sé sola la scelta del sistema separativo come l’unico valido nel mentre la fognatura effettivamente realizzata a Mestre è, per la quasi totalità del territorio, di tipo misto.
E’ da rilevare che Mestre e tutto il suo entroterra sono dotati di un servizio di primaria importanza quale è quello di bonifica che è da tempo affidato aI Consorzi di Bonifica. Tali Enti provvedono alla raccolta ed evacuazione di tutte le acque piovane e di altro tipo che vi si raccolgono e, per tale servizio, ricevono annualmente i contributi in denaro che ogni cittadino di Mestre, deve obbligatoriamente versare anche se, nella attuale reale situazione fognaria, lo sgrondo della maggior parte delle acque piovane relative alle aree urbanizzate è effettuato non dai Consorzi ma dal servizio di fognatura comunale al quale i cittadini medesimi versano sistematicamente un ulteriore contributo commisurato alle sole acque nere.
In pratica tutto il territorio comunale è attraversato da una rete primaria costituita dai fossi principali chiamati capofossi, da rii, canali e condotti di bonifica che sfociano in impianti idrovori di sollevamento delle acque o comunque in appositi manufatti idraulici, il tutto atto alla raccolta, adduzione ed immissione, a totale spese e cura dei Consorzi citati, nei recipienti finali di tutte le acque bianche della campagna ed anche delle aree urbane di Mestre e dei comuni vicini. In presenza di un servizio tanto importante e, occorre dirlo, ottimamente gestito da appositi Enti, la soluzione logica per la raccolta ed evacuazione delle acque bianche relative al territorio urbano e cioè di quelle che provengono dai tetti degli edifici o dai piazzali e strade urbane non avrebbe ragionevolmente dovuto che essere quella di costruire dei brevi tratti di condotte per acque bianche di raccordo delle aree abitate con la rete di collettori di bonifica che, come detto, attraversano tutto il territorio comunale in lungo e in largo. Se così si fosse deciso fin dalla esecuzione dei primi lotti di fognatura, il comune avrebbe scaricato al Consorzio il grave problema della evacuazione delle acque piovane essendo, in tale ipotesi, il suo compito limitato alla costruzione e gestione degli allacciamenti privati, delle caditoie stradali, dei citati brevi tronchi di condotto e di qualche piccolo impianto di sollevamento necessario a vincere il dislivello che alle volte sussiste tra condotti stradali e canali del Consorzio. La raccolta ed evacuazione delle acque reflue degli edifici, con la descritta soluzione, si sarebbe dovuto effettuare, questa volta a totale cura del Comune che riceve il relativo contributo dai cittadini, con separata rete di condotte per acque nere.
In definitiva la fognatura comunale risultante da un programma come quello descritto avrebbe assunto una consistenza molto semplice e lineare:
– una rete nera tutta nuova e composta da condotte di diametro relativamente piccolo munita di impianti di sollevamenti anch’essi di modeste dimensioni visto che le acque da addurre sarebbero state solo quelle nere;
– una rete bianca comprendente brevi tratti di condotta di raccordo tra centri abitati e rete del Consorzio.

Planimetria schematica della rete di fognatura di Mestre zona est

 

Ben diversa è la fognatura realmente costruita come ben diversi sono i risultati da essa conseguibili. In pratica il sistema fognario esistente a Mestre è formato da una unica rete di condotte di tipo misto totalmente gestite a cura del Comune tramite l’Azienda Municipale di servizi appositamente creata e, per una gran parte del loro sviluppo, costituenti un doppione dei canali consorziali essendo destinate ad addurre, con lunghi percorsi sotterranei, assieme alle acque nere degli edifici anche le acque bianche. Solo in caso di eventi piovosi eccezionalmente intensi una parte delle acque bianche viene, durante il percorso, scaricata nei canali di bonifica del Consorzio nel mentre una gran parte di tali acque bianche rimane comunque all’interno dei condotti fognari per pervenire, dopo aver percorso lunghissimi tratti di condotta fognaria di grande diametro, ai due impianti di depurazione posti in località Fusina e località Campalto per essere depurata, in quanto si tratta sempre di acque miste bianche e nere, e quindi scaricata in laguna.
Si riporta in fig. 1, a titolo di esempio, una planimetria schematica della parte est del territorio mestrino con l’indicazione della rete di fognatura comunale, dei canali e degli impianti idrovori del Consorzio di Bonifica. Si può notare come le acque bianche della zona urbana sita tra Piazza Ferretto e quartiere S. Paolo vengano addotte per una distanza di ben 8 Km fino alla località Campalto, tramite condotti della fognatura comunale di notevole sezione (da 1 metro di diametro a 2 x 3 metri) dotati di ben 5 impianti di sollevamento nel mentre esistono canali del Consorzio di bonifica che corrono parallelamente a tali condotti fognari e che si sarebbero prestati benissimo a ricevere la totalità delle acque bianche e procedere alla loro evacuazione in laguna tramite gli esistenti impianti idrovori anch’essi del Consorzio Bonifica. Nella planimetria sono visibili i punti nei quali, in caso di forti piogge, ha luogo l’estromissione dalla fognatura di acque non depurate e non soggette ad alcun controllo.
Molti sono gli inconvenienti che il sistema effettivamente realizzato presenta. Tra di essi:
– Notevole impegno sia tecnico che economico per il trasporto delle acque in quanto, in un territorio come quello mestrino nel quale non esistono pendenze motrici naturali, tutte le acque devono essere sollevate meccanicamente ed in quanto i volumi in gioco non sono limitati alle sole acque nere ma comprendono anche una gran parte delle acque di pioggia. Aggrava la situazione il fatto che molte condotte fognarie sono costituite da ex fossi campestri trasformati in tubazioni fognarie dai successivi interventi effettuati man mano che procedeva l’urbanizzazione del territorio e sulla cui reale consistenza è dato di conoscere ben poco. Si tratta spesso di condotti inglobati nella rete fognante che continuano a ricevere anche le acque dei fossi della campagna, con risultati devastanti per l’esercizio. Si devono aggiungere gli inconvenienti della cattiva scelta dei percorsi dei collettori principali dovuta alle modalità di unificazione dei bacini di cui si è discusso in precedenza. E’ in secondo luogo da notare la presenza di condotti di fognatura che sfociano, non nella rete fognante, ma nei canali dei Consorzi di Bonifica con danni altrettanto gravi per il sistema di bonifica in cui non è tollerata immissione di acque di fogna.
– Difficoltà di funzionamento dell’impianto di depurazione finale dato dalla presenza, oltretutto variabilissima nel tempo, di acque bianche in quantità intollerabile a causa non solo dei fenomeni descritti ai punti precedenti ma anche del fatto che molte condotte, in cattivo stato di manutenzione a causa della loro vetustà, sono per la maggior parte del tempo immerse nella falda freatica particolarmente alta a Mestre e quindi effettuano il drenaggio dei terreni che attraversano.
– Scarichi nei canali del Consorzio di bonifica di acque non soggette ad alcun trattamento depurativo effettuati nei periodi di pioggia intensa tramite gli scaricatori di piena o sfioratori. Si tratta di acque ritenute sufficientemente diluite per poter essere recapitate direttamente in laguna senza essere depurate ma sulla cui reale natura è dato di sapere ben poco per cui costituiscono una probabile fonte di grave inquinamento.

 

CONCLUSIONI

Si sono brevemente descritti alcuni gravi errori che, a giudizio di chi scrive, sono stati commessi nella progettazione e realizzazione del sistema fognario di Mestre.
Si sono indicate anche le incongruenze che sussistono nei contributi versati dai cittadini per i servizi relativi alle acque di scarico: contributi versati ai Consorzi di Bonifica senza che tali Enti effettuinino la totale evacuazione delle acque di pioggia, contributi versati al Comune per il collettamento delle sole acque nere nel mentre il Comune si accolla anche lo sgrondo della maggior parte delle acque di pioggia del territorio urbano.
A giudizio di chi scrive quando la fognatura sarà completata con la realizzazione dei rimanenti lotti per una spesa prevista di alcune centinaia di miliardi di lire, si dovrà amaramente constatare il fallimento dell’avventura fognaria mestrina. L’errato dimensionamento delle opere dovuto ad una non corretta progettazione generale ed esecutiva, il mancato coordinamento dei vari stralci troppo spesso non conformi al progetto generale, i fossi campestri che si immettono in fognatura e i condotti fognari che sfociano invece nei canali di bonifica, la presenza di vecchie condotte ammalorate ed immerse per lunghi periodi nella falda freatica, lo scarico diretto ed incontrollato in laguna di acque di fogna effettuato dagli sfioratori o scaricatori di piena, tutti questi ed altri elementi comporteranno un disordine tale da impedire il normale funzionamento delle strutture ed impianti principali: collettori insufficienti all’adduzione delle portate in arrivo, impianti di sollevamento chiamati a sollevare le acque di scolo della campagna e che entrano frequentemente in crisi, impianti di depurazione cui arrivano volumi d’acqua completamente diversi sia per natura che per quantità di quelli previsti, vasche di pioggia non dimensionate per le portate reali, laguna inquinata da scarico di acque non depurate e non controllate ecc. ecc. Per la popolazione il danno più grave sarà quello dei frequenti allagamenti delle aree abitate.
Solo una decisione drastica e difficilissima da prendere può portare alla risoluzione del grave problema: ripartire da zero con un progetto di fognatura nuovo che, pur utilizzando gran parte delle strutture esistenti, abbandoni i vecchi criteri su cui è basato l’attuale sistema fognante.
Il problema è di tale portata da richiedere assolutamente ed urgentemente che venga dato incarico ad un Ente, studio professionale o comunque ad un tecnico esperto e di fama ma esterno al Comune di esaminare i documenti progettuali e le opere realizzate onde verificare la veridicità di quanto asserito nel presente lavoro e poter quindi prendere, a ragione veduta, le decisioni del caso, decisioni che, sempre a giudizio di chi scrive, non possono che essere le seguenti:

1. costruire una nuova rete di fognatura per acque nere estesa a tutta la parte centrale di Mestre (nella periferia si è già realizzata una fognatura separata).
I risultati, eclatanti, sarebbero i seguenti:
– Il Comune potrebbe rientrare nei suoi compiti specifici per i quali riceve dai cittadini il relativo contributo e che sono quelli della raccolta, collettamento e depurazione delle sole acque nere;
– presenza di una rete nera a tenuta estesa a tutto il territorio cittadino e quindi perfettamente funzionante;
– notevole riduzione delle spese energetiche di sollevamento delle acque (attualmente si continua a sollevare, assieme a quelle nere, le acque di pioggia);
– funzionamento ottimale degli impianti di depurazione finale altrimenti compromesso dalla natura, dalla variabilità e dalla quantità delle acque in arrivo;
– eliminazione di tutti gli scarichi abusivi o in condotte non adeguate;
– eliminazione dalla rete fognante di tutte le immissioni di acque non pertinenti come sono, ad esempio, quelle di scolo della campagna che attualmente entrano in grande quantità nella fognatura mista compromettendone il funzionamento;
– eliminazione dello scarico diretto in laguna, tramite gli sfioratori o scaricatori di piena, di acque non depurate e non controllate.

2. adibire l’attuale rete di collettori per acque miste alla raccolta ed evacuazione delle sole acque bianche limitatamente al raccordo tra aree abitate e canali dei Consorzi di Bonifica . Anche se ormai gravemente compromessa dalle opere eseguite, tale operazione potrebbe aver luogo mediante suddivisione in tanti tronchi eventualmente integrati da brevi tratti di nuove tubazioni bianche sfocianti nei canali consorziali.

3. Per la costruzione e per la gestione della fognatura acque bianche, trattare con il Consorzio Dese Sile per la ridefinizione dei limiti di competenza. Esistono infatti nel settore delle gravi incongruenze. Non è ammissibile che il Comune, come succede oggi a Mestre, tramite il proprio sistema fognante provveda a sue spese alla raccolta, assieme a quelle nere, anche delle acque di scolo della campagna e a quelle di pioggia degli edifici strade e piazzali ed al loro sollevamento per immetterle nei canali dei Consorzi di Bonifica o, quel che è peggio, dopo averle addotte per chilometri, scaricarle in laguna quando è il Consorzio di bonifica che riceve dai cittadini proprietari degli immobili il contributo di bonifica per l’evacuazione di tali acque. Sarebbe invece equo che tutte le acque di pioggia fossero raccolte dal Consorzio! In tal senso si potrebbe raggiungere un accordo in base al quale il Comune, ad esempio, limitasse la propria competenza alle caditoie stradali, al loro allacciamento e a quelli degli edifici nonché ai condotti secondari di diramazione mentre i collettori acque bianche principali e soprattutto gli impianti idrovori di sollevamento delle acque bianche fossero interamente sotto la giurisdizione del Consorzio che incassa già il relativo compenso in denaro.
Anche in tal caso i risultati sarebbero eclatanti:
– L’Azienda comunale si sarebbe liberata per la quasi totalità del grave impegno di smaltire le acque bianche di pioggia, impegno che, trasferito in toto al Consorzio Dese Sile, sarebbe finalmente assolto in maniera adeguata all’importanza che esso riveste.
– Potendo contare sul sistema di canali e di impianti idrovori del Consorzio, Mestre potrebbe finalmente sentirsi al sicuro da quegli allagamenti che continuamente la feriscono.

Il lettore, giunto pazientemente alla fine della presente memoria, sarà inevitabilmente portato a giudicare inammissibile che, come raccomandato sopra, l’attuale sistema fognante di Mestre, per la cui realizzazione e gestione si sono spesi e si stanno spendendo ingenti capitali, debba essere abbandonato e sostituito da un sistema di tipo separativo in gran parte da costruire ex novo.
A tale amara verità non si può che contrapporne un’altra altrettanto amara: è corretto continuare nella costruzione e nella gestione di un’opera immane per impegno economico ben sapendo che sia nella suo attuale assetto sia in quello futuro essa sarà fallimentare?

 

NOTE AGGIUNTIVE DEL MAGGIO 2009 IN AGGIUNTA A QUELLE SOPRASTANTI DEL 2000

Giunge notizia che è stata presa la decisione di abbandonare l’impianto di depurazione di Campalto per concentrare tutta la depurazione fognaria a Fusina onde poter scaricare poi le acque depurate in mare aperto tramite una lunga condotta sottomarina. Ciò significa non solo l’abbandono di imponenti opere come le vasche di raccolta o di prima pioggia, le impnenti condotte, gli impianti di risollevamento ed infine l’impianto dui depurazione di Campalto ma significa soprattutto costruire nuove imponenti opere per deviare tutte le acque miste che ora arrivano a Campalto, far loro attraversare tutta Mestre per giungere fino all’impianto di depurazione di Fusina. Tutto questo aggiunge alle osservazionei fatte delle nuove edeterminanti motivazioni per sostenere la assoluta necessità di progettare la separazione delle acque di fogna con scarico immediato di quelle bianche nei canali di bonifica e con adduzione a sollevamento meccanico fino a Fusina molto opportunamente limitata alle sole acque nere. Poichè la trasformazione richiede tempi sicuramente molto lunghi è necessario prevedere un regime intermedio che consenta di mantenere provvisoriamente delle aree via via sempre più piccole ma con fognatura di tipo misto. Un esempio di organizzazioone di questo titpo è visibile nell’articolo “La fognatura pseudo separativa” .

Ad avviso di chi scrive queste ultime note costituiscono l’imperativo assoluto in base al quale Mestre deve, sia pure in un tempo molto lungo, dotarsi di nuova fognatura basata sul sistema separativo in tutto il territorio. Non deve esistere più alcun tecnico, politico, o comunque personalità culturale o di altro genere che intraveda ancora per Mestre ll’esistenza di un sistema di convogliamento delle acque di fogna diverso da quello separativo che, da sempre, costituisce la soluzione unica ed irrinunciabile.

INDIETRO AVANTI

LA FOGNATURA PSEUDO-SEPARATIVA

1) PREMESSE

Le due tipologie di fognatura ovunque diffuse riguardano il sistema misto che prevede una unica rete di condotte destinate a ricevere sia le acque nere che quelle bianche oppure quello separativo che, come si intuisce dal nome, ha due serie di condotte separate rispettivamente per acque reflue nere e acque bianche dovute alle piogge. In questa sede non ci si dilunga sulle motivazioni che orientano la scelta rinviandone la trattazione ai testi classici dove sono ben spiegati vantaggi e svantaggi di ambedue le soluzioni. Si vuole invece far risaltare la situazione anomala tutt’altro che rara di territori serviti dal sistema fognante misto anche se le condizioni specifiche locali consiglierebbero quello separativo. Scopo del presente lavoro è spiegare le ragioni di detta anomalia e suggerire una metodologia poco usata ma atta a risolvere vantaggiosamente il problema.

 

2) UNA SITUAZIONE ANOMALA RICORRENTE

La stragrande maggioranza dei moderni centri abitati italiani è sorta ampliando gradualmente un nucleo originario di piccole dimensioni e nel quale lo sgrondo delle acque sia di pioggia e sia reflue domestiche, in origine avveniva scaricandole direttamente e congiuntamente nei corsi d’acqua più vicini. La soluzione ovvia del percorso compiuto attraverso gli anni per giungere da una siffatta situazione iniziale fino alla realizzazione di una rete fognante più complessa, è stata a senso unico e cioè verso la costituzione di un sistema unitario per acque miste anche in presenza di condizioni ottimali per l’adozione di quello separativo. Il caso più eclatante è quello di una città percorsa al suo interno da una fitta rete di canali naturali o di bonifica nei quali si sarebbe potuto agevolmente scaricare una rete bianca composta da percorsi tutti di piccola lunghezza e che invece è stata dotata di una rete mista che interessa l’intero territorio con condotti di grande sezione. La motivazione và ricercata nel fatto che, nonostante fosse evidente la convenienza di far percorrere la città da una rete nera di piccole dimensioni e con migliori risultati nella depurazione delle acque reflue, nessuno ha avuto il coraggio di operare la radicale trasformazione dello stato quo ante necessaria per la separazione delle acque in un territorio con interi quartieri e singole abitazioni già dotati di fognatura mista.

 

3) IL SISTEMA PSEUDO SEPARATIVO

La soluzione del problema descritto, spesso considerato erroneamente un ostacolo insormontabile, deve necessariamente basarsi sulla possibilità di mantenere per molti anni la situazione preesistente caratterizzata da edifici che al loro interno non sono dotati di doppia rete di scarico ed inoltre da una esistente rete stradale anch’essa munita di condotte fognature di tipo misto. Lo scopo può essere raggiunto costruendo ex novo una nuova fognatura, chiamata appunto pseudo nera, la quale a partire dall’impianto di depurazione finale risalga man mano percorrendo tutto il territorio urbano ad una notevole profondità assolutamente necessaria per sottopassare tutti i servizi e soprattutto la fognatura preesistente. A sua volta la vecchia fognatura mista viene declassata a rete per sole acque bianche potendo subire tutte quelle modifiche che le consentiranno di scaricare più agevolmente nei recettori finali, come fiumi o canali di bonifica, le sue acque le quali, grazie alla presenza della nuova rete nera, hanno assunto tutte le caratteristiche per potervi essere accolte. Il fatto di posizionare in profondità le nuove condotte presenta anche il vantaggio di consentire l’adozione della perforazione per lo scavo e la posa dei tubi senza eseguire scavi a cielo aperto con tutti i vantaggi che questa tecnica presenta nell’attraversamento dei centri urbani.
Per il dimensionamento della nuova rete pseudo nera in tutte le aree di futura edificazione, sia esterne al centro urbano e destinate ai nuovi quartieri sia per i lotti ancora inedificati ma posti all’interno dell’esistente tessuto urbano, si adotteranno le normali regole della fognatura separativa mentre per tutte le aree attualmente e provvisoriamente dotate di sistema misto, sarà considerata una portata nera maggiorata di cinque volte. In questo modo trova attuazione la citata accettazione della coesistenza con zone a fognatura mista ma con una duplice condizione di base. In primo luogo deve trattarsi di un periodo transitorio e cioè limitato ai tempi necessari per la totale estensione della nuova rete in tutto il territorio nel mentre sarà prescritto tassativamente che anche le edificazioni esistenti, in origine con conduttura unica, passino via via al sistema doppio di tipo separativo al verificarsi del rilascio di concessione edilizia per la esecuzione di lavori di ristrutturazione.
Il secondo provvedimento basilare consiste nell’inserimento, in tutte le condotte miste e destinate a restare provvisoriamente tali, di uno scarico di fondo regolabile ed atto a deviare nella nuova rete pseudo nera in tempo secco tutte le acque reflue ed in tempo di pioggia un quantitativo di acque miste limitato a cinque volte la portata nera stessa. Gli edifici di vecchia costruzione potranno comunque mantenere il loro impianto interno di tipo unitario per acque miste fino alla esecuzione dei lavori di radicale restauro ma alla condizione che nel punto di allacciamento con la rete pubblica venga inserito lo scaricatore di fondo atto a trasferire nella rete nera una portata molto limitata e lasciando che la rimanente prosegua per le condotte bianche.
Il manufatto scaricatore di fondo, illustrato nella figura 5) allegata, consiste in un pozzetto posto a cavallo della preesistente tubazione mista e che, tramite una luce di fondo condotta, sia in grado di deviare nella rete nera, che allo scopo viene costruita a notevole profondità, le acque reflue e quelle miste limitatamente alla portata massima già indicata. Per poter effettuare le necessarie regolazioni e messe a punto, la luce di fondo sarà corredata di un’anima metallica fissata con bulloni e spostabile a piacere in avanti o indietro rispetto al moto dell’acqua.
Per una migliore comprensione della soluzione proposta si riporta in fig. 1) l’esempio di un piccolo quartiere in origine dotato di fognatura mista.

La struttura idrica è quella classica con recapito finale all’impianto di depurazione preceduto da uno scaricatore di piena (punto H della figura 1) atto a deviare nel recipiente finale (punto O) le acque miste in esubero rispetto a quelle da trattare che corrispondono, come massimo, ad una portata pari a cinque volte quella delle sole acque nere.
Nella fig. 2) sono poi schematicamente riportate le opere di primo stralcio da eseguire per la costruzione della nuova rete pseudo-nera.

Si tratta della prima parte del collettore finale che, partendo dall’impianto di depurazione (punto I della fig. 2), risale verso monte giungendo fino al punto B dove viene costruito uno scaricatore di fondo che devia nella nuova condotta le acque reflue Q di tempo secco e quelle miste in caso di pioggia limitatamente ad una portata pari al massimo a 5*Q. La eccedenza d’acqua, essendo sufficientemente diluita, viene scaricata direttamente nel recipiente finale (punto N) in corrispondenza del punto B medesimo. La preesistente condotta mista viene declassata in condotta per sole acque bianche in tutto il tratto di raddoppio con la nuova tubazione nera e quindi può scaricare le sue acque direttamente nel recipiente finale nel punto O della fig. 2).
È interessante notare come in tutte le abitazioni ed in tutte le strade laterali venga mantenuto intatto il preesistente sistema separativo nel mentre vengono deviate nel nuovo collettore pseudo-nero le relative acque nere congiuntamente ad una minima parte di quelle bianche, tramite gli scaricatori di fondo posti in tutti i punti di immissione (punti B, C, D, E, F, G). Infine nella fig. 4) è riportato l’esempio di una parte del quartiere di cui si tratta, nel quale si suppone sia già stata ultimata la realizzazione del sistema separativo e quindi già dotate di doppia rete tutte le abitazioni meno una. Dalla illustrazione si capisce come il sistema sia in grado di tollerare questa anomalia previo inserimento, nell’allacciamento dell’edificio in parola, di uno scaricatore di fondo del tutto analogo a quelli prima descritti.
L’esempio riportato dimostra come il sistema pseudo-separativo che forma l’oggetto del presente lavoro renda possibile la costruzione per stralci successivi della nuova rete nera mantenendo anche per periodi molto lunghi la funzionalità della preesistente rete mista. L’unico inconveniente è dato dalle maggiori dimensioni, rispetto ad una rete nera tradizionale, che occorre assegnare alla rete pseudo-separativa. In realtà si può tranquillamente sostenere che abbondare nel dimensionamento costituisce una buona regola cautelativa visti i tempi sicuramente molto lunghi necessari per la esecuzione delle opere e viste le incognite da affrontare nella trasformazione della situazione preesistente. Sarà piuttosto da studiare attentamente il tipo di condotta da adottare nei vari tronchi al fine di scongiurare il pericolo che in tempo secco si abbiano velocità minime troppo basse dovute al sovradimensionamento cui si è fatto cenno. Allo scopo sono da scegliere sezioni interne ovoidali o comunque dotate di canaletta inferiore di piccole dimensioni atta a convogliare le portate minime con velocità appropriate.

 

 

 

 

4) CONCLUSIONI


Si sono descritte le modalità non nuove ma poco diffuse che si possono seguire per realizzare, nei centri abitati già dotati di fognatura mista, il sistema separativo più consono sotto molti punti di vista ma di difficile realizzazione. Lo scopo viene raggiunto senza imporre una repentina rivoluzione allo stato di fatto idraulico ma predisponendo una nuova rete di acque nere atta a ricevere gli scarichi separativi delle nuove edificazioni e, tramite particolari accorgimenti, anche quelli di tutte le aree di vecchia costruzione riuscendo a mantenere per tutto il tempo necessario per il compimento delle opere il preesistente sistema di sgrondo acque

INDIETRO AVANTI