LA RIVOLUZIONE IN CORSO DI ATTUAZIONE: TRASFORMAZIONE DELLA FOGNATURA DI MESTRE DA TIPO MISTO A TIPO SEPARATIVO

Dal contenuto della seguente comunicazione, di cui vengono deliberatamente omessi i dati di a provenienza, appare chiaramente che nessun Ente o professionista ha eseguito il progetto generale, o progetto preliminare come viene oggi chiamato, relativo alla strategia generale che le buona tecnica costruttiva impone nell’iniziare una rivoluzione fondamentale per la fognatura pubblica di Mestre quale è la sua trasformazione, già effettivamente iniziata, dalla attuale fognatura di tipo misto con condotte singole destinate a ricevere ed addurre sia le acque reflue nere che quelli bianche di pioggia, a fognatura di tipo separativo con doppie condotte destinate a mantenere le acque netre separate da quelle bianche.

Questa la nota:
Progetto generale di costruzione della rete di fognatura separata del Comune di Venezia”

Seguito alla richiesta si comunica che lo scrivente Settore non è in possesso della documentazione relativa al Progetto generale di costruzione della rete di fognatura separata del Comune di Venezia. Da informazioni comunque assunte presso Veritas Spa e il Consiglio di Bacino della Laguna di Venezia appare non essere mai stato predisposto per tutto il territorio comunale un Progetto generale di separazione delle reti fognarie.

Le conseguenze che si possono prevedere a seguito di un errato modo di effettuare un intervento così radicale come quello in argomento appaiono veramente gravi.

Senza voler entrare in merito alle vigenti leggi che escludono tassativamente l’esecuzione di stralci esecutivi non conformi ad alcun progetto preliminare ma soffermandomi esclusivamente sulla parte tecnico-costruttiva e di esercizio vorrei elencare alcuni punti che rimangono irrisolti con grave pregiudizio per l’intero sistema fognante.

In linea generale si deve rimarcare come il territorio mestrino presenti di per sè le caratteristiche appresso enumerate e che lo rendono estremamente difficoltoso per la raccolta, l’adduzione, la depurazione e lo scarico nei recettori finali delle acque reflue e di quelle piovane.

    1. Siamo in presenza di territorio pianeggiante ed attraversato da numerosi canali di bonifica, fiumi e rii naturali che impone il sollevamento meccanico della maggior parte delle acque e sopratutto di quelle nere e miste bianche e nere e pertanto richiede uno accurato studio preventivo.

    2. Planimetria schematica della rete fognaria mestrina. In rosso le principali condotte fog
      Planimetria schematica della rete fognaria mestrina. In rosso le principali condotte fognarie , in azzurro i canali che attraversano la città
  1. fognarie , in azzurro i canali che attraversano la città
  2. Non è ancora ben noto se il recapito finale , la depurazione delle acque nere e lo scarico di quelle depurate debba continuare ad essere quello dei due esistenti impianti di Fusina e di Campalto rinviando sine die la decisione, ufficialmente già presa, di abbandonare l’impianto di depurazione di Campalto, che scarica direttamente in laguna, per farle arrivare tutte all’impianto di Fusina che è già munito di condotta sottomarina lunga decine di Km ed atta a scaricarle invece in mare aperto.

  3. Tutto ciò che riguarda lo scarico in mare aperto o in alternativa l’utilizzazione delle acque depurate per l’alimentazione acquedotti industriali oppure di canali di irrigazione, rappresenta un grande elemento progettuale tutto da definire ma che non può certamente essere ignorato all’interno del nuovo sistema separativo

  4. Non è ben chiaro se tutte le aree abitate di Mestre possano essere in toto dotate di fognatura separativa come impone la legge regionale o se invece sia giocoforza mantenere in alcune zone particolari della città aree a fognatura mista rendendola compatibile con un sistema generale a fognatura separativa

  5. Nulla è ancora deciso nei riguardi delle acque di prima pioggia. E’ ben vero che la vigente legge impone un trattamento particolare di tali acque solo nei territori caratterizzati da dannosi depositi sul suolo ed in tempo secco, a causa dei quali le prime acque di pioggia deovrebbero subire un trattamento particolare. Si ha però buona ragione per ritenere che la situazione ambientale di Mestre sia caratterizzata da un carico di polveri, sottili, di fumi, di scarichi aerei dovuti agli autoveicoli e di altre sostanze dannose per cui sia comunque da non escludere a priori il trattamento particolare delle acque di prima pioggia

  6. Un problema che rientra a pieno titolo nelle decisioni riguardanti la fognatura mestrina riguarda l’enorme quantitativo di acque da immettere nella fognatura stessa e e da sottoporre a trattamento e che riguardano quell’opera mastodontica che forma il drenaggio all’interno di ciascuna macro isola della zona industriale di Marghera, drenaggio in corso di ultimazione essendo già realizzata nella maggior parte della sua grande estensione di marginamenti costituiti da profonde barriere impermeabili e metalliche.


  7. Planimetria generale dei marginamenti delle macro isole della zona industriale di Marghera. A lavori ultimati sarà presente una barriera continua che interromperà il flusso naturale della falda freatica verso la laguna con danni irreparabili per tutto il territorio mestrino
  8. Un ulteriore questione di cui si parla nella stampa tecnica ma che non risulta affrontata con la dovuta cautela è il sopralzo della falda freatica di Mestre dovuto ai arginamento di cui al punto precedente che finirà per costituire una lunga diga di sbarramento che altererà profondamente il naturale dwelusso della falda freatica mestrina con scarico in laguna come da sempre accade. Si tratta di un clamoroso problema che sembra non possa che essere  risolto con un abbassamento meccanico di tutta la falda freatica cui consegue la necessità della rete di raccolta che a sua volta deve culminare in un impianto di trattamento con scarico finale al di fuori della laguna oppure con l’utilizzazione delle acque depurate per alimentare l’acquedotto industriale della zona industriale

  9. Il problema essenziale è rappresentato dalla necessità di costruire totalmente ex novo un rete di fognatura per acque nere che interessi tutto il territorio di Mestre nella sua interezza e che pertanto deve essere studiata a priori e derivare dal confronto di soluzioni diversificate. Invece cosa si sta facendo ? Si è cominciato a costruire la fognatura separativa di un quartiere considerandolo a sé stante come un’oasi in mezzo al deserto e quindi senza tener conto non solo delle aree abitate che la circondano ma di tutto il restante territorio mestrino con tutte le difficoltà che, come descritto ai punti precedenti caratterizzano la città  dal punto di vista fognario.


    Scaricatore di fondo per immettere nella nuova rete nera le acque reflue di una rete mista per una diluizione massima pari a 5 x
  10. la sistemazione della esistente rete di fognatura mista con trasformazione in fognatura esclusivamente per acque di pioggia si presenta abbastanza facile vista la presenza di numerosi canali di bonifica e di altro tipo che sono in grado di ricevere e smaltire le acque di pioggia di tutto il territorio , previo suo adattamento ed integrazione con eventuali e brevi nuovi tratti di condotte bianche . Ciò non toglie che anche questo intervento richieda uno studio preventivo nel quale sia compresa anche la risoluzione del quesito relativo alle acque di prima pioggia

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LA FOGNATURA SEPARATIVA A MESTRE : ALLA FINE E’ OBBLIGATORIA PER LEGGE !

Il PTA (Piano di Tutela delle Acque) approvato con deliberazione del Consiglio regionale veneto n.107 del 5 novembre 2009 ai sensi dell’art. 121 del D.Lgs 152/2006 impone che le nuove fognature siano tutte di tipo separativo nel mentre quelle esistenti di tipo misto debbano essere, con la sola eccezione di casi particolari per fondate motivazioni, trasformate in separative.
Le conclusioni che se ne possono trarre sonohttp://www.altratecnica.it/indicemiscellaneanuova/miscellaneaindicegenerale/fognatmestre5/fognmestre5_ago2009.html molteplici.
Trova finalmente conferma quanto lo scrivente, assolutamente inascoltato, sta sostenendo da oltre una decina d’anni e cioè che Mestre deve assolutamente essere dotata di fognatura separativa.
Risulta anche che per il territorio di Mestre come per tutto il resto della regione, non devono più essere progettate e tanto meno costruite fognature di tipo misto mentre le eventuali deroghe a tale disposizione devono essere tecnicamente ed economicamente motivate. Un comportamento che esuli da queste regole tassative è da considerarsi illecito e quindi punibile anche penalmente.

Si conferma anche la non fattibilità del progetto, già affidato ad una importante società di progettazione, delle imponenti opere necessarie per il collettamento delle acque miste da Campalto a Fusina e di cui si parla in alcuni articoli di questo sito, in quanto trattasi appunto di opere fognarie di tipo misto e quindi, oltre che irrazionali e dannose, illecite.

C’è un ulteriore aspetto da rilevare. In questi ultimi tempi i responsabili dei vari servizi si trincerano dietro una frase di questo genere: noi, nella realtà, a Mestre stiamo attuando la separazione delle acque imposta dalla legge in quanto le nuove opere sono tutte separative. Ad avviso di chi scrive questo comportamento, oltre che non corrispondente alla realtà, è dannoso in quanto fornisce una falsa immagine del problema. Infatti una fognatura di Mestre come quella che viene sbandierata e che nella sua costituzione generale resta di tipo misto, pur se in un futuro prossimo potrà anche possedere ampie aree di tipo separativo, non potrà mai, per tale motivo, potersi considerare una fognatura separativa a pieno titolo. Perché lo fosse, Mestre dovrebbe essere interamente attraversata da una rete di condotte di acque nere cui poter allacciare, man mano che se ne presentasse l’occasione, via via nuove aree abitate, rete che, essendo opportunamente sovradimensionata, accoglierebbe solo acque bianche di portata molto limitata cioè pari al massimo a sei volte la portata nera delle aree di anno in anno sempre minori e che rimarrebbero via via a fognatura mista. E’ evidente che nell’altro caso, fondamentalmente di tipo misto, vengono invece raccolte e trasportate per lunghi tratti tutte le acque bianche che vi cadono dal cielo e che, in quanto tali, hanno portate molto ma molto maggiori di quelle appena citate e relative a fognatura pseudo-separativa. Inoltre non sarebbe risolto il problema del trattamento delle acque di prima pioggia, problema di non poco conto per la salvaguardia della laguna!.

Da rilevare un altro fattore della massima importanza. In un territorio idraulicamente così difficile come quello in argomento non si possono realizzare, come si sta ora facendo, aree a doppia rete bianca e nera senza avere a monte un progetto generale di rete separativa che ne coordini l’insieme: ne deriveranno sicuramente gravi errori.

In definitiva risulta quindi estremamente urgente provvedere alla redazione di un progetto di rete separativa o meglio di rete pseudo separativa come quella già spiegata in altri articoli di questo sito, progetto che ne stabilisca la costituzione definitiva ed anche le modalità esecutive dilazionate nel tempo in modo da consentire la permanenza per lunghi periodi delle residue aree a fognatura mista nelle quali non è per ora possibile intervenire. Lo confermano il buon senso delle persone corrette ed intelligenti, la tecnica idraulica ed anche le disposizioni legislative.

Redatto maggio 2010

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LA FOGNATURA SEPARATIVA A MESTRE : UN IMPERATIVO ASSOLUTO!

Nella nota “LA FOGNATURA DI MESTRE È DESTINATA AD ESSERE PER SEMPRE UN BIDONE?“, presente in questo sito, sono descritte in dettaglio le motivazioni per le quali è urgente e necessario il riesame completo del sistema fognante mestrino con particolare riguardo alla adozione del modo separativo in luogo dell’attuale modo misto che, a giudizio di chi scrive, man mano che passano gli anni denuncia sempre più evidenti carenze gravi. Sono soprattutto gli avvenimenti reali a fornire continuamente determinanti elementi di giudizio nella stessa direzione. L’ultimo in ordine di tempo è insito nella legge regione Veneto n. 12/2009 e fornisce, senza che ce ne fosse bisogno, un’ulteriore prova inconfutabile. Vengono riportati, allo scopo, due stralci dei punti rispettivamente n. 1 e n. 7 dell’art. 37 di tale legge che così recitano:

– Gli scarichi nella rete irrigua o di bonifica, ivi compresi gli eventuali sfioratori fognari di piena e quelli relativi alle acque termali, comportano in capo al soggetto che li effettua, anche se non associato al consorzio, l’obbligo di contribuire alle spese consortili in proporzione al beneficio conseguito, tenuto conto delle caratteristiche dello scarico stesso, dei quantitativi sversanti nonché delle caratteristiche del corpo ricettore.

– Lo scarico di acque reflue nella rete irrigua e di bonifica, compresi gli sfioratori fognari di piena, è subordinato alla concessione del consorzio di bonifica, competente per territorio, ai sensi degli articoli 134, comma primo, lettera g), 135 e 136, comma primo, lettera c), del regio decreto n. 368 del 1904.

A seguito delle citate disposizioni di legge l’Ente gestore della fognatura mestrina dovrà munirsi di regolare concessione a sversare dagli scaricatori di piena le acque di supero nei canali consorziali rilasciata dai Consorzi di Bonifica e quindi ad espletare tutte le conseguenti pratiche. In caso di scaricatori già muniti di concessione sarà necessario prevederne la revisione onde renderla congruente con le nuove regole di accettazione delle acque che alla fine vengono immesse in laguna. Ad avviso di chi scrive in questo frangente si renderà necessaria una profonda revisione critica delle modalità di funzionamento degli scaricatori di piena che costituiscono una struttura fondamentale per lo sgrondo delle acque di pioggia.
E’ ben noto che le fognature di tipo misto, come sono quelle in argomento, in occasione di eventi piovosi intensi sono interessate da immissione di portate così rilevanti da richiedere opere di collettamento notevolissime. Non essendo nemmeno proponibile una fognatura che sia in grado di contenere tutta la portata in arrivo, è norma usuale inserire nella rete numerosi scaricatori di piena che, entrando in funzione soltanto al verificarsi di piogge intense, deviano nei canali recettori le portate d’acqua sufficientemente diluita per poter essere accettata dai recettori stessi. Da rilevare come, anche in tali casi, si tratti di acque che alla fine pervengono in laguna!.

Tra i tipi di scaricatori più in uso figurano quelli a soglia sfiorante e quelli a idrovora di sollevamento. In ambedue i casi la perfetta funzionalità è condizionata dai seguenti elementi:

1. la soglia di intervento che deve far intervenire lo scaricatore solo dopo che è stata superata la prefissata quota di diluizione;
2. le modalità di scarico che devono far si che la portata che rimane in condotta non aumenti eccessivamente all’aumentare del livello di sfioro:
3. la regolazione della soglia di sfioro da effettuarsi man mano che cambiano le condizioni locali a seguito di modifiche della rete di monte, a seguito di aumenti delle aree servite ecc. ecc. in modo da garantire nel tempo la ammessa percentuale di diluizione delle acque nere rispetto alle bianche;
4. la qualità dell’acqua sfiorata che deve essere congruente con i limiti di accettazione del canale recipiente.

Chi scrive ha fondate ragioni per ritenere che molti degli scaricatori mestrini non solo non rispettino i punti indicati ma che non sia nemmeno possibile farveli rientrare. I difetti riguardano soprattutto gli scaricatori di vecchia costruzione e che sono rimasti per anni nella situazione originaria, riguardano le modalità di intervento delle idrovore tutt’altro che semplici da definire, ed infine le nuove regole sui limiti di accettabilità dei recettori di cui al punto 4 appena elencato.

Si segnala, ad esempio, la necessità di adeguamento della soglia di sfioro dei vecchi scaricatori di cui al punto 3 nutrendo seri dubbi sulla eventualità che essa sia stata puntualmente attuata man mano che Mestre e la sua fognatura crescevano: qualora non vi si fosse provveduto regolarmente si sarebbero avuti per anni ed anni scarichi in laguna asolutamente inammissibili nel mentre si provvederebbe assolutamente ad escluderli da ora in poi.

Da rilevare inoltre, come il punto 7 dell’art. 37 della legge regionale su riportato, contenga un netto riferimento alle “caratteristiche del corpo ricettore”. Ciò sta ad indicare che non tutti i recettori sono considerati equivalenti. In particolare il fatto che sia stato recentemente bandito lo scarico in laguna da parte dei due impianti di depurazione di Campalto e di Fusina che pur vi sversavano acque soggette ad una accurata e moderna depurazione, fa pensare che sia ben difficile venga accolto lo scarico nei canali di bonifica e quindi in laguna di acque di fogna che non sono affatto state sottoposte a trattamento ma soltanto diluite in acque di pioggia come sono quelle in uscita dagli scaricatori. In tal senso poco serve la presenza di vasche di prima pioggia la cui determinante funzione è soltanto quella di eliminare le acque inquinate che sono presenti all’inizio dell’evento piovoso ma che nulla hanno a che fare con le acque reflue degli scarichi urbani le quali, come già detto, non subiscono alcun trattamento ma sono soltanto soggette a diluizione, e contengono sostanze nocive le quali, essendo accumulabili, non possono finire in laguna anche se convenientemente diluite.

E’ ovvio che al momento del rilascio della concessione allo scarico dei manufatti fognari dovranno essere fatti i necessari controlli e in tal momento verrà alla luce la reale situazione e nasceranno sicuramente notevoli ostacoli al funzionamento per lo più indiscriminato ed incontrollato che ha luogo attualmente nella fognatura mestrina. Da rilevare che, ove tutte le regole indicate e le altre che non sono a conoscenza di chi scrive non fossero rispettate in toto, sarebbe negato il rilascio delle concessioni e quindi vietato il loro scarico nei canali di bonifica. In tale infausta ipotesi è veramente impossibile immaginare come possano essere superati gli ostacoli e come una fognatura di tipo misto a Mestre possa continuare a funzionare.

Ma anche ammettendo che, previa costruzione di particolari strutture, fosse possibile migliorare la qualità delle acque in uscita dagli scaricatori di piena della fognatura fino a poterle rendere, sia pure con notevoli difficoltà e dispendio di pubblico denaro, accettabili dai canali di bonifica recettori, sicuramente da questo insieme di avvenimenti deriverebbero grandi difficoltà allo smaltimento delle portate di piena della fognatura mista che andrebbero ad aggiungersi a quelle già presenti e che tanti allagamenti hanno provocato: sono evidenti i maggiori pericoli che correrà l’abitato di Mestre di cui è ben nota la attuale precarietà nei riguardi degli eventi piovosi intensi.

La soluzione definitiva dei molti problemi della fognatura mestrina resta quella citata nelle precedenti note e cioè la redazione urgente di un progetto di fognatura di tipo pseudo-separativo con doppia rete:

– una rete per acque nere sovradimensionata ed atta al futuro collettamento razionale all’impianto di Fusina di tutte le acque reflue luride di Mestre e degli altri centri circostanti;

– una rete, derivata dalla futura trasformazione dell’attuale rete mista in rete per sole acque bianche, che sia atta a scaricare rapidamente con percorsi brevi nei recettori finali le acque di pioggia di tutto il territorio mestrino, escludendo totalmente quelle nere di fogna ed inoltre trattenendo in capaci vasche di prima pioggia le acque inquinate per poi mandarle a depurazione tramite la rete nera stessa.

Una volta presa la decisione della trasformazione radicale del sistema fognante mestrino occorre prevederne la realizzazione in tempi lunghi tollerando nel frattempo l’esistente sistema misto grazie al sovradimensionamento della rete pseudo-nera ma con divieto assoluto di costruire opere fognarie ancora basate sulla mescolanza delle acque nere con le bianche.

Tutte le altre decisioni, che prescindono dalla separazione della nere dalle bianche estesa a tutto il territorio della città sia nel centro storico che nella periferia, costituiscono dei ripieghi che alla fin fine si dimostreranno totalmente fallaci rendendo, man mano che passano gli anni, sempre più difficoltoso il raggiungimento della auspicata rete interamente separativa e, quel che è peggio per i cittadini pluriallagati, senza portare a soluzione i loro problemi.

La nota viene conclusa riportando testualmente la frase di chiusura di altri articoli sulla fognatura mestrina.

Quelle esposte sono soltanto considerazioni di un cittadino qualunque che fa parte di uno dei molti Comitati sorti a Mestre per cercare di tutelarsi dai continui e dannosi allagamenti, considerazioni che l’autore si augura vengano presto contestate e contraddette dagli addetti ai lavori i quali, contrariamente al sottoscritto, sono in possesso di tutti gli elementi conoscitivi per farlo e che quindi potrebbero fornire documentate prove della non veridicità di tutto o parte di quanto qui asserito. Purtroppo, sull’esperienza di quanto accaduto nel recente decennio, devo sostenere che le mie vecchie e pessimistiche previsioni si sono per la maggior parte avverate e sono state, senza che ce ne fosse bisogno, tragicamente confermate dai troppo frequenti e troppo intensi allagamenti delle aree abitate: sarei molto contento che quelle presenti in questa nota non lo fossero affatto e mi dichiaro pronto a rettificarle anche pubblicamente sulla base delle documentazioni che mi verranno fornite.

Redatto agosto 2009

Aggiornato marzo 2010

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LA FOGNATURA PSEUDO-SEPARATIVA

1) PREMESSE

Le due tipologie di fognatura ovunque diffuse riguardano il sistema misto che prevede una unica rete di condotte destinate a ricevere sia le acque nere che quelle bianche oppure quello separativo che, come si intuisce dal nome, ha due serie di condotte separate rispettivamente per acque reflue nere e acque bianche dovute alle piogge. In questa sede non ci si dilunga sulle motivazioni che orientano la scelta rinviandone la trattazione ai testi classici dove sono ben spiegati vantaggi e svantaggi di ambedue le soluzioni. Si vuole invece far risaltare la situazione anomala tutt’altro che rara di territori serviti dal sistema fognante misto anche se le condizioni specifiche locali consiglierebbero quello separativo. Scopo del presente lavoro è spiegare le ragioni di detta anomalia e suggerire una metodologia poco usata ma atta a risolvere vantaggiosamente il problema.

 

2) UNA SITUAZIONE ANOMALA RICORRENTE

La stragrande maggioranza dei moderni centri abitati italiani è sorta ampliando gradualmente un nucleo originario di piccole dimensioni e nel quale lo sgrondo delle acque sia di pioggia e sia reflue domestiche, in origine avveniva scaricandole direttamente e congiuntamente nei corsi d’acqua più vicini. La soluzione ovvia del percorso compiuto attraverso gli anni per giungere da una siffatta situazione iniziale fino alla realizzazione di una rete fognante più complessa, è stata a senso unico e cioè verso la costituzione di un sistema unitario per acque miste anche in presenza di condizioni ottimali per l’adozione di quello separativo. Il caso più eclatante è quello di una città percorsa al suo interno da una fitta rete di canali naturali o di bonifica nei quali si sarebbe potuto agevolmente scaricare una rete bianca composta da percorsi tutti di piccola lunghezza e che invece è stata dotata di una rete mista che interessa l’intero territorio con condotti di grande sezione. La motivazione và ricercata nel fatto che, nonostante fosse evidente la convenienza di far percorrere la città da una rete nera di piccole dimensioni e con migliori risultati nella depurazione delle acque reflue, nessuno ha avuto il coraggio di operare la radicale trasformazione dello stato quo ante necessaria per la separazione delle acque in un territorio con interi quartieri e singole abitazioni già dotati di fognatura mista.

 

3) IL SISTEMA PSEUDO SEPARATIVO

La soluzione del problema descritto, spesso considerato erroneamente un ostacolo insormontabile, deve necessariamente basarsi sulla possibilità di mantenere per molti anni la situazione preesistente caratterizzata da edifici che al loro interno non sono dotati di doppia rete di scarico ed inoltre da una esistente rete stradale anch’essa munita di condotte fognature di tipo misto. Lo scopo può essere raggiunto costruendo ex novo una nuova fognatura, chiamata appunto pseudo nera, la quale a partire dall’impianto di depurazione finale risalga man mano percorrendo tutto il territorio urbano ad una notevole profondità assolutamente necessaria per sottopassare tutti i servizi e soprattutto la fognatura preesistente. A sua volta la vecchia fognatura mista viene declassata a rete per sole acque bianche potendo subire tutte quelle modifiche che le consentiranno di scaricare più agevolmente nei recettori finali, come fiumi o canali di bonifica, le sue acque le quali, grazie alla presenza della nuova rete nera, hanno assunto tutte le caratteristiche per potervi essere accolte. Il fatto di posizionare in profondità le nuove condotte presenta anche il vantaggio di consentire l’adozione della perforazione per lo scavo e la posa dei tubi senza eseguire scavi a cielo aperto con tutti i vantaggi che questa tecnica presenta nell’attraversamento dei centri urbani.
Per il dimensionamento della nuova rete pseudo nera in tutte le aree di futura edificazione, sia esterne al centro urbano e destinate ai nuovi quartieri sia per i lotti ancora inedificati ma posti all’interno dell’esistente tessuto urbano, si adotteranno le normali regole della fognatura separativa mentre per tutte le aree attualmente e provvisoriamente dotate di sistema misto, sarà considerata una portata nera maggiorata di cinque volte. In questo modo trova attuazione la citata accettazione della coesistenza con zone a fognatura mista ma con una duplice condizione di base. In primo luogo deve trattarsi di un periodo transitorio e cioè limitato ai tempi necessari per la totale estensione della nuova rete in tutto il territorio nel mentre sarà prescritto tassativamente che anche le edificazioni esistenti, in origine con conduttura unica, passino via via al sistema doppio di tipo separativo al verificarsi del rilascio di concessione edilizia per la esecuzione di lavori di ristrutturazione.
Il secondo provvedimento basilare consiste nell’inserimento, in tutte le condotte miste e destinate a restare provvisoriamente tali, di uno scarico di fondo regolabile ed atto a deviare nella nuova rete pseudo nera in tempo secco tutte le acque reflue ed in tempo di pioggia un quantitativo di acque miste limitato a cinque volte la portata nera stessa. Gli edifici di vecchia costruzione potranno comunque mantenere il loro impianto interno di tipo unitario per acque miste fino alla esecuzione dei lavori di radicale restauro ma alla condizione che nel punto di allacciamento con la rete pubblica venga inserito lo scaricatore di fondo atto a trasferire nella rete nera una portata molto limitata e lasciando che la rimanente prosegua per le condotte bianche.
Il manufatto scaricatore di fondo, illustrato nella figura 5) allegata, consiste in un pozzetto posto a cavallo della preesistente tubazione mista e che, tramite una luce di fondo condotta, sia in grado di deviare nella rete nera, che allo scopo viene costruita a notevole profondità, le acque reflue e quelle miste limitatamente alla portata massima già indicata. Per poter effettuare le necessarie regolazioni e messe a punto, la luce di fondo sarà corredata di un’anima metallica fissata con bulloni e spostabile a piacere in avanti o indietro rispetto al moto dell’acqua.
Per una migliore comprensione della soluzione proposta si riporta in fig. 1) l’esempio di un piccolo quartiere in origine dotato di fognatura mista.

La struttura idrica è quella classica con recapito finale all’impianto di depurazione preceduto da uno scaricatore di piena (punto H della figura 1) atto a deviare nel recipiente finale (punto O) le acque miste in esubero rispetto a quelle da trattare che corrispondono, come massimo, ad una portata pari a cinque volte quella delle sole acque nere.
Nella fig. 2) sono poi schematicamente riportate le opere di primo stralcio da eseguire per la costruzione della nuova rete pseudo-nera.

Si tratta della prima parte del collettore finale che, partendo dall’impianto di depurazione (punto I della fig. 2), risale verso monte giungendo fino al punto B dove viene costruito uno scaricatore di fondo che devia nella nuova condotta le acque reflue Q di tempo secco e quelle miste in caso di pioggia limitatamente ad una portata pari al massimo a 5*Q. La eccedenza d’acqua, essendo sufficientemente diluita, viene scaricata direttamente nel recipiente finale (punto N) in corrispondenza del punto B medesimo. La preesistente condotta mista viene declassata in condotta per sole acque bianche in tutto il tratto di raddoppio con la nuova tubazione nera e quindi può scaricare le sue acque direttamente nel recipiente finale nel punto O della fig. 2).
È interessante notare come in tutte le abitazioni ed in tutte le strade laterali venga mantenuto intatto il preesistente sistema separativo nel mentre vengono deviate nel nuovo collettore pseudo-nero le relative acque nere congiuntamente ad una minima parte di quelle bianche, tramite gli scaricatori di fondo posti in tutti i punti di immissione (punti B, C, D, E, F, G). Infine nella fig. 4) è riportato l’esempio di una parte del quartiere di cui si tratta, nel quale si suppone sia già stata ultimata la realizzazione del sistema separativo e quindi già dotate di doppia rete tutte le abitazioni meno una. Dalla illustrazione si capisce come il sistema sia in grado di tollerare questa anomalia previo inserimento, nell’allacciamento dell’edificio in parola, di uno scaricatore di fondo del tutto analogo a quelli prima descritti.
L’esempio riportato dimostra come il sistema pseudo-separativo che forma l’oggetto del presente lavoro renda possibile la costruzione per stralci successivi della nuova rete nera mantenendo anche per periodi molto lunghi la funzionalità della preesistente rete mista. L’unico inconveniente è dato dalle maggiori dimensioni, rispetto ad una rete nera tradizionale, che occorre assegnare alla rete pseudo-separativa. In realtà si può tranquillamente sostenere che abbondare nel dimensionamento costituisce una buona regola cautelativa visti i tempi sicuramente molto lunghi necessari per la esecuzione delle opere e viste le incognite da affrontare nella trasformazione della situazione preesistente. Sarà piuttosto da studiare attentamente il tipo di condotta da adottare nei vari tronchi al fine di scongiurare il pericolo che in tempo secco si abbiano velocità minime troppo basse dovute al sovradimensionamento cui si è fatto cenno. Allo scopo sono da scegliere sezioni interne ovoidali o comunque dotate di canaletta inferiore di piccole dimensioni atta a convogliare le portate minime con velocità appropriate.

 

 

 

 

4) CONCLUSIONI


Si sono descritte le modalità non nuove ma poco diffuse che si possono seguire per realizzare, nei centri abitati già dotati di fognatura mista, il sistema separativo più consono sotto molti punti di vista ma di difficile realizzazione. Lo scopo viene raggiunto senza imporre una repentina rivoluzione allo stato di fatto idraulico ma predisponendo una nuova rete di acque nere atta a ricevere gli scarichi separativi delle nuove edificazioni e, tramite particolari accorgimenti, anche quelli di tutte le aree di vecchia costruzione riuscendo a mantenere per tutto il tempo necessario per il compimento delle opere il preesistente sistema di sgrondo acque

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